le leggi razziali del fascismo

ITALIANI BRAVA GENTE? – EZIO MAURO: "UN ATTO DOVEROSO QUELLO DI MATTARELLA DI CHIEDERE SCUSA AGLI EBREI ITALIANI PER I CRIMINI COMMESSI DAL FASCISMO, E PER IL CONSENSO CHE LO ACCOMPAGNAVA" – PER GIORDANO BRUNO GUERRI, IL DUCE FECE: “LA SCOLARIZZAZIONE MASSICCIA, LA FRENESIA DI OPERE PUBBLICHE, LA BONIFICA DELLE PALUDI, LA LOTTA ALLA TUBERCOLOSI, L'AVVIO DELLA PREVIDENZA SOCIALE” – PURTROPPO PURE QUALCHE “SCIVOLATA” COME LE LEGGI RAZZIALI… 

 

Giordano Bruno Guerri per il Giornale

 

giordano bruno guerri

Gentile e illustre presidente Sergio Mattarella, abbia comprensione per un povero storico convinto liberale e democratico costretto dagli eventi a intervenire in quella che potrebbe sembrare una difesa del fascismo. «E allora perché non ti sei dichiarato liberale, democratico e antifascista?», ribatterà qualcuno in vena di polemiche. Perché è inutile e superfluo, rispondo: un liberale e democratico non può essere che antifascista, altrimenti non è né liberale né democratico. Anzi, a ben guardare, anche l' aggettivo «democratico» è superfluo: come ce lo immaginiamo un liberale non democratico?

 

MATTARELLA

Per un uomo delle istituzioni è diverso, tanto più se è anche presidente della Repubblica. Come tale lei è tenuto a ricordare che «La Repubblica italiana, nata dalla Resistenza, si è definita e sviluppata in totale contrapposizione al fascismo. La nostra Costituzione ne rappresenta, per i valori che proclama e per gli ordinamenti che disegna, l' antitesi più netta». Così ha infatti detto lei, ieri, non mancando di ricordare gli orrori delle leggi razziali e delle guerre in cui il regime fascista portò il Paese.

 

Mussolini alla trebbiatura

Se non che poi lei ha voluto rispondere al sindaco di Amatrice, diventato noto per la disgrazia del terremoto e adesso lanciato in politica. Il sindaco Sergio Pirrozzi aveva detto con la semplicità del discorso da bar - che Mussolini «ha fatto grandi cose nelle politiche sociali». Lei ha risposto che «sorprende sentir dire, ancora oggi da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l' entrata in guerra. Si tratta di un' affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione».

 

benito mussolini

È inaccettabile - caro presidente Mattarella, lei ha ragione - se si intende sostenere che il fascismo fu un grande bene, e peccato per quei due errori. Ma è sbagliato anche sostenere che il fascismo non ebbe alcuni meriti, in mezzo alle odiose volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale.

 

E qui tocca al povero storico l' elenco solito dei discorsi da bar, ma dimostrati da centinaia di studi: la scolarizzazione massiccia, la frenesia di opere pubbliche, la bonifica delle paludi, la lotta alla tubercolosi, l' avvio della previdenza sociale, un rinnovato orgoglio di sentirsi italiani, l' avere portato il popolo a partecipare alla vita sociale, sia pure a proprio vantaggio e con metodi inaccettabili.

 

 

Certo, sono attività che qualsiasi governo dovrebbe svolgere, ma è un fatto che i precedenti governi liberali le avevano praticate molto meno, e questo consente ai nostalgici di rivangare come meriti speciali ciò che dovrebbe essere la norma.

FASCISMO - LA DIFESA DELLA RAZZA

 

 

In conclusione, caro presidente, non neghiamo quelle verità se vogliamo davvero dimostrare e cito ancora le sue parole che la Repubblica italiana, «forte e radicata nella democrazia, non ha timore nel fare i conti con la storia d' Italia». Con i più cordiali saluti e i migliori auguri di buon lavoro.

 

 

2. MATTARELLA E LA MACCHIA INDELEBILE

Ezio Mauro per la Repubblica

 

Ci sono due modi di confrontarsi con la memoria. Il primo è la contemplazione archeologica di un reperto del passato.

EZIO MAURO

Il secondo è la relazione pedagogica con ciò che noi siamo e con ciò che vorremmo essere: per capire se abbiamo fatto i conti con la lezione della storia o se viviamo in un presente disincarnato ed estemporaneo, dove ogni improvvisazione è possibile, perché è saltato qualsiasi vincolo culturale, politico e morale con le responsabilità che nascono dalla nostra vicenda nazionale.

