SE BRUXELLES TACE, CI PENSANO GLI AMERICANI A CAZZIARE LA GERMANIA CHE ESPORTA TROPPO - MA BERLINO NON CI STA: “ASSURDO, ANDIAMO AVANTI COSÌ”

Maurizio Ricci per "la Repubblica"

La disoccupazione a livelli record, milioni di giovani respinti dal mercato del lavoro, un intero continente sull'orlo di una drammatica deflazione. Gli ultimi dati confermano la profondità della crisi europea. Ma c'è un responsabile? I grandi protagonisti dell'economia internazionale pensano di sì e, con una buona dose di autocritica, sono anche d'accordo nell'indicarlo. A sorpresa è quello che, solo due anni fa, era l'eroe e il modello da imitare: il governo di Berlino.

Aveva cominciato il Fondo monetario internazionale, ma, questa settimana, si sono aggiunti la tecnocrazia di Bruxelles e, poi, il Tesoro Usa: una raffica di critiche e di accuse, via via sempre più aperte e insofferenti, alla strategia economica che la Germania ha imposto all'Europa. I temi sono quelli più volte anticipati da molti economisti ma che, ora, sembrano diventati patrimonio di una sorta di consenso internazionale ai massimi livelli. Due accuse che si intrecciano.

La Germania ha continuato a spingere sul pedale delle proprie esportazioni, tagliando la strada ai Paesi in crisi (dalla Grecia all'Italia), impegnati a sviluppare le loro, per ritrovare la crescita. In questo modo, ne ha aggravato la recessione, che già era stata innescata dai tagli di spesa e dai rincari di tasse di un'austerità, che ora appare troppo precipitosa, troppo dura, in buona misura ingiustificata.

Il nuovo governo tedesco che emergerà dai negoziati Cdu-Spd rischia di trovare un'atmosfera assai più ostile e partner assai meno malleabili di quelli lasciati da Angela Merkel prima delle elezioni di settembre. Ma la secca risposta di Berlino, ieri, alle accuse di Washington indica che la Germania «non intende farsi condizionare dalle pressioni internazionali» e da «critiche incomprensibili».

Vengano dai palazzi di Washington o da Bruxelles, critiche e accuse si concentrano sugli ingranaggi tecnici, più che politici, della strategia rivendicata da Berlino, ma questo le rende più devastanti. Ha cominciato il Fmi, con una sorta di inversione a U, che ha sconfessato le scelte compiute, a partire dalla crisi greca. Il Fmi sostiene che tutti i calcoli fatti, quando è stata lanciata l'austerità, erano sbagliati e gli effetti sull'economia sono stati molto più pesanti del previsto.

A quanto pare, nessuno si era reso conto che, con i tassi d'interesse già vicini allo zero, la stretta fiscale non poteva essere ammorbidita e compensata da un allentamento monetario. Analogo, anche se visto da un'angolazione diversa, il ragionamento che ha preso piede nella tecnocrazia di Bruxelles. Qui, il punto è la differenza fra crisi ciclica, cioè legata alla congiuntura, quindi temporanea, e crisi strutturale, che resterebbe, cioè, anche in caso di ripresa.

Tanto più alta la componente strutturale, tanto più duri e pesanti i tagli e le riforme delle manovre d'austerità. A Bruxelles, i tecnici si sono resi conto di avere esagerato la componente strutturale (per la Spagna, ha significato dare per scontata una disoccupazione al 24 per cento), dando spazio ad una moderazione dei programmi di austerità. Non solo. Un rapporto sul mercato del lavoro, uscito lunedì scorso, sollecita politiche "che stimolino la domanda di lavoro". E' una sorta di rivoluzione copernicana: per la prima volta, il termine "stimolo" entra nel vocabolario di Bruxelles.

Ma la burocrazia comunitaria ha, alla fine, messo nel mirino anche la politica interna tedesca. L'austerità in casa propria - sosteneva, a metà ottobre, lo studio firmato da una delle teste d'uovo di Bruxelles, Jan ‘t Veld - ha aggravato