UN ALTRO REGALINO ALLE BANCHE: VIETATO PAGARE L’AFFITTO IN CONTANTI - DRAGHI AVVERTE IL SUO SACCOMANNI CHE NON RISPETTERÀ GLI OBIETTIVI DI PIL PREVISTI

Antonio Signorini per "Il Giornale"

Affitti smaterializzati; tutto dovrà passare per le banche. I nuovi equilibri politici nella maggioranza di Enrico Letta si fanno sentire in modo sempre più marcato nella legge di Stabilità. Tra gli ultimi emendamenti del Pd approvati in commissione Bilancio della Camera, uno prevede che gli affitti non possano più essere pagati in contanti.

La proposta approvata prevede che «i pagamenti riguardanti canoni di locazione di unità abitative» dovranno «essere corrisposti obbligatoriamente, quale ne sia l'importo, in forme e modalità che escludendo l'uso del contante e ne assicurino la tracciabilità», anche per ottenere le agevolazioni fiscali.

Tanto per intenderci, anche un affitto di valore bassissimo, dovrà passare per un bonifico o altro mezzo tracciabile. Unica eccezione, gli «alloggi di edilizia residenziale pubblica».
Altra novità emersa ieri, una bozza di emendamento sul rientro dei capitali, che prevede sanzioni ridotte e niente carcere per i «delitti di dichiarazione infedele». Le manette scatteranno solo per i reati più gravi, come le dichiarazioni fraudolente con pene ridotte della metà.

La legge di Stabilità potrebbe riservare altre sorprese. Ad esempio circola con insistenza un'indiscrezione su un ulteriore inasprimento della tassa sugli investimenti. Già la «finanziaria» del governo Letta fa aumentare l'imposta sul bollo che si paga sulle comunicazioni finanziarie, dallo 1,5 per mille allo 2 per mille.

Ora la tassa potrebbe passare allo 2,5 per mille. Se ne parla alla Camera dei deputati, chiaramente come copertura su alcune modifiche che sta chiedendo il Partito democratico. In particolare quelle sugli esodati, che erano contenute in emendamenti presentati nella commissione Lavoro, poi bocciati perché la vecchia copertura non convince la Ragioneria generale dello Stato.

A farsene carico, è stato soprattutto l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. «Il nostro obiettivo- spiega- è ampliare la platea degli esodati già salva­guardati dalla legge di Stabilità per portarli a 20mila in tutto. Lo faremo rimuovendo alcuni paletti». Il governo potrebbe farsi carico della richiesta del Pd. Dal punto di vista delle finanze pubbliche lo sforzo che dovrebbe costare circa un miliardo. Che è la stessa cifra che porterebbe alle casse dello Stato l'aumento del 5 per mille dell'imposta di bollo sulle comunicazioni finanziarie.

Di certo il governo non si potrà permettere di fare alcuna misura in deficit. La conferma i limiti siano già stati superati ieri è arrivata dalla Bce. Dall'ultimo bollettino mensile della Banca centrale europea emerge che la crescita nel prossimo anno sarà inferiore alle previsioni.

L'Italia, spiega l'istituto guidato da Mario Draghi, non è riuscirà a centrare gli obiettivi stabiliti a suo tempo di un rapporto deficit/ Pil al 2,9% per il 2013 e all'1,8% nel 2014 a causa «principalmente a un peggioramento delle condizioni economiche » e a uno sforzo di risanamento «inferiore allo sforzo richiesto».

Nel 2013 il rapporto deficit Pil secondo la Bce si «dovrebbe collocare al 3 per cento, contro l'obiettivo del 2,9 per cento fissato nell'aggiornamento del programma di stabilità per tale anno». Previsione fatta dando per buone le stime sulle entrate fiscali fornite dal governo. Per quanto riguarda il 2014 il documento programmatico, prevede «un rapporto disavanzo/ Pil al 2,5 per cento (a fronte dell'obiettivo dell'1,8 per cento fissato nell'aggiornamento del programma di stabilità del 2013).

Il presidente della Bce Draghi ha detto che Francoforte non può «sostituire i governi e le loro riforme strutturali» e che «non bisogna attribuire all'Euro la responsabilità della crisi, le carenze sono da cercare altrove». Per quanto riguarda l'unione bancaria Draghi raffredda gli eccessi di ottimismo: è uno dei quattro pilastri dell'integrazione europea, ma non può essere considerata una «panacea».

 

DRAGHI E SACCOMANNI FABRIZIO SACCOMANNI MARIO DRAGHI VITTORIO GRILLIMARIO DRAGHI ED ENRICO LETTA FOTO INFOPHOTO Cesare Damiano casa affitto.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”