 

Ieri, nel ricordare il giorno in cui i cancelli di Auschwitz si sono aperti sull' orrore, il presidente della Repubblica si è fatto carico fino in fondo di questa responsabilità del passato chiedendo di fatto scusa agli ebrei italiani per i crimini commessi dal fascismo che si era impossessato dello Stato, deformandolo.

 

FASCISMO E QUESTIONE EBRAICA

È un atto che mancava e che era doveroso, perché va al di là della memoria, della solidarietà e della stessa condivisione. La denuncia dell' orrore italiano nato con le leggi razziali e il manifesto della Razza diventa infatti un impegno della Repubblica e della democrazia italiana contro le tentazioni razziste, xenofobe, discriminatorie, contro le insorgenze isolate e ignoranti di un richiamo postmoderno al fascismo come espressione materiale, situazionista, testimoniale di antagonismo sociale.

 

Riaffermando l' unicità della Shoah nella storia dell' occidente, Mattarella ha ricordato il consenso che accompagnava i carnefici, senza che le radici di umanità e di pietà, le conquiste della scienza, della cultura, dell' arte, e quindi del progresso e della civiltà - potremmo dire la " bellezza" dell' Europa - agissero da freno e da schermo: ma anzi permettendo che le persone venissero prima ridotte a numeri, liste, elenchi, cose e oggetti, spogliati di ogni dignità e di ogni diritto, come talvolta capita nuovamente.

FASCISMO E QUESTIONE EBRAICA

 

L' Italia ha partecipato a questa discesa nell' abisso: non solo con la caccia agli ebrei da parte della repubblica di Salò e con la deportazione, ma con la " pagina infamante" e la "macchia indelebile" delle leggi razziali che portarono alla schedatura, alla discriminazione, all' esclusione dalla vita civile, alla concentrazione nei campi di lavoro dei cittadini ebrei. Nel consenso, nella complicità e nell' indifferenza della cultura, della politica, della pubblica opinione.

 

Ma le leggi razziali non sono un semplice errore, bensì una diretta conseguenza dell' ideologia di sopraffazione, autoritarismo e supremazia tipica del fascismo, dunque perfettamente coerenti e conseguenti ad una politica che sopprime il pluralismo politico, imbavaglia i giornali, calpesta l' opposizione, cancella la democrazia istituzionale.

 

Sami Modiano

Ecco perché Mattarella respinge il riduzionismo risorgente, che oggi cerca di distinguere i presunti meriti del fascismo dai suoi errori. La lettura è opposta: proprio le norme sulla razza "rivelano il carattere disumano" del regime e il " distacco definitivo" della monarchia dai valori del Risorgimento e dai principi dello Statuto.

 

Con questa testimonianza il Capo dello Stato condanna la banalizzazione del fascismo praticata oggi quotidianamente, e distrattamente introiettata dal sistema politico e culturale, la riduzione della dittatura a vizio del carattere nazionale, la derubricazione del regime ad ambiguità politica, incidente casuale, esperimento italico, folclore della storia.

 

FASCISMO E QUESTIONE EBRAICA

Questa condanna si accompagna al recupero del nesso troppo facilmente smarrito in questi anni tra la Resistenza (come moto nazionale autonomo di ribellione alla dittatura), la riconquista della democrazia, la Costituzione, la nascita della Repubblica e delle sue istituzioni. Una Repubblica, ricorda il presidente, che " si è definita e sviluppata in totale contrapposizione al fascismo", una Costituzione che all' articolo 3 rifiuta ogni discriminazione. Un Paese che proprio per questo deve sentire il dovere oggi " di riconoscere che un crimine turpe e inaccettabile è stato commesso nei confronti dei nostri concittadini ebrei".

 

LE LEGGI RAZZIALI DEL FASCISMO

Si afferma così, insieme, l' unicità e l' universalità della persecuzione razziale antiebraica, davanti a rischi di antisemitismo, di razzismo, di intolleranza e di odio che ritornano oggi: non vanno ingigantiti, dice Mattarella, sapendo però che all' ombra della globalizzazione timori identitari e paure per il futuro possono far riemergere fantasmi del passato, quando la semplificazione della storia suggerisce scorciatoie pericolose.

Una democrazia costituzionale consapevole delle sue radici, che comportano obblighi e doveri, è una risposta a questi pericoli. Una Repubblica cosciente della sua storia è una garanzia: quando le istituzioni sanno leggere i segni del passato, non quando si propongono, come avveniva qualche anno fa, di abolire il 25 aprile.

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