salvini meloni fedriga

CHI SALVERA’ IL GOVERNO MELONI DA SALVINI? IN CASO DI CROLLO ALLE EUROPEE CON LA LEGA SOTTO IL 10% (E SUPERATA ANCHE DA FORZA ITALIA), C’È LA POSSIBILITA’ CHE, COME DAGO DIXIT, IL CAPITONE RISPOLVERI IL MODELLO PAPEETE TRASCINANDO A FONDO IL GOVERNO PER SALVARE LA SUA LEADERSHIP - UN FILM GIÀ VISTO QUANDO SALVINI, ANGOSCIATO DAL SORPASSO DI FDI, IN DUPLEX CON BERLUSCONI-RONZULLI, FECE SALTARE DRAGHI – NELLA LEGA CRESCONO LE PERPLESSITÀ PER IL RITORNO ALLA STRATEGIA POPULISTA DI SALVINI E PRENDE CORPO L’IPOTESI FEDRIGA (CHE VANTA BUONI RAPPORTI CON LA MELONI) PER LA SUCCESSIONE…

Stefano Iannaccone per Domani - Estratti

 

FEDRIGA SALVINI

La scritta “game over” dopo le europee non è più una /fantasia da romanzo distopico. Matteo Salvini, alla fine del conteggio dei voti a giugno, rischia davvero di dire addio alla leadership della Lega. E chiudere il suo decennale ciclo per lasciare spazio a un suo erede: Massimiliano Fedriga, presidente della regione Friuli-Venezia Giulia.

 

È il profilo considerato più spendibile di tutti. Anche perché in grado di evitare scossoni al governo. E in possesso di un titolo raro: lo standing nazionale, che sta forgiando con un afflato moderato.

 

Certo, in parlamento gli alleati non credono alla successione: sono convinti che Salvini non mollerà, in qualsiasi caso.

 

Fatto sta che, al netto delle valutazioni esterne, i maggiorenti leghisti, dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al presidente della Camera Lorenzo Fontana, fino al presidente della regione Veneto Luca Zaia, al capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, non hanno alcuna intenzione di sottovalutare il dato delle europee.

SALVINI MELONI

 

L’asticella è fissata alla doppia cifra, quel 10 per cento che diventerebbe il salvavita politico per Salvini. Al di sotto della soglia vitale, l’auspicio è che il vicepremier in carica prenda atto della fine della sua leadership, che ha portato la Lega alla rinascita ma anche a una nuova caduta. L’eventuale uscita di scena non deve essere un redde rationem cruento, ma deve configurarsi come un’operazione ordinata. Quindi con delle dimissioni volontarie.

 

Fedriga l’erede E qui entra in gioco Fedriga che, secondo i ragionamenti dei big leghisti, ha il physique du rôle per rimpiazzare Salvini. Prima di tutto per una ragione pratica: ha dimostrato di saper prendere i voti. Alle ultime regionali in Friuli-Venezia Giulia non c’è stata competizione. Poi c’è il fattore Meloni. I rapporti con Fratelli d’Italia sono buoni. E questo metterebbe al riparo il governo da eventuali ripercussioni.

 

ZAIA - GIORGETTI - FONTANA - CALDEROLI - SALVINI - FEDRIGA

Ci sarebbe anche l’eterna candidatura di Zaia, ma il diretto interessato non vuole saperne. A maggior ragione dopo le polemiche con i meloniani, addirittura con il solitamente mite ministro Luca Ciriani. Zaia vorrebbe solo la norma sul terzo mandato. Sarebbe l’assicurazione di poter governare il suo regno in Veneto. Fontana è invece fuori dai giochi per il ruolo istituzionale da presidente della Camera. La lista degli aspiranti successori include anche Molinari, capogruppo leghista a Montecitorio. Nel partito vedono però due macigni lungo il suo tragitto verso la segreteria. Anzitutto la provenienza regionale, il Piemonte.

 

(...)

Incubo Papeete L’idea che circola nei conversari privati è quella di avere sempre “Matteo” nel ruolo di regista politico, una sorta di padre nobile. Nessuno vuole mandarlo in pensione anticipata né tantomeno voltargli le spalle e farne un nemico. Finora, viene sottolineato, gli è stato perdonato tutto, e non potrebbe certo accusare gli amici di tradimento. In particolare gli è stato perdonato il colpo di testa del Papeete quando, in un’estate, ha sperperato il capitale di consenso politico conquistato dalla Lega. Il partito ha anche soprasseduto sul tracollo elettorale alle ultime politiche.

MELONI FEDRIGA

 

Salvini è andato in conferenza stampa rivendicando addirittura l’esito del voto. E nessuno ha battuto ciglio. Le preoccupazioni ci sono, eccome, per quelli che saranno i prossimi mesi. Nella Lega era stato molto gradito il nuovo corso avviato dopo l’insediamento del governo. Salvini aveva indossato i panni istituzionali, soffermandosi sul lavoro al ministero delle Infrastrutture.

 

massimiliano fedriga con giorgia meloni

Dopo pochi mesi, però, il leader è tornato alle origini: toni urlati, polemiche di bassa lega, sfoderando il marchio del populismo doc. Per le europee la rotta è tracciata: uno spostamento sempre più a destra fino ad abbracciare gli impresentabili dell’estremismo europeo, dalla Germania alla Danimarca. Il leader leghista è convinto che sia la soluzione ideale, l’unica praticabile, nonostante i maggiorenti leghisti osservino: «Giorgia Meloni conserva il proprio consenso per un approccio rassicurante, lontano dal vecchio populismo». Non funziona più l’attacco all’Europa, è la loro tesi. Le cose sono cambiate e gli elettori chiedono toni meno barricaderi.

Fedriga e Salvini

 

Ed è a questo punto che si innesca il pericolo di un cortocircuito: se Salvini non è intenzionato a rendere moderate le sue posizioni in campagna elettorale, potrebbe decidere di non fare un passo indietro in maniera spontanea.

 

Al momento è convinto di riportare la Lega sopra il 10 e quindi non accetta discorsi ipotetici. Perciò, di fronte alla possibile sconfitta, c’è l’eventualità che si irrigidisca, rispolverando il modello Papeete. Trascinando a fondo il partito e con lui il governo. Perché, alla fine, si tratta di una sua creatura fin dalla denominazione: la Lega per Salvini premier.

COMIZIO DI MATTEO SALVINI A GORIZIA CON MASSIMILIANO FEDRIGA giorgia meloni matteo salvini atreju massimiliano fedriga attilio fontana matteo salvini MATTEO SALVINI GIORGIA MELONIgiorgia meloni e matteo salvini. fedriga e salvini 2

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…