1- L’ARTICOLO DELL’”ESPRESSO CHE SBUGIARDA BERTONE: NEL 2006 ANGELO SODANO, CAPO INDISCUSSO DELLA FAZIONE DEI "DIPLOMATICI" CHE DA SUBITO S'È OPPOSTA AL SALESIANO, CERCÒ DI CONVINCERE TARCISIO A RINUNCIARE ALL'INCARICO DI SEGRETARIO DI STATO 2- UN CONSIGLIO INVIATO DA SODANO PER LETTERA, CONSEGNATA A BERTONE TRAMITE IL SUO SEGRETARIO MONSIGNOR PIERO PIOPPO. COME ANDÒ A FINIRE? NONOSTANTE "AMBASCIATOR NON PORTA PENA", NEL 2010 PIOPPO È STATO NOMINATO PER VOLONTÀ DI BERTONE NUNZIO APOSTOLICO IN CAMERUN, E DEVE VIAGGIARE ADDIRITTURA IN GUINEA EQUATORIALE

Emiliano Fittipaldi per "l'Espresso" del 29 maggio 2012

«Tarcisio Bertone è ormai troppo potente, troppo accentratore, troppo ambizioso. E' un uomo pericoloso, e va fermato». Così ripetono come pappagalli gli anonimi "corvi" che stanno spiegando ai giornalisti il motivo per cui fanno fuoriuscire documenti riservatissimi della Santa Sede, lettere personali e atti ufficiali usati come armi di una guerra combattuta «solo e soltanto per difendere il Papa».

A due giorni dall'arresto del maggiordomo di Joseph Ratzinger, è quasi certo che dietro Paolo Gabriele detto "Paoletto", considerato persino dai bertoniani un uomo buono «ma facilmente manovrabile», ci sono altri burattinai, e che il cameriere di Benedetto XVI probabilmente non sarà l'unico a finire nei guai nella spy story vaticana.

«I "corvi" che hanno innescato lo scandalo "Vatileaks" sono tanti, e formano un network capeggiato da figure eminenti», dichiara a "L'Espresso" una fonte vicinissima a Bertone. Che ormai, forzando la mano forse al di là di quello che Benedetto XVI sperava, ha lanciato la controffensiva finale contro tutti i suoi nemici, rei di aver portato lo scontro per destituirlo a livelli mai visti.

Dopo l'arresto di Paolo Gabriele e l'allontanamento con disonore del presidente dello Ior Ettore Gotti-Tedeschi (reo, secondo Bertone, di aver parlato troppo con i pm di Roma di conti cifrati e, con alcuni giornalisti, della vicenda del San Raffaele; e incolpato soprattutto di aver troppo flirtato con i vertici di un istituto straniero come Bankitalia), il "Corriere della Sera" ha alzato il tiro, puntando a un livello ancor più alto: «Un cardinale italiano tra i sospettati» ha titolato il giornale di via Solferino.

«E' proprio così» confida la fonte che vuole l'anonimato. «Non siamo in un romanzo di Agatha Christie e il maggiordomo non sarà l'unico a pagare: a costo di altri e più gravi scandali, Benedetto XVI e il suo segretario di stato sono decisi ad andare avanti, e a fare piazza pulita dei congiurati. Anche se questi si nascondessero tra gli alti prelati».

Impossibile sapere, per ora, se gli investigatori del Vaticano guidati da Domenico Giani abbiano già indagato qualcuno. Il Vaticano smentisce. Ma è utile conoscere, al di là delle indagini della Gendarmeria, i protagonisti della lotta per il potere che è di scena nella Chiesa cattolica. La guerra tra bande contrapposte non è scoppiata all'improvviso.

E' iniziata nel 2006, quando l'arcivescovo di Genova fu nominato segretario di stato dal nuovo papa, che lo conosceva e stimava dai tempi in cui Bertone era suo vice alla Congregazione per la dottrina della Fede. In pochi anni di governo il Camerlengo di comprovata fede juventina si è fatto però molti e potenti nemici: è assodato che i rapporti con Angelo Bagnasco, il capo della Cei, non sono mai stati buoni (il braccio di ferro verte innanzitutto su chi deve avere l'ultima parola sulla politica italiana).

Pessime le relazioni anche con Camillo Ruini, ex capo dei vescovi, ma non vanno dimenticati gli attriti con Angelo Scola (Bertone ha sperato fino all'ultimo che l'arcivescovo di Milano non diventasse il capo dell'Istituto Toniolo, la fondazione che controlla l'Università Cattolica) e, soprattutto, gli scontri con l'ultimo dei wojtyliani Giovanni Battista Re.

Ma il nemico pubblico numero uno, per Bertone, è sempre stato Angelo Sodano, capo indiscusso della fazione dei cosiddetti "diplomatici" che da subito s'è opposta al salesiano, inviso a molti della vecchia Curia alla lobby dei "diplomatici di professione", per tradizione chiamati a governare l'ufficio del primo ministro della Santa Sede.

Un gruppo a cui appartiene anche monsignor Carlo Maria Viganò, l'ex segretario generale del governatorato (una sorta di sindaco del Vaticano) che fu cacciato nel luglio 2011 da Bertone, che per levarselo di torno lo promosse nunzio apostolico a Washington. Un allontanamento dovuto, secondo lo stesso Viganò le cui lettere sono state tra le prime a finire in mano ai giornali e alle tv, all'opera di pulizia e trasparenza che stava compiendo su appalti e gestione economica.

Sodano, anche lui diplomatico e amico di Re, è invece l'ex segretario di stato di Giovanni Paolo II, l'uomo che ha dovuto lasciare il posto a Bertone. Lo scorso luglio "L'Espresso" (oltre a rivelare per la prima volta i rischi che correva Gotti Tedeschi, che nei piani di Bertone sarebbe dovuto uscire in maniera più soft diventando proprio il presidente del Toniolo) raccontò che nel 2006 Sodano cercò di convincere Tarcisio a rinunciare all'incarico.

Un consiglio inviato per lettera, consegnata a Bertone tramite il suo segretario monsignor Piero Pioppo. Come andò a finire? Nonostante "ambasciator non porta pena", nel 2010 Pioppo è stato nominato per volontà di Bertone nunzio apostolico in Camerun, e deve viaggiare addirittura in remote località della Guinea equatoriale.

Non è solo la vicenda della lettera di Pioppo che il numero due di Benedetto XVi si è legata al dito. Anche banali questioni di traslochi diventano offese imperdonabili. «Quando Bertone arriva a Roma nel giugno del 2006, il segretario uscente Sodano gli dice che non avrebbe lasciato gli appartamenti prima di sei mesi, perché i lavori a casa sua non erano ancora terminati. Bertone ha così alloggiato in una scomoda torre a San Giovanni per settimane. Un affronto che gli brucia ancora», racconta un altro bertoniano di ferro.

Non sappiamo se il torrione fosse davvero scomodo. Ma di sicuro Sodano è rimasto un avversario potente: la carica di Decano del Collegio Cardinalizio fa di lui il capo del corpo cardinalizio, mentre molti funzionari laici e religiosi della segreteria di stato gli sono rimasti fedeli. «Già: Bertone non ha mai sostituito nessuno, anche gli addetti della sua anticamera sono gli stessi dell'era Sodano».

Se Sodano è tra i sospettati principali dell'intrigo, la sua colpevolezza - dice qualcuno - sarebbe un finale troppo scontato del giallo dei "corvi". «Sodano è fuori dai giochi per il prossimo conclave, fa parte di una generazione troppo anziana per pensare di tornare in auge» sostiene chi non si fida delle accuse a mezza bocca dei bertoniani. «Alla fine della guerra potrebbero essere altri a festeggiare».

Che sia Mauro Piacenza, ambizioso cardinale genovese, il terzo a godere? Chissà. Molti lo danno in pole position per diventare segretario di Stato in caso Bertone fosse costretto a lasciare. Non sappiamo come finirà la partita. In attesa del prosieguo dell'inchiesta e di altre rivelazioni, la sensazione è che il gioco al massacro non lascerà superstiti negli eserciti contrapposti: tra corvi che s'improvvisano difensori del seggio di Pietro, segretari di Stato ambiziosi ma incapaci di governare e un vicario di Cristo che appare debole per gestire la sua anarchica corte, il Vaticano appare provato come mai prima.

 

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."