GRATTERI E VINCI! – RENZI DOPO AVER SPARATO IN FACCIA A RE GIORGIO IL BAU BAU DI GRATTERI ALLA GIUSTIZI, CERCA IL MODO DI RECUPERARE OFFRENDO AL MAGISTRATO CALABRESE UNA CONSULENZA

Francesco Grignetti per "la Stampa"

«Uno dei dossier più interessanti sul mio tavolo», parola di Matteo Renzi. Porta la firma del brillante procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri lo studio «Per una moderna politica antimafia» che da qualche ora il premier sfoglia in attesa di fiducia del Parlamento.

Non soltanto la sua, a dire il vero. In calce a uno studio di 182 pagine che Renzi eredita da Letta, e su cui già il governo precedente aveva puntato molto, ci sono le firme anche di altri bravissimi magistrati quale Raffaele Cantone e Roberto Garofoli, il segretario generale uscente di palazzo Chigi.

Ebbene, lì, in quelle 182 pagine, ci sono annunciate le sorprese che verranno sul versante penale da questo governo: il reato di autoriciclaggio, una nuova versione del carcere duro per i boss (in carceri speciali o quantomeno in sezioni dedicate), strumenti migliori per assicurare le confische dei patrimoni illeciti.

E' vero, Renzi avrebbe voluto Gratteri come Guardasigilli. «Eravamo molto determinati su questa scelta - ha spiegato ieri il suo braccio destro, Graziano Delrio - ma c'era un problema molto serio che non avevamo valutato, una grossa ingenuità: il fatto che un magistrato non vada al ministero della Giustizia è una regola che è impossibile da eludere».

Comunque Renzi e Delrio si augurano che il magistrato possa proseguire nella collaborazione con l'Esecutivo. «Se vorrà essere consulente del premier per la criminalità, le porte di Palazzo Chigi per lui sono sempre aperte». E se lo augura anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che al mattino aveva parlato con Gratteri e ha concordato un incontro a metà settimana.

Premier e Guardasigilli partono dunque dal rapporto che peraltro Letta aveva inserito nel suo Impegno Italia. Il dossier presenta una stima del peso economico della criminalità organizzata, i cui ricavi annuali variano, a seconda delle letture, da un minimo di 8,3 ad un massimo di 13 miliardi di euro. Una montagna di soldi che inquina i mercati legali, che fa da architrave per la potenza delle organizzazioni criminali e che fa anche gola allo Stato.

Tra le proposte caldeggiate dal gruppo di studio, c'era il reato di autoriciclaggio, in modo da punire chi ricicla in prima persona i proventi della propria attività delittuosa. Sul punto, peraltro, è in avanzata elaborazione una legge al Senato. Un ddl firmato nientemeno che da Pietro Grasso. La seconda proposta è un giro di vite sul voto di scambio, riscrivendo il famoso articolo 416 ter del Codice penale per estendere l'oggetto materiale dello scambio tra politico e mafioso ben oltre la mera erogazione di denaro. In questo caso al nuovo 416ter manca solo l'ultima lettura della Camera.

A chi gli chiedeva se il ministro Orlando riproporrà la riforma della giustizia che aveva tratteggiato nel 2010, attirandosi diverse critiche (più dalla sinistra meno garantista e dal M5S che da destra, peraltro), Delrio ha risposto seccamente: «No. Orlando, da responsabile giustizia ha mostrato molta competenza, ma questo è un governo di coalizione e non del Pd. C'è un pezzo della destra più responsabile, un pezzo di centro riformista ed il Pd».

 

 

NICOLA GRATTERIMATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI RENZI E DELRIOPIETRO GRASSO TANTRA ANDREA ORLANDO PEPPE RUSSO

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