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SCENE DI ALTA POLITICA – DOPO AVER VINTO CON IL SOLITO BLUFF LA PARTITA CON LA MINORANZA PD, RENZI PROVA A SCARICARE VERDINI – “NON VOTATECI LA RIFORMA, NON SERVE”, HA DETTO LOTTI AI TRANSFUGHI, MA IL COMPARE DENIS RIPONDE PICCHE: “I MIEI VOGLIONO CONTARE E ASPETTANO LA RICOMPENSA”

DAGONEWS

 

Mentre la riforma del Senato procede a colpi di canguro e il governo cerca a tutti i costi di evitare i voti segreti a Palazzo Madama, a Palazzo Chigi Matteo Renzi studia il modo di smarcarsi da Denis Verdini.

VERDINI LOTTIVERDINI LOTTI

 

La convinzione del premier spaccone, dopo l’accordo con le fragili minoranze piddine, è di poter fare a meno delle truppe di Ala, il nuovo gruppo dell’ex coordinatore di Forza Italia. Tanto è vero che Luca Lotti, che si sente tutti i giorni con il piccolo stratega di Fivizzano, ha fatto all’amico la proposta indecente: per piacere, non votateci la riforma del Senato che ci imbarazzate soltanto con il resto del partito.

 

Ma come, ha risposto Verdini, con tutto il casino che è stato fatto? Un plotone di deputati che ha cambiato partito, che ha “preso il taxi” più rapido per andare da Berlusconi a Renzi, adesso dovrebbe fare un passo indietro e dire che no, la riforma loro non la votano, dopo aver sbandierato ai quattro venti che lasciavano Forza Italia proprio per aiutare il treno delle riforme costituzionali?

 

LOTTI E VERDINILOTTI E VERDINI

Insomma, a Lotti l’incazzoso Verdini ha risposto picche. E tanto per riassumere come stanno veramente le cose, gli ha anche aggiunto: “I miei vogliono votare, vogliono contare e vogliono avere la ricompensa”. Ricompensa che per la stragrande maggioranza dei transfughi è la garanzia assoluta di una ricandidatura al prossimo giro (ma sono gradite anche poltrone ben retribuite).

 

Di sicuro, emerge ancora una volta la stoffa di giocatore senza scrupoli del ducetto di Rignano sull’Arno: ha vinto il bluff con la minoranza del Pd e ora vuole scaricare Verdini.

renzi verdinirenzi verdini

 

E a proposito di pochi scrupoli, qualcuno abbia il buon cuore di avvertire Pittibimbo che ormai a Bruxelles lo valutano alla stregua di un Salvini. A peggiorare il credito del premier cazzaro, finora ritenuto più che altro un simpatico improvvisatore, è stata quella scomposta battuta contro un oscuro documento tecnico della Commissione, “colpevole” di suggerire all’Italia la strada dell’abbassamento delle tasse sul lavoro, anziché di quelle sulla casa.

 

Renzi si è incazzato come una biscia e ha usato il termine “euroburocrati”, che è proprio lo slogan preferito di tutti coloro che berciano da mattina a sera contro l’Europa. E il presidente Jean-Claude Juncker ha commentato con i suoi collaboratori: Renzi si mette al livello di Salvini.

 

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

Ma intanto il premier italiano deve portare a casa con l’Europa la legge di Stabilità, che si regge su robusti sconti da chiedere a Bruxelles. Il ministro Padoan sta sudando parecchio e di tutto ha bisogno meno che delle uscite improvvide del capo del suo governo. Del resto Renzi si annoia subito quando gli si parla di conti e i conti che fa lui, da bravo politico di professione, sono di altra natura.

 

JUNCKER RENZIJUNCKER RENZI

Il premier cazzaro non vede l’ora di festeggiare un aumento del Pil un po’ più sostanzioso e un qualche aumento dell’occupazione che gli consentano di prendere il piffero e intonare a destra e a manca il ritornello della ripresa economica, ovviamente innestata dalle sue mirabolanti riforme. Se l’Istat lo farà felice, Renzi conta di andare al voto nel 2016 o nel 2017. Se invece non avrà il vento in poppa dell’economia, aspetterà la scadenza naturale della legislatura, nel 2018.

jean claude junckerjean claude juncker

 

E allora ecco che è fondamentale tornare a occuparsi della nuova legge elettorale, che preoccupa un po’ tutti i partiti. Silvio Berlusconi gli ha già mandato a dire in tutti i modi che l’Italicum andrebbe cambiato, per tornare ad attribuire il premio di maggioranza alla coalizione e non alla singola lista. Il capo di Forza Italia ha infatti il problema di non farsi impiccare dalla Lega di Matteo Salvini e per questo manda ambascerie.

 

silvio berlusconisilvio berlusconi

Dal canto suo, Renzi non ha particolare interesse a rimettere mano all’Italicum, ma se questo gli garantisce un clima più tranquillo per il prosieguo della legislatura, ben venga. Ma ovviamente nulla è gratis. Il segretario del Pd, in cambio del ritorno al premio di coalizione, vuole che la soglia oltre la quale scatta il premio di maggioranza scenda dal 40 al 36%. “Così, con il 36%, ce la facciamo alla grande”, ripete al Giglio magico. Sperando che i sondaggi siano azzeccati.

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