QUESTA CE LA SEGNIAMO: “LA DESTRA HA SPERATO CHE FOSSIMO DIVISI: E INVECE SIAMO UNITISSIMI E IMBATTIBILI” – ROBERTO FICO FINALMENTE SI DECIDE A FARE CAMPAGNA ELETTORALE: INSIEME AI SUOI SPONSOR, PIERO DE LUCA ED ELLY SCHLEIN, RIEMPIE UNA SALA A PORTICI, STORICO FEUDO PD, PER UN COMIZIETTO NON PROPRIO ENTUSIASMANTE – L’UNICO A SORRIDERE È VINCENZO DE LUCA, IL VERO VINCITORE: IERI MATTINA HA SIGLATO LA PACE CON LA SEGRETARIA DEM, IL “CACICCO” A ELLY VOLEVA FARE LA GUERRA. E CHE ORA STA FACENDO CAMPAGNA SOLO PER LA SUA LISTA (PRONTO A FARE SCORPACCIATA DI VOTI PER COMMISSARIARE L'IPOTETICA GIUNTA)
Estratto dell’articolo di Francesca Schianchi per “La Stampa”
Quando è il momento dell'intervento di Roberto Fico, la segretaria del Pd Elly Schlein si alza in piedi per chiamare la standing ovation. Si alzano le prime file, dove sono seduti aspiranti consiglieri regionali e dirigenti dem, poi a poco a poco le terze file, le quarte, e poi anche più indietro, (quasi) tutto il cinema-teatro pieno come un uovo in piedi per acclamare il candidato presidente della Campania del Movimento cinque stelle, qui a Portici, in questo piccolo feudo dem – il sindaco Enzo Cuomo tre anni fa ha vinto con l'81 per cento – dove il Movimento è all'opposizione.
[…] Arrivata a conclusione di una lunga giornata della leader in giro per la Campania, cominciata al mattino vicino a Salerno con la pace pubblica siglata con il presidente uscente Vincenzo De Luca, una stretta di mano a favor di fotografi e complimenti «ai risultati portati avanti in questi anni»: adesso sì che la partita può iniziare.
Perché la segretaria i problemi più gravi nei lunghi mesi di preparativi verso il voto li ha avuti dentro al suo partito, mica con gli alleati. Anzi, a dirla tutta, il Cinque stelle Fico è proprio un amico, uno che, come se stessa, sente eccentrico rispetto al suo gruppo: «Entrambi non ci siamo mai fatti problemi a dire quando qualcosa non andava nella nostra comunità, spesso ci siamo incontrati nelle piazze», dice.
Con De Luca, il governatore uscente che ha lottato finché ha potuto per un terzo mandato e si è dovuto arrendere solo davanti alla legge, i rapporti invece sono stati sempre tutt'altro che sereni. A partire dall'elezione di lei alla segreteria, quando la giovane leader dem promise la guerra ai «cacicchi» e alzi la mano chi non pensò all'onnipotente presidente campano.
Ancora un anno fa, a proposito delle elezioni in Campania, Schlein dichiarava che «prima del consenso viene il buon senso»: solo che poi, quando il voto si avvicina e il rischio di sconfitta pure, anche il consenso viene rivalutato. E così, l'esito di una trattativa complicata è stato l'ok di De Luca alla candidatura di Fico, dopo anni di strali contro i grillini, con una propria lista chiamata "A testa alta", in cambio dell'elezione a segretario regionale dem del figlio Piero, presente ieri sul palco.
«La destra ha sperato che fossimo divisi: e invece siamo unitissimi e imbattibili», si sbilancia Fico dal palco, alla faccia della scaramanzia. A scaldare la sala prima di lui ci hanno pensato De Luca junior e soprattutto l'amato sindaco; il candidato presidente ci mette qualche minuto a entrare in sintonia con l'uditorio.
La partenza sull'«argomento che mi sta molto a cuore in cui la Campania è maglia nera» crea suspense ma delude le aspettative: «Il tasso di obesità infantile». Un problema da affrontare, certo, come la «telemedicina» e la «medicina di prossimità», ma è quando si sposta a parlare della coalizione, di quanto col Pd che affolla la sala siano stati vicini anche da lontani («facemmo la legge sugli ecoreati anche quando eravamo uno al governo e l'altro all'opposizione»), che strappa applausi e rassicura i presenti.
«L'importante è essere leali e discutere», messaggio per le otto liste che lo sostengono, un campo extra large che va da Alleanza Verdi-Sinistra alla renziana Casa riformista guidata qui da Armando Cesaro, figlio dell'ex forzista Luigi, alla mastelliana Noi di centro-Noi sud in cui corre Pellegrino, il figlio del sindaco di Benevento.
«Quello che avverrà qui sarà quello che succederà nel 2027, perché non lasceremo più alla destra le chiavi del Paese», assicura l'ex presidente della Camera che già si prefigura governatore, rassicurato da previsioni che lo danno vincente e pure con largo margine.
piero de luca elly schlein roberto fico gaetano manfredi
Alle Europee dell'anno scorso, il Pd fu primo partito con il 22 per cento, il Movimento lo tallonava al 20 (unicum in Italia, Fratelli d'Italia solo terzo col 19): forse, sussurra qualcuno in platea, la difficoltà vera sarà dopo, se De Luca senior, che sta facendo campagna solo per la sua lista, farà una scorpacciata di voti e avrà la possibilità di condizionare l'ipotetica giunta.
Ma non è stasera il momento di preoccuparsi: chiude Schlein l'iniziativa – scuola, sanità, aree interne, diritto alla casa –, riproduce gran parte del suo repertorio declinato in chiave Mezzogiorno. E poi ancora l'Autonomia differenziata già attaccata da Fico (tra gli applausi), le critiche alla destra «distante dai bisogni del Paese», la promessa doverosa in terra di camorra di «contrasto a ogni mafia e a tutta la criminalità organizzata». Ci sta anche un inciso sulla riforma della giustizia, «che non risolve alcun problema», pure quella è campagna elettorale in fondo. Finisce con la musica sparata dei Queen e le persone che, è l'ora di cena, defluiscono rapide verso l'uscita: «Più forte gli applausi», stimola il segretario di circolo. Sul palco, Schlein, Fico e De Luca junior alzano tutti insieme le braccia al cielo. Chi l'avrebbe detto un anno fa.
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