casadei salvini

IL CARROCCIO VA COL LISCIO - SALVINI INCASSA I GORGHEGGI DI RAOUL CASADEI: “LA LEGA? MI SEMBRA UN PARTITO IN EVOLUZIONE. IO DI SINISTRA? AI TEMPI DI BERLINGUER ANDAVO ALLE FESTE DELL’UNITÀ - IL SEGRETARIO LEGHISTA: “CASADEI È UN ANTIDOTO ALLA GLOBALIZZAZIONE” (VIDEO)

VIDEO - MATTEO SALVINI E RAOUL CASADEI CANTANO "ROMAGNA MIA"

 

 

Alberto Mattioli per “la Stampa

 

Ecco, questa ci mancava. Matteo Salvini che duetta a squarciagola «Romagna mia» con Raoul Casadei fa impallidire i telerisotti di D’Alema, le vecchie tate di Fassino e perfino (forse) le migliori performance di Berlusconi. Roba che nemmeno il più efferato autore di Maria De Filippi poteva immaginare. La politica va col liscio, puro nazionalpop. Salvini, oltretutto, è anche intonato.
 

MATTEO SALVINI RAOUL CASADEIMATTEO SALVINI RAOUL CASADEI

Penultimo giorno di campagna elettorale per le elezioni in Emilia-Romagna. Il duo leghista Fabbri-Salvini, il sindaco con il codino aspirante governatore e il suo segretario-pigmalione aspirante leader del centrodestra, decide di giocarsela nella metà dopo il trattino della regione. Il colpo di genio è di iniziare il giro a casa Casadei. Salvini sbuca nella villa del papa laico romagnolo, a Gatteo mare, frazione di Cesenatico, in felpa verde Lega con scritta gialla «Romagna» (e non «Roma gnam» com’era sembrato di vedere a una prima occhiata, la polemica con Roma ladrona non si porta più).

 

Annuncia che lui adora il liscio, che «le tradizioni sono il futuro, non il passato», che l’Europa cattiva non vuole solo farci pensare, mangiare e vivere tutti allo stesso modo, ma anche farci ascoltare la stessa musica, quindi, testuale, «Casadei è un antidoto alla globalizzazione» e insomma una mazurka ci salverà. 
 

SALVINI CASADEISALVINI CASADEI

Data la premessa, fra i due è amore alla prima stretta di mano. Il re del liscio fa gli onori di casa, mostra l’orto («ci passo cinque ore tutti i giorni, visto che broccoli?»), le galline e la corte su cui si affacciano le villette di quattro generazioni di Casadei, perché il figlio Mirko è già nonno a 42 anni. Salvini accarezza cani e bambini, poi raccoglie cachi e fa l’attesa battuta sull’Italia «terra dei cachi», e siamo sempre in zona Sanremo. 
 

Si recita a soggetto, ma il duetto è perfetto. Il culmine nel cucinone, quando Casadei esibisce le sogliole già pronte per il forno, «comprate questa mattina dal pescatore a Bellaria, freschissime, 22 euro», dunque a chilometro zero e a buon mercato, e l’impressione è che i disastri della finanza globalizzata possano davvero essere rimediati da una sana economia domestica quasi preindustriale, «le uova sono nel pollaio, chi ne ha bisogno si serve». Arrivano il Sangiovese e la piadina con l’acciuga preparata dalla signora Casadei, che è napoletana, e poi battute, risate, «esse» grasse, cordialità, sangue romagnolo, insomma (però De Amicis, al confronto, era un dilettante).
 

CASADEI SALVINI CASADEI SALVINI

Scusi, Casadei, ma lei non era sempre stato di sinistra? «Mo’ sì, quando c’era Berlinguer andavo a suonare alle feste dell’Unità, “Bandiera rossa” all’inizio e alla fine, e con il pugno chiuso». E adesso è leghista? «Mo’ no, il voto è segreto, la Lega sostiene la propria gente, mi sembra un partito in evoluzione», insomma meglio non schierarsi troppo, perché lo Strauss della Riviera è un finto ingenuo tutt’altro che stupido, altrimenti non sarebbe sulla breccia dai tempi di Rumor.

 

«Romagna mia, Romagna in fioreee» mette tutti d’accordo. Siamo ai regali. Da Salvini a Casadei la felpa padanromagnola, da Casadei a Salvini la maglietta con la scritta «Non abbiamo troppe pretese / ci droghiamo col sangiovese», e giù altre risate, e poi l’autobiografia, che neanche a farlo apposta s’intitola «Bastava un grillo (occhio, con la minuscola) a farci sognare». Finisce con baci, abbracci e consigli all’Alan Fabbri, che è onesto e simpatico ma sempre un po’ soverchiato dal suo straripante «capitano»: «Oh, vedi bene di farti vedere di più».
 

CASADEI SALVINI CASADEI SALVINI

Salvini esce con un sorriso che gli va da un orecchino all’altro. A questo punto la tournée fra Riccione, Rimini e Ravenna è una marcia trionfale, tanto più che dopo il tentato linciaggio di Bologna ogni bar dov’è annunciato il suo apericomizio (aperitivo più comizio) risulta più blindato di Fort Knox. Contestazioni, quasi nessuna. C’è un tizio, al caffé Staccoli di Cattolica, che urla: «Sono esseri umani!» quando Salvini spara sugli immigrati. E lui, prontissimo ma franando un po’ sul Ricucci: «E allora portateli nel tuo salotto! Facile, fare i buoni con il sedere degli altri».
 

E giù le solite bordate contro Renzi, l’Europa, le banche, i moduli dell’asilo con la scritta «Genitore 1» e «Genitore 2» («Ma con due uomini o due donne un bambino non viene fuori nemmeno se governa il Pd») e lo scandalo dei rimborsi ai consiglieri regionali, compreso quello del sexyshop: «Vuoi il vibratore? Almeno pagatelo!».

 

Il popolo di destra, che qui subisce da sessant’anni, gode, ride, spera e fa battute con cadenza da Gradisca felliniana: «Matteo veh, a Bologna a forza di correre ti hanno fatto fare una bella dieta!». Poi, si sa, domenica sera il nuovo governatore dell’Emilia sarà quello del vecchio partitone, Stefano Bonaccini. Ma almeno Salvini ci avrà provato. E, ammettiamolo, ci siamo proprio divertiti.

 

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