roberto fico al quirinale

QUANTO FA FICO ANDARE A PIEDI AL QUIRINALE: FRA POZZANGHERE, PICCIONI MORTI E SANPIETRINI – AUTO BLU BANDITE PER LE CONSULTAZIONI (O PER LE BUCHE DELLA RAGGI?). BATTUTACCIA: MATTARELLA LI PRENDE PER STANCHEZZA – SALVINI SBAGLIA STRADA E I LEGHISTI ARRIVANO IN RITARDO: “SEMBRA DI SCALARE LE CIME DI LAVAREDO”

 

Mario Ajello per il Messaggero

 

ROBERTO FICO

L ’arte del governo, o almeno quella delle consultazioni, è diventata un reality show del cosiddetto gentismo. Noi siamo come la “ggente” e dunque abbasso l’autoblù che fa casta, anzi kasta. Se non sei Gandhi con i sandali (almeno virtuali), se non marci lacero e sudato come nel Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, non meriti di avere l’incarico daMattarella. Che è un tipo sobrio, ma non demagogico, e di queste cose naturalmente se ne infischia. Ma i politici pedoni, no: stanno attenti a salire e a discendere dal Quirinale rigorosamente sui propri polpacci. Come se le gambe - ora che stanno per scadere anche i vitalizi - fossero rimasti l’unico appannaggio del potere tollerato nell’età del pauperismo.

 

DELEGAZIONE PD AL QUIRINALE

Il viso dei quattro dem in delegazione nello studio alla Vetrata - Martina, Delrio, Marcucci, Orfini - era pallido ieri a causa della batosta politica presa il 4 marzo e ancora dolorosa ma la fatica etico-politica di dover camminare a piedi, non nudi però ma neanche ricoperti di scarpe da jogging, verso l’appuntamento con il presidente, non ha aiutato la loro forma fisica e il loro colorito. Parevano stremati lassù sul Colle. E Di Maio?

 

MANCA LA FUNIVIA

DI MAIO AL QUIRINALE1

A un certo punto, nella discesa in corteo a caccia di effusioni pop che ha puntualmente ricevuto («Giggino, non ti mischiare a quei ladroni del centrosinistra e del centrodestra!»), il grillino presidenziabile guarda passare un taxi a via del Corso e sembra preso da nostalgia. Ma non può saltarci sopra. Dopo che Fico, forse per sopperire all’assenza di funivie a Roma nonostante le promesse della sindaca, ha inaugurato le scalate sul Colle - in realtà imitando Laura Boldrini, la presidente della Camera che nel 2013 arrivò a piedi dal Capo dello Stato - l’amico-rivale Giggino s’è dovuto privare di qualsiasi veicolo.

 

CASELLATI AL QUIRINALE

E la scorta con lui a sudare in salita e (un po’ meno) in discesa. Lungo la quale, a un certo punto, all’altezza della Galleria Sordi, uno dei poliziotti che lo accompagnano si lamenta: «Mi stanno a veni’ li calli!». Vorrebbe farsi sorreggere da qualche fan grillino - una decina di loro fungono da corona a Gandhi-Giggino e godono: «Bella questa camminata democratica» - ma non si può.

 

LA GENTE DI SCORTA

berlusconi al quirinale con bernini e gelmini

Quello che disse Renzi quando mostrava di disdegnare l’autoblù e al massimo s’accontentava di un passaggio in Smart - «La mia scorta è la gente» - valse per poche settimane. Stavolta questo principio non è destinato a durare molto di più, ma vedremo. Nel frattempo, dopo la rottura del mainstream rappresentata dall’arrivo sul Colle del presidente Elisabetta Casellati in vettura senatoriale, il solo Berlusconi ha avuto il coraggio - oltre la necessità: essendo ottantunenne - di insistere nell’uso demoniaco dell’autoblù.

 

La berlina ha fatto il suo ingresso nel cortile del palazzo che fu dei papi, e sono scesi in tre, proprio davanti al portone interno che porta allo studio alla Vetrata: Silvio, la Bernini e la Gelmini. Una volta uscito dall’auto, il Cavaliere non si smentisce: «Sono beato tra le donne». Poi, al termine del colloquio con Mattarella, la macchina accoglie di nuovo il terzetto - mentre Salvini con Centinaio e Giorgetti si stanno inerpicando a piedi - e davanti agli sportelli aperti si svolge questa scenetta.

 

centinaio salvini giorgetti

Chi dei tre siede al posto davanti, accanto all’autista? Berlusconi, naturalmente. Ma lui non vuole. «Dai, Mariastella, vai tu avanti». «Ma Presidente, ma figuriamoci...». «E tu, AnnaMaria, non stai più comoda davanti?». Anche la Bernini cede il posto al Cavaliere. E l’auto parte con loro due dietro e lui sul sedile del navigatore. Anche se non si tratta di un rally, anzi.

 

Chi ha il coraggio di usare ancora l’autoblù sembra volerla fare procedere con lentezza - ritmo adatto a quello delle consultazioni il cui motto mattarelliano è «prendere tempo per guadagnare tempo» - per non dare troppo nell’occhio al tempo del format Fico. Anche se in realtà, come s’è detto, la camminata da consultazione la inaugurò la Boldrini e dunque si tratta di un’usanza pre-grillina ma ora è diventata una moda egemone e trasversale. E’ fatta apposta per ricevere il plauso dei cittadini, che spesso però ostentano un plateale disinteresse nei confronti del politico-pedone.

salvini a piedi dopo consultazioni al quirinale

 

Ma così non è stato in un piccolo episodio che ieri ha riguardato Salvini. Il leader leghista sta facendo la sua discesa - per arrivare da qualche parte e togliersi la cravatta che gli dà fastidio ma ieri l’ha dovuta sopportare e davanti alle telecamere ha anche detto: «Avete visto? Oggi me la sono messa» - e due finti centurioni lo vedono passare alla fine di via della Dataria. E uno chiede all’altro: «Chi è questo tizio? Mi sembra di averlo visto in televisione...». Risposta: «Mi sa che è quello che vuole cacciare i clandestini». «Sì, è lui. Che bravo. Basta con gli stranieri». Peccato che i due centurioni, a giudicare dall’accento, più che romani sono rumeni.

 

LE CIME DI LAVAREDO

Salvini con i suoi due capigruppo è partito dalla Camera ma ha sbagliato strada. Invece di salire da dietro fontana di Trevi, il drappello s’avvia lungo via del Tritone, Piazza Barberini, via Barberini, poi gira a destra su via XX settembre ma guai a tradire qualche segno di fatica o qualche ombra di sudore, sennò i romani sono già pronti a ironizzare rivolti ai lumbard non più completamente lumbard: «A fraciconiiii!».

Meloni a piedi al Quirinale

 

Niente di tutto questo, ma Centinaio - che pure è dimagrito - si lamenta scherzosamente: «Sembra di scalare le cime di Lavaredo». Ma allo stesso tempo è contento: «Ci salutano tutti. E pensare che prima, nelle strade di Roma, ci prendevano a pernacchie». Poi un sano proposito unisce il terzetto leghista: «Al ritorno, cambiamo strada». Così è stato. E quando Salvini è arrivato a valle s’è tolto felicemente la giacca.

 

IL PASSO GAGLIARDO

buche roma

Dritta alla meta, da romana che conosce Roma, Giorgia Meloni a sua volta a piedi sul Colle l’altro giorno, quando si sono aperte le consultazioni. E ha mostrato capacità e destrezza nel camminare su tacchi molto alti, tra sanpietrini e pozzanghere. Con lei, nella delegazione dei Fratelli d’Italia, c’era Fabio Rampelli: dal passo gagliardo. Il rischio, se i giri di consultazione si moltiplicheranno troppo e si attorciglieranno oltremodo, e così parrebbe proprio, è che i politici-pedoni dovranno - e su e giù, e su e giù, e su e giù e occhio alle scale e attenti a non inciampare in un piccione morto - percorrere decine di chilometri prima che si trovi la soluzione politica buona per tutti. Il che però potrebbe essere anche un vantaggio.

 

BUCHE ROMA

E ispira una domanda rispettosa ma politicamente scorretta: non è che Mattarella prenderà per stanchezza, grazie alla fatica delle passeggiate continue dei capi partito, i suoi interlocutori e così l’appiedamento si trasformerà da frenesia populistica a soluzione politica?

 

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…