boschi renzi

UN SACCO BULLO – LA BATOSTA DEL REFERENDUM NON GLI HA INSEGNATO NULLA: RENZI E’ TORNATO PIU’ SPOCCHIOSO E TRONFIO CHE PRIA MA CON LO SHARE HA GIÀ PERSO: CHE FLOP IN PRIMA SERATA DA MENTANA (3,8%) – PIÙ CHE CAMBIARE VERSO RENZI DOVREBBE CAMBIARE MESTIERE, DATO CHE GLI ITALIANI, OGNI VOLTA CHE APPARE IN TV, CAMBIANO CANALE - VIDEO

 

Adalberto Signore per Il Giornale

 

RENZI MENTANARENZI MENTANA

Chissà se il dato sugli ascolti tv di mercoledì sera riuscirà a far breccia nelle inespugnabili certezze di Matteo Renzi. L' ex premier, infatti, è tornato in scena più deciso che mai e con il pretesto di presentare il suo nuovo libro, Avanti, ha deciso con scientifica premeditazione di menare schiaffoni a destra e a manca, puntando il dito contro tutti e discolpando da qualsivoglia responsabilità solo se stesso.

 

Una due giorni martellante, con quattro ospitate in altrettanti programmi televisivi e una presenza costante sui social. Di fatto l' inizio della campagna elettorale che ci accompagnerà di qui alle elezioni del 2018.

 

Quel che non è ovviamente passato inosservato non è tanto l' approccio vagamente populista scelto dal segretario del Pd, quanto la sicumera con la quale Renzi dispensa giudizi sommari su tutto e tutti, che siano le istituzioni europee di Bruxelles, il suo predecessore a Palazzo Chigi Enrico Letta, il suo ex segretario di partito Pier Luigi Bersani e chi più ne ha più ne metta.

RENZI DA MENTANARENZI DA MENTANA

 

Nessuno è immune agli strali renziani che spesso e volentieri in queste ultime ore hanno dato l' impressione di essere dettati più dal livore che da un calcolo politico lucido. Eppure Renzi ha già commesso una volta l' errore di essere e soprattutto mostrarsi troppo sicuro di sé e come è finita è storia nota, visto che la batosta referendaria dello scorso 4 dicembre l' ha costretto prima alle dimissioni da premier e poi ad un bagno d' umiltà i cui strascichi non sembrano ancora finiti.

 

Eppure, nonostante la provenienza dalla scuola Dc, l' ex premier sembra ripetere lo stesso canovaccio dello scorso anno, forse con l' aggravante di un malcelato risentimento che spesso e volentieri pare trascendere o nel rancore o nello scherno. In molti, tra i pochi della cerchia ristretta a cui Renzi di tanto in tanto dà ascolto, hanno provato a metterlo in guardia da questi eccessi e ancora in queste ore qualcuno di loro è tornato alla carica. Ma - per usare le parole di uno di loro - sul punto «Matteo non ci sente».

 

Chissà non possa scalfire le sue convinzioni il dato sugli ascolti di due sere fa, quando il segretario del Pd è stato ospite su La7 di Bersaglio mobile, la trasmissione di Enrico Mentana. Davanti alla tv lo hanno guardato in 713mila, per uno share del 3,82%. Per una prima serata, davvero un flop.

RENZI MENTANA 4RENZI MENTANA 4

 

 

2 - RENZI IN TV FA MENO ASCOLTI DI BELPIETRO

 

Enrico Paoli per Libero Quotidiano

 

Il mezzo, in fondo, è quello usato da tutti. Un bel libro di memorie (recenti) sulle quali discettare nei salotti televisivi e non. Il libro in sé, poi, non lo legge nessuno. Per questa ragione l' ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, autore dell' instant book «Avanti», (ma sì, rubrichiamolo così, vista la rivendicazione nobile e sincera: «L' ho scritto io, questo libro. Può sembrare un' aggravante, forse lo è». Togliete pure il forse) ha pensato bene di «vespizzarsi», elargendo anticipazioni a piene mani. E se Bruno Vespa usa il metodo delle pillole per alimentare i retroscena dei giornali, Renzi ha preferito dispensare intere confezioni ai quotidiani, in modo da attizzare radio e tv che hanno fatto a gara ad invitarlo.

MENTANA RENZIMENTANA RENZI

 

Insomma, il libro, com' era prevedibile, si è rivelato essere soltanto una scusa per tornare ad essere ospitato in tv come prima, se non addirittura più di prima, ma con risultati molti scarsi, se non addirittura deludenti. L' ultima apparizione da Enrico Mentana, direttore del Tg de La7 e conduttore dell' appuntamento settimanale Bersaglio Mobile, ha messo a nudo il Re. Il faccia a faccia è stato visto solo da 713 mila telespettatori pari al 3.82% di share.

 

Roba da adepti, da setta televisiva. Tanto per avere un ordine di grandezza gli ascolti del programma della rete di Cairo sono stati inferiori alla media registrata dal programma di Rete 4 Dalla Vostra Parte, condotta fino ai primi di giugno da Maurizio Belpietro. La striscia quotidiana d' informazione, considerata antirenziana per antonomasia, ha ottenuto una media stagionale pari al 4,63% di share, avendo come competitor Otto e Mezzo, il programma post tg condotto da Lilli Gruber, solida nello share e nella scelta degli ospiti. Dunque è Renzi con le sue memorie che non tira più, e non l' antirenzismo televisivo.

RENZI RICHETTIRENZI RICHETTI

 

Al di là dei numeri, il vero problema di Renzi è Renzi stesso e la sua ossessione per la comunicazione. La girandola di portavoce, da Marco Agnoletti a Filippo Sensi, passando per Michele Anzaldi e Matteo Richetti, per tornare ad Agnoletti, e il valzer degli spin doctor, compreso Jim Messina, sono la prova plastica di come Matteo vada cercando qualcosa che non c' è.

 

Tanto che la riorganizzazione della comunicazione del Partito è ancora in corso. Dopo la nomina di Richetti a responsabile della comunicazione Dem e la chiamata a Roma di Agnoletti, portavoce storico di Renzi al Comune di Firenze, i Dem hanno siglato un accordo di collaborazione con l' agenzia Proforma.

MARCO AGNOLETTIMARCO AGNOLETTI

 

Già in passato Renzi si era avvalso di Proforma, a partire dalla campagna per le primarie 2013 quando l' agenzia pugliese creò lo slogan «Cambiaverso». Più che cambiare verso Renzi, ormai, dovrebbe cambiare stile e linea politica, dato che gli italiani, ogni volta che appare in tv, cambiano canale.

 

E visto che comunicare costa, il bilancio 2016 del Pd a Palazzo Madama, presentato ieri, mostra come Renzi non badi davvero a spese.

 

Per la campagna referendaria solo i senatori hanno sborsato 800 mila euro, di cui quasi 67mila al «Messina Group», la società di consulenza fondata da Jim Messina, il guru che ha curato la campagna elettorale di Barack Obama per la Casa Bianca e al quale l' ex premier decise di affidarsi per portare il «Sì» alla vittoria. Con i risultati che sappiamo. Ma le contraddizioni del «comunicatore» sono insite nella sua stessa comunicazione. Giusto qualche giorno fa ha affermato di aver «scritto un libro per evitare la dittatura del Tweet.

 

Certo, io sono quello che ha 3milioni di follower su Twitter. E sono felicissimo. Ma uno c' ha delle idee che vanno anche oltre il Tweet». Giusto per qualche giorno.

«Grandissimo @FabioAru1. E domani un italiano in giallo per il 14 luglio #Tourdefrance», scrive in un tweet il segretario del Pd. Perché, si sa, gli italiani amano la bicicletta.

Forse più della politica...

matteo renzi enrico mentanamatteo renzi enrico mentana

 

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