massimo dalema enrico letta mario draghi

RISIKO QUIRINALE - LETTA LO SA CHE FRANCESCHINI, ORFINI E LA SINISTRA PD AVVERSANO L’IDEA CHE DRAGHI POSSA ANDARE AL QUIRINALE? ANCHE CONTE NON CONTROLLA IL M5S. SENZA CONTARE IL NIET A MARIOPIO DI BERSANI-D'ALEMA – IL DEM ZANDA TEME CHE LA MOSSA DEL CENTRODESTRA DI CANDIDARE BERLUSCONI AVVICINI LE URNE SE IL CAV NON CE LA FA SALVINI E RENZI POTREBBERO PUNTARE SU CASINI O FRATTINI – TRA GLI OBIETTIVI DEL GOVERNO CHE VERRA’ LA NUOVA LEGGE ELETTORALE. CHE SERVA IL PROPORZIONALE LO PENSANO CONTE, SALVINI E PARTE DI FORZA ITALIA. È LO SCENARIO PIÙ TEMUTO DA GIORGIA MELONI

ANNALISA CUZZOCREA per la Stampa

 

draghi letta

Enrico Letta ha in mano tutte le carte per uscire dall'impasse sulla presidenza della Repubblica. La direzione del Pd - allargata ai gruppi parlamentari, che sono quelli che dovranno votare - ha dato al segretario un mandato pieno per la trattativa.

 

Ma l'ipotesi che in questo momento appare più di ogni altra in grado di sbloccare il gioco, è quella che favorirebbe il passaggio di Mario Draghi dalla presidenza del Consiglio a quella della Repubblica. Sarebbe un inedito nella storia repubblicana, è un quadro che deve per forza essere accompagnato da un patto di legislatura, ma è anche lo scenario di cui hanno parlato più di ogni altro i dirigenti di Pd e Movimento 5 stelle nelle telefonate continue di ieri pomeriggio.

 

Letta, Conte e Roberto Speranza si vedranno all'inizio della settimana, non appena il leader dem tornerà da Bruxelles, per mettere a punto la strategia. «Evitare qualunque divisione o fuga all'interno dell'asse Pd-M5S-Leu è fondamentale - dice il segretario dem - perché le divisioni dell'altro campo sono già visibili nel testo cesellato e pieno di equilibrismi del comunicato uscito dall'incontro di Villa Grande».

ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA

 

Giuseppe Conte conferma: il primo obiettivo del presidente M5S, anche per salvare quel che resta delle origini, è fermare Silvio Berlusconi. «Il dialogo con Letta è fitto e continuo - rivela - e sicuramente affronteremo questo passaggio in pieno coordinamento».

 

Ognuno ha i suoi ostacoli interni da affrontare ed è per questo che non si può aspettare il gioco del centrodestra. «Il punto non è Draghi sì o Draghi no - spiega un dirigente dem - il punto è come si arriva a Draghi: se con un atto politico in cui l'alleanza capisce che è l'unica possibilità per scalfire il centrodestra, e allora bisogna proporlo subito, oppure per disperazione dopo che il quadro viene inevitabilmente compromesso dallo scontro. A quel punto sarebbe una sconfitta della politica».

draghi letta

 

Ma soprattutto, non sarebbe facile rimettere insieme i cocci. Il senatore Luigi Zanda non nasconde la sua preoccupazione: «Questa mossa del centrodestra è molto destabilizzante. Schierandosi così nettamente per Berlusconi due partiti della maggioranza provocano una crepa che avvicina le elezioni anticipate».

 

Perché la politica ha i suoi schemi, e «una profilatura così netta è in contrasto con la stagione mattarellian-draghiana dell'unità nazionale». È quella crepa che va sanata prima che sia troppo tardi. È a questo che servono il patto di legislatura, «una cosa seria», lo definisce Letta, e un accordo strettissimo nel centrosinistra. Che prevede anche l'emancipazione di Speranza dai padri nobili di Leu Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema, i più ostili all'idea di Draghi al Quirinale.

 

bersani d'alema

Come hanno spiegato, entrambi, allo stesso Conte, con grande scandalo dei deputati 5 stelle che non amano vedere all'opera consiglieri estranei alla loro storia politica. Gli ostacoli, si diceva, sono venuti fuori in direzione con più nettezza di quella che ci si poteva aspettare, visto lo streaming, la diretta, la trasparenza voluta dal segretario. Franco Mirabelli ha detto tutta la sua ostilità all'idea Draghi e dietro le sue parole sembrava di scorgere la posizione del silenzioso ministro della Cultura Dario Franceschini.

 

Matteo Orfini continua a pensare che l'unica strada accettabile sia quella del Mattarella bis e per questo ha tentato di coordinarsi anche con i parlamentari M5S spaventati all'idea del voto. Goffredo Bettini dice che se c'è ancora lo spazio per un accordo politico, bisogna trovarlo su un nome di garanzia, capace di gestire il passaggio che ci sarà dopo le elezioni del 2023 da una situazione di emergenza a un ritorno alla normalità democratica.

BERSANI D'ALEMA

 

Lasciando quindi che Draghi finisca il suo lavoro a Palazzo Chigi. E prediligendo uno come Giuliano Amato. Ma perfino Bettini ammette che se lo spazio per quest' accordo non c'è, restano solo due soluzioni: Mattarella bis e Draghi. E la prima è ormai realizzabile sono se a chiederlo è il centrodestra. Il che finora non è avvenuto. Così tutto ritorna a Draghi.

 

La componente di Base riformista, guidata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, è convinta che sia l'unica soluzione praticabile. Nonostante i rischi. E poi, oltre alle incognite del centrodestra unito chissà fino a quando, ce n'è un'altra da affrontare: l'eventuale mossa che potrebbero fare Matteo Salvini e Matteo Renzi, insieme, una volta che la candidatura di Berlusconi si sia consumata. Una mossa che potrebbe portare a Pier Ferdinando Casini, a Franco Frattini, ma soprattutto che potrebbe mettere nell'angolo il centrosinistra.

 

dario franceschini foto di bacco (2)

Così, anche la cabina di regia riunita ieri dal Movimento, con Conte, i suoi vice e i ministri, ha rimandato tutto al patto da stringere con gli alleati, ma ha cominciato a ragionare sulle tattiche da usare in aula, in caso Berlusconi vada avanti per le prime tre votazioni. Non il nome di bandiera vagheggiato da qualcuno, ma piuttosto - se il pericolo è reale - l'uscita dall'aula, come fece la destra quando Romano Prodi fu impallinato dai franchi tiratori. Un modo per disinnescare qualsiasi trucco, qualsiasi oscura trattativa.

 

Infine, se la scelta della coalizione progressista fosse presto e fosse Draghi, bisognerebbe dare un'anima al governo che verrà. O almeno uno scopo, come nelle parole del suo vice Peppe Provenzano sulla legge elettorale. Che serva il proporzionale lo pensano tanto Conte che, in fondo, Salvini e parte di Forza Italia. È lo scenario più temuto da Giorgia Meloni. Ma invocato, da tempo, sia dagli ex renziani che dalla sinistra pd. E mai così a portata di mano come adesso.

luigi zanda foto di bacco

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...