barbara lezzi

LA LEZZI CI FA A PEZZI - L’EX MINISTRA GRILLINA, DA QUANDO HA PERSO LA POLTRONA, HA AIZZATO GLI ANIMI CONTRO DI MAIO FINO A MINACCIARE: “SE NON TOGLIETE LO SCUDO PENALE PER GLI AMMINISTRATORI ILVA, NON VOTIAMO LA FIDUCIA AL DECRETO IMPRESE” - I SUOI INCIAMPI: L'ASSUNZIONE DELLA FIGLIA DEL COMPAGNO COME ASSISTENTE, IL VIDEO IN CUI ATTRIBUIVA LA RIPRESA DEL PIL AL CALDO E AI CONDIZIONATORI, E LA PROMESSA MANCATA DI FERMARE LA TAP… - STEFANO FOLLI: "NESSUNO MEGLIO DI LEI INCARNA L'INESISTENTE CLASSE DIRIGENTE, PRIVA DI COMPETENZE, ESPRESSA DAL M5S"

1 - LEZZI, LA GRILLINA TORNATA PASIONARIA DOPO AVER PERSO IL MINISTERO

Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

 

barbara lezzi

Tutta colpa di Barbara Lezzi, dice Carlo Calenda. Per l'europarlamentare, l'Ilva morirà perché il Pd ha voluto compiacere l'ex ministra del Sud M5S. Che dal momento in cui ha perso il suo ruolo di governo, ha cominciato ad aizzare gli animi contro Di Maio e i suoi mille compromessi. Fino a minacciare: «Se non togliete lo scudo penale per gli amministratori Ilva, non votiamo la fiducia al decreto imprese».

 

La confusione sotto il cielo dei 5 stelle è tale che stavolta ad andarle dietro sono stati tutti i senatori M5S. Così, in aula a Palazzo Madama, lei rivendica: «Non siamo pecore, abbiamo soluzioni, il ministro ci ascolti!». Scoprendo, cosa insolita per un grillino della prima ora, l'autonomia dei parlamentari rispetto alle decisioni dei vertici. Rigetta le accuse: «Non mi candido in Puglia, state tranquilli». Attacca Matteo Salvini: «Capitano dei miei stivali. Vai a spiegare ai tarantini che la loro salute non conta, che gli indiani di Mittal vengono prima!».

 

BARBARA LEZZI 1

Finita nell'angolo, Lezzi si riprende la scena contro quel capo politico che contesta da sempre, e che aveva reinserito l'immunità per Ilva dopo averla tolta. Facendo dimenticare, almeno per un giorno, gli inciampi del passato: l'assunzione della figlia del compagno come assistente, una mancata restituzione al fondo del microcredito (un bonifico annullato per sbaglio, si scoprì poi), il video in cui attribuiva la ripresa del pil al caldo e ai condizionatori, e la promessa mancata che le è costata di più: la Tap che giurava di fermare, e non ha fermato.

BARBARA LEZZI

 

2 - ''CHIUDIAMO LA PIÙ GRANDE ACCIAIERIA D'EUROPA PER BARBARA LEZZI''. CALENDA SCATENATO SULL'ILVA, NON SOLO CONTRO I DILETTANTI GRILLINI, MA CONTRO I PRESUNTI COMPENTENTI RENZIANI. A FARAONE: ''L'IMMUNITÀ AI MANAGER DELL'AZIENDA È STATA ELIMINATA DEFINITIVAMENTE CON IL VOSTRO VOTO POSITIVO. BASTA BALLE - CORDATA DI RENZI? STIAMO ANCORA ASPETTANDO QUELLA CHE PENSÒ PER ALITALIA''

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/39-39-chiudiamo-piu-grande-acciaieria-39-europa-barbara-218178.htm

 

2 - QUEL GRILLISMO CHE SCHIACCIA I DEM

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

barbara lezzi

C' è un nome che domina le cronache dedicate al disastro dell' Ilva ed è quello di Barbara Lezzi, senatrice dei Cinque Stelle ed ex ministro per il Sud nel governo Conte-1, sospettata di nutrire propositi di vendetta dopo la sua esclusione dal nuovo esecutivo.

Carlo Calenda, ma non solo lui, la giudica responsabile più di altri per la rottura con ArcelorMittal: sarebbe suo l' emendamento che ha eliminato lo scudo legale, ovvia garanzia per l' investitore straniero, e ha innescato la grande fuga.

 

Al punto in cui sono giunte le cose, sembra un po' eccessivo scaricare tutte le colpe sulle spalle di questa signora, che peraltro simboleggia bene la testardaggine ideologica del Movimento grillino, tanto che dal suo punto di vista si dichiara fiera di aver contribuito a un tale esito della vicenda. È ovvio peraltro che le responsabilità della devastazione sono molto più diffuse e investono a vario titolo un ampio spettro di partiti, compresi quelli che adesso fingono di non essere coinvolti oppure si fanno sentire promettendo con temerarietà di reperire presto (sic) un altro compratore sulla scena internazionale.

 

BARBARA LEZZI

Comunque sia, Barbara Lezzi si è guadagnata il suo quarto d'ora di celebrità e forse ha posto le basi per un rilancio della sua carriera politica, magari come candidata alla presidenza della Regione Puglia. Ma quello che colpisce è la spavalderia con cui la senatrice ha raccontato di come sia la Lega sia il Pd sono stati messi nel sacco da lei e dunque giocati - quasi a loro insaputa, par di capire - per ottenere la decadenza dello scudo. Il resto è storia nota, fino ai frettolosi tentativi del Pd e di Renzi, in queste ore, volti a reintrodurre le fatidiche garanzie legali. Il che pone il ceto politico di fronte a un bivio fatale, ammesso che si riesca davvero a restaurare la protezione giudiziaria in modo credibile.

 

Da un lato c' è l'ipotesi che l'investitore receda dalla decisione di fuggire e il discorso riprenda dove era stato interrotto. Sembra piuttosto difficile che ciò accada, considerando anche i toni stizziti con cui il presidente del Consiglio - stavolta spalleggiato da Renzi - promette una linea "inflessibile"; mentre il segretario della Cgil, Landini, esclude che si possa riaprire la trattativa sul piano industriale. In altri termini, scudo o non scudo, Mittal si sta allontanando.

 

IL PANTALONE FUORI MISURA DI BARBARA LEZZI

Dall' altro lato c'è il punto messo in luce da Calenda: qualsiasi altro investitore vorrebbe le stesse garanzie legali a suo tempo chieste da Mittal. Tuttavia fornirle a un nuovo compratore dopo averle rifiutate al precedente significa esporsi a una valanga di ricorsi con richiesta di maxi penali. Tutti punti che i nostri politici sembrano sottovalutare. Ecco allora che sullo sfondo prende forma l'intervento pubblico, magari attraverso una forma di nazionalizzazione più o meno mascherata.

 

Bisogna però tornare dove abbiamo cominciato: alla figura emblematica di Barbara Lezzi. Nessuno meglio di lei incarna l' inesistente classe dirigente espressa dal M5S: inesistente e priva di competenze, ma in grado di contaminare in negativo il Pd. Che di fronte ai grillini è cedevole e remissivo in forme sorprendenti. Doveva essere il Pd, con la sua tradizione ed esperienza, a fagocitare gli inesperti 5S fino a rendere convincente l'alleanza a due proprio sul terreno dei contenuti e delle riforme. Ma sta accadendo proprio l'opposto.

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)