donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

TE LO DO IO IL ''PONTE'' TRA USA E UEMACRON E STARMER SARANNO MARTEDI’ ALLA CASA BIANCA. UN TRILATERALE CHE SOMIGLIA A UNO SCHIAFFONE IN FACCIA ALLA DUCETTA, CHE PER DIMOSTRARE DI NON ESSERE ISOLATA E IRRILEVANTE HA ACCAREZZATO UNA PAZZA IDEA: VOLARE A WASHINGTON SABATO PER IL RADUNO DEL POPOLO “MAGA” DOVE CI SARA’ TRUMP, ANZICHE' IL VIDEO-COLLEGAMENTO PREVISTO (CHE GIA' IRRITA I LEADER EUROPEI) IL NODO E' ARRIVATO AL PETTINE E IL CAMALEONTE GIORGIA NON SA PIU' COME POSIZIONARSI TRA TRUMPISMO ED EUROPEISMO, TRA I GRANDI FONDI USA CHE POSSONO MANDARE IN CRISI IL DEBITO TRICOLARE E I FONDI DEL PNRR - LA MINA VAGANTE SALVINI A CUI LA MELONI HA CONSIGLIATO DI TENERE ''UN PROFILO BASSO''. MA IL LEADER LEGHISTA SE NE FOTTE… - DAGOREPORT

1 - L’EUROPA SOTTO SHOCK DIFENDE VOLODYMYR MACRON E STARMER VOLANO ALLA CASA BIANCA

Anais Ginori,Antonello Guerrera per “la Repubblica” - Estratti

 

macron starmer

L’Europa prova a fare scudo a Volodymyr Zelensky, travolto dalla furia di Trump, e intanto Francia e Regno Unito si apprestano a prendere il timone della Difesa del continente, da uniche potenze nucleari e al tavolo del Consiglio di sicurezza Onu.

 

Macron e Starmer voleranno insieme a Washington la settimana prossima. Il presidente francese e il premier britannico vogliono condividere con il presidente Usa una soluzione per le “garanzie di sicurezza” postbelliche da offrire all’Ucraina.

 

(...)

Vance e altri esponenti dell’amministrazione Usa hanno stravolto l’antica fedeltà atlantica. Le picconate al presidente ucraino scavano un altro solco. Affermazioni «false e pericolose » commenta il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Anche Friedrich Merz, leader della Cdu e probabile prossimo cancelliere dopo le elezioni di domenica, si dice «scioccato»: «È la classica inversione tra vittima e colpevole. Ed è la narrazione russa».

 

GIORGIA MELONI ALL INAUGURATION DAY DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP

A Parigi, la portavoce del governo ammette quasi incredula: «Non capiamo la logica americana». Macron non ha però commentato le dichiarazioni di Trump, preferendo ribadire: «Siamo al fianco dell’Ucraina e ci assumeremo tutte le responsabilità per garantire la pace e la sicurezza in Europa».

 

Il francese ha organizzato ieri un nuovo vertice di emergenza per coordinare la risposta all’accelerazione di Trump, con l’apertura del negoziato diretto con la Russia, l’esclusione degli europei e la riabilitazione di Putin. Alla riunione in videoconferenza partecipavano i capi di Stato e di governo di una ventina di paesi, quelli esclusi dal vertice dei big Ue di lunedì scorso, tra cui anche Canada, Islanda e Norvegia.

 

emmanuel macron keir starmer vertice europeo sull ucraina foto lapresse

Macron ha provato a far convergere le posizioni nell’Ue, dopo lo shock degli ultimi giorni, e si prende il ruolo di pontiere verso Washington insieme a Starmer, che sta cercando affannosamente di ricucire i rapporti col nuovo inquilino della Casa Bianca.

 

Ma ieri sera anche il cauto Sir Keir ha perso la pazienza e ha telefonato a Zelensky, ribadendo «il suo sostegno al leader democraticamente eletto, in un Paese che ha dovuto sospendere le elezioni a causa della guerra scatenata dalla Russia ». Parole inequivocabili.

