
PUTIN NON STA SFIDANDO LA NATO, MA L’EUROPA – QUANDO “MAD VLAD” AFFERMA CHE “L’ALLENZA ATLANTICA È DI FATTO IN GUERRA CON LA RUSSIA” HA COME OBIETTIVO IL VECCHIO CONTINENTE – L'AMBASCIATORE STEFANINI: “PUTIN SI SENTE PIÙ FORTE DOPO IL TAPPETO ROSSO DI ANCHORAGE CON TRUMP, IL VERTICE 'SCO' DI TIANJIN E LA PARATA MILITARE DI PECHINO ACCANTO A KIM JONG-UN E XI JINPING. AL CONSOLIDAMENTO DELLE ALLEANZE PRO RUSSIA RISPONDE LO SGRETOLAMENTO DELL'OCCIDENTE: ORMAI IL SOSTEGNO DI KIEV POGGIA SULL'EUROPA CON UN'AMERICA TRUMPIANA AGNOSTICA. IL PRESIDENTE RUSSO PERCEPISCE CHE IN QUESTA ‘GUERRA DI FATTO’ L'AMERICA DI TRUMP FARÀ UN PASSO INDIETRO E L’EUROPA RESTERÀ SOLA…”
Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “la Stampa”
VLADIMIR PUTIN - DONALD TRUMP - VERTICE ANCHORAGE, ALASKA
Cosa spinge Mosca a scoprire di essere «di fatto in guerra» con la Nato? E a dirlo per bocca del portavoce di Vladimir Putin? Dmitry Peskov è latore di messaggi che vengono dal presidente russo […]
Quello che Putin pensa resta un mistero, ma quello che egli vuole si pensi che egli pensa, lo fa dire al fedele ed efficace Peskov. Ieri con una mossa che punta a spaccare la Nato ed isolare l'Europa. Azzardo più che scacchi.
Lettura più semplice: per legittimare i droni. Il messaggio arriva in coincidenza con un intensificarsi di punture di spillo russe oltre il confine Nato, prima in Polonia poi in Romania: l'intrusione di droni nello spazio aereo è un potenziale atto di guerra, abbatterli puramente di legittima difesa.
ZELENSKY E TRUMP AL VERTICE NATO DELL'AJA
Ma, fa dire il presidente russo, «tanto siamo in guerra», dunque lo sconfinamento di droni non fa che riflettere questo stato di cose. Il che non rassicura certo la Nato, anzi pone un problema immediato di rafforzamento delle difese antiaeree nei Paesi di confine. Da manciate di droni russi la Nato sa come difendersi senza escalation al di là dei confini.
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Per una lettura più complessa delle intenzioni russe occorre prima sgombrare il campo da ogni cortina fumogena. Tra Nato e Russia non c'è oggi più «guerra» di quanta ce ne sia stata dal 24 febbraio 2022, cioè dal momento dell'invasione russa dell'Ucraina. Da allora i Paesi membri dell'Alleanza Atlantica, chi più chi meno, qualcuno (Turchia) con acrobazie di politica estera, hanno sostenuto Kiev con aiuti militari complessivamente ingenti ma guardandosi bene dall'entrare in conflitto diretto con Mosca.
La linea rossa fu tracciata a suo tempo, rigorosamente, dall'amministrazione Biden a Washington. Ripetutamente esplicitata. Scrupolosamente rispettata per più di tre anni e mezzo da tutti gli alleati. E, implicitamente, accettata dalla Russia, come pure le sanzioni – che, da parte Ue, stanno arrivando al 19esimo pacchetto.
Mosca non fa mistero di considerare ostili le politiche europee ed atlantiche nei suoi confronti ma non le aveva finora classificate come «guerra di fatto». Fino ad ieri.
Cos'è cambiato? Principalmente due cose. Primo, Vladimir Putin si sente più forte di quanto non fosse solo un paio di mesi fa. Non tanto per l'andamento della guerra, in cui guadagna terreno ma sempre millimetricamente rispetto agli obiettivi e con grandi sacrifici di vite russe, e ultimamente nordcoreane.
DONALD TRUMP E MARK RUTTE - VERTICE NATO AJA
Più forte internazionalmente dopo il tappeto rosso di Anchorage, il vertice Sco di Tianjin e, soprattutto, la parata militare di Pechino accanto a Kim Jong-un e Xi Jinping. L'uno gli assicura carne da cannone; l'altra cooperazione energetica, tecnologica e industriale essenziale per la macchina da guerra russa.
Secondo, al consolidamento delle alleanze pro Russia (ormai non si può più dubitare da che parte stia Pechino, e non lo nasconde) rispondono lo sgretolamento dell'Occidente nel sostegno all'Ucraina.
VERTICE DEI VOLENTEROSI ALL ELISEO A PARIGI CON VOLODYMYR ZELENSKY
Ormai il sostegno di Kiev poggia sull'Europa con un'America trumpiana agnostica, disposta a fornire armi a Kiev a condizione che qualcuno le paghi [...]
Vladimir Putin, con la complicità di Donald Trump, è riuscito nel capolavoro strategico inseguito vanamente da Mikhail Suslov e dai falchi sovietici: dividere l'Occidente. Loro cercavano di staccare l'Europa dagli Stati Uniti, Putin ha realizzato l'operazione inversa, staccando Washington dall'Europa.
E questo gli permette adesso di sfidare la Nato. In realtà, sfida l'Europa che ha già definito nemico – non gli Usa però, vedi Anchorage. La «guerra di fatto» con la Nato è una guerra di fatto con l'Europa.
Il presidente russo percepisce – o sa? – che in questa «guerra di fatto» l'America di Trump farà un passo indietro, che l'Europa resterà sola e che, a quel punto, l'Ucraina sarà costretta via mediazione americana ad accettare una "pax russa".
Finora Donald Trump è stato al gioco. Avendo perso il conto degli ultimatum di due settimane dati all'amico russo, che li ha bellamente ignorati, ha rigirato l'onere delle sanzioni sugli altri alleati europei, cioè principalmente sull'Ue. Che ne sta già sopportando un peso molto maggiore che non gli Stati Uniti e che, anzi, già non comprando più gas russo da tre anni, si è impegnata a comprare una quantità esorbitante di Gnl a stelle e strisce, probabilmente più caro.
Putin costringe adesso Trump ad uscire allo scoperto sulla «guerra di fatto» della Russia con la Nato. Gli Usa restano il principale azionista dell'Alleanza Atlantica.
VLADIMIR PUTIN XI JINPING - PARATA MILITARE IN PIAZZA TIENANMEN A PECHINO
Qualsiasi Presidente americano da Truman a George W. Bush avrebbe reagito con una vigorosa affermazione di solidarietà e di deterrenza alla volta di Mosca. Se Donald non la farà e in termini netti, se si inventerà qualche altra scusante, tipo l'errore di navigazione dei droni (19!) la Nato che fronteggia la sfida del Cremlino siamo solo noi europei.
DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA MOSTRA LA SUA FOTO CON VLADIMIR PUTIN - FOTO LAPRESSE
VERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSI
vladimir putin alla parata militare in piazza tienanmen a pechino foto lapresse