mario draghi emmanuel macron

L'EUROPA A TRAZIONE DRAGHI-MACRON - RIPARTONO I CONTATTI ROMA-PARIGI PER LA RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ, COSI' DA METTERLO IN CULO AGLI EURO-FALCHI - DUE LE PROPOSTE: L'ISTITUZIONE DI UN'AGENZIA DEL DEBITO UE CHE SI FACCIA CARICO DI QUANTO ACCUMULATO DURANTE L'EMERGENZA COVID, DA ALLARGARE MAGARI A QUELLO CREATO DURANTE LA CRISI FINANZIARIA DEL 2008-2009 (PER LA SOLA ITALIA, IL DEBITO DEGLI ULTIMI DUE ANNI VALE QUASI IL 20% DEL TOTALE) LA SECONDA PROPOSTA È L'INTRODUZIONE DI UNA REGOLA ELASTICA SUL DEBITO...

emmanuel macron mario draghi trattato del quirinale 3

Alessandro Barbera,Marco Bresolin per "la Stampa"

 

La conferma di Mario Draghi a Palazzo Chigi ha fatto tirare un sospiro di sollievo ad Emmanuel Macron. Il presidente francese - orfano di Angela Merkel - temeva che la partita del Quirinale lo privasse del suo alleato numero uno. Non è accaduto, e così già ieri fra Roma e Parigi sono già ripartiti i contatti diplomatici per affrontare insieme le due priorità dell'Unione: il dossier ucraino e - ancor più importante - la riforma del Patto di stabilità.

 

emmanuel macron mario draghi trattato del quirinale 1

Fino al 30 giugno la Francia è presidente di turno dell'Unione, ma Macron vuole tirare la volata in vista della conferma all'Eliseo, prevista con le elezioni del 10 e 24 aprile. Il blocco dei Paesi mediterranei può contare su una serie di congiunzioni astrali favorevoli. In Germania, anzitutto, ora guidata da un premier socialdemocratico - Olaf Scholz - disponibile a rivedere le regole dopo la durissima crisi. Per discuterne nei prossimi giorni a Roma è atteso il nuovo ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner.

sergio mattarella emmanuel macron mario draghi 2

 

Segnali di apertura dovrebbero arrivare anche dall'Olanda che ora ha alla guida del Tesoro una diplomatica di lungo corso, Sigrid Kaag, descritta negli ambienti europei come una colomba. Draghi e Macron avranno l'appoggio del socialista spagnolo Pedro Sanchez e da ieri del portoghese Antonio Costa, confermato premier. Il confronto partirà dal documento elaborato dai consiglieri economici di Draghi e Macron, Francesco Giavazzi e Charles-Henry Wymuller.

 

Due in sintesi le proposte: l'istituzione di un'agenzia del debito europeo che si faccia carico di quanto accumulato durante l'emergenza Covid, e che si vorrebbe allargare a quello creato durante la crisi finanziaria del 2008-2009. Per la sola Italia, il nuovo debito degli ultimi due anni vale quasi il 20 per cento del totale. La seconda proposta è l'introduzione di una regola aurea elastica sul debito, che permetterebbe di valutare il rientro dagli sforamenti sul deficit tenendo conto della qualità della spesa: più è legata agli investimenti, maggiore sarebbe la tolleranza.

emmanuel macron mario draghi trattato del quirinale

 

La proposta verrà messa sul tavolo di un vertice straordinario dell'Unione, già programmato a Parigi il 10 e 11 marzo. Il confronto tra i leader servirà alla Commissione europea per annusare l'aria e decidere i passi successivi. La distanza tra i partner sulla riforma del Patto dirà quanto alto potrà volare la Commissione con la sua proposta, che verosimilmente arriverà tra maggio e giugno. Ci stanno lavorando gli uffici del commissario Paolo Gentiloni e quelli del vicepresidente Valdis Dombrovskis, le cui posizioni rispecchiano grossomodo i due fronti al tavolo.

 

Al momento tutte le ipotesi sono in campo. La più ambiziosa prevede una profonda revisione delle regole, la più modesta una semplice comunicazione interpretativa per applicare al nuovo contesto le vecchie norme. Quest' ultima soluzione rappresenterebbe il classico topolino partorito dalla montagna, ma nei palazzi delle istituzioni europee c'è molto realismo.

sergio mattarella emmanuel macron mario draghi

 

Fonti autorevoli fanno notare che bisogna fare i conti con difficoltà oggettive: per approvare le modifiche al Patto di stabilità relative al cosiddetto «braccio preventivo» basta la maggioranza qualificata degli Stati, ma per quelle legate al «braccio correttivo» è necessaria l'unanimità.

 

Chi conosce i meccanismi decisionali dell'Unione sa che chiudere in sei mesi una riforma così divisiva con un accordo all'unanimità è quasi utopico. La comunicazione interpretativa potrebbe però servire da soluzione ponte in attesa di approvare in un secondo momento la riforma legislativa. In questo modo il 2023 potrebbe iniziare senza dover applicare rigidamente le vecchie regole. In altre parole, la clausola che sospende il Patto verrà disattivata a partire dal prossimo anno.

 

emmanuel macron sergio mattarella mario draghi 3

Un primo passo sarà compiuto già entro fine di febbraio, al più tardi all'inizio di marzo, in ogni caso prima del summit in Francia. La Commissione si presenterà all'appuntamento con le linee-guida di bilancio per il 2023 che serviranno ai governi per preparare a primavera i rispettivi programmi di stabilità. Bruxelles produrrà anche una rivalutazione del fabbisogno degli investimenti. Per le proposte di riforma del Patto bisognerà prima misurare la temperatura fra i leader. La qualità dell'intesa fra Italia, Francia e Germania farà la differenza.

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?