 

trump meloni

 

2 - MELONI PREPARA IL BLITZ ALLA CONVENTION CON IL TYCOON INCONTRO TESO CON SALVINI

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica” - Estratti

 

Il piano, studiato da giorni, prevedeva un video-collegamento di Giorgia Meloni al Cpac di Washington. Orario previsto: le 12 americane di sabato, le 18 in Italia. Nel giorno in cui si chiude la convention dei conservatori, ma soprattutto: nelle stesse ore in cui è attesa la partecipazione di Donald Trump all’evento.

 

Nel pomeriggio di ieri, però, arriva la notizia: Emmanuel Macron e Keir Starmer saranno la prossima settimana alla Casa Bianca. Un trilaterale tra tre potenze atomiche, certo. Ma che comunque imbarazza e assomiglia a uno schiaffo, per chi doveva diventare il ponte tra Europa e Stati Uniti. Ecco perché la premier, a sera, accarezza una pazza idea: volare oltreoceano per partecipare al raduno ormai in mano al popolo “Maga”. Improbabile, forse anche meno: ma la tensione è talmente alta che nulla può essere escluso.

keir starmer emmanuel macron vertice europeo sull ucraina foto lapresse

 

Un indizio lo fornisce a sera Italo Bocchino, volto televisivo del melonismo, amico di Palazzo Chigi. È lui, parlando a Otto e mezzo, a lasciare intendere di una «sorpresa» americana di Meloni in arrivo. Esistono d’altra parte ragioni diplomatiche a sconsigliare l’azzardo.

 

La prima: lo staff dovrebbe riuscire a organizzare un incontro con il presidente Usa in poche ore. La seconda: lanciarsi in questa sfida significa anche esporsi con l’Europa, già fredda con la premier. Far infuriare Ursula von der Leyen, con cui deve comunque trattare. Subire il sorpasso del presidente francese, però, non era previsto. E può provocare scelte impreviste.

 

La situazione in cui si trova Meloni, d’altra parte, è complessa. Lo si capisce da alcuni dettagli. Uno risale a ieri. 

 

(...) Ma alla premier interessa soprattutto altro: soffre terribilmente quanto sta accadendo attorno a Trump. Non sa come posizionarsi.

DONALD TRUMP GIORGIA MELONI

 

L’imbarazzo è ormai quotidiano, il silenzio che ha scelto per difendersi quasi strutturale. Deve stare con l’Europa, ma non può rinnegare la strategia che l’ha portata fino all’Inauguration day. Dice allora a Salvini: «Nessuno capisce davvero come finirà».

 

Poi, riferiscono, aggiunge con tono fermo: «Cerchiamo di non sbilanciarci, come governo». Pesa la partita dei dazi, oltre a Kiev. L’obbligata battaglia comune con l’Unione.

 

«Teniamo un profilo basso — insiste, secondo quanto trapela — Fallo anche tu, è fondamentale. Non mettermi in difficoltà». Il vicepremier annuisce. Poco dopo esce davanti Palazzo Chigi, incrocia i cronisti. E ignora palesemente il consiglio: «Ho enorme stima di Trump — dice infatti — In poche settimane sta facendo più di Biden in quattro anni. Nell’interesse di tutti, a partire dall’Occidente, e quindi anche nostro».

 

GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN

Qualcosa si è inceppato: tenere in piedi trumpismo ed europeismo fa venire il mal di testa, ma Meloni deve provarci. 

 

(...) Sono due fronti in cui l’Italia è esposta agli umori americani. E quindi, il wait and see afono su Kiev, il silenzio unico tra i leader occidentali viene giustificato con l’impossibilità di strappare apertamente — anche volendo, e non vuole — con gli Stati Uniti.

 

L’Italia, è la tesi della premier, è troppo dipendente dagli Usa sulla difesa. E soffre conti pubblici talmente fragili da rischiare ritorsioni degli investitori dei grandi fondi americani, che possono in qualsiasi momento mandare in crisi il debito tricolore.

 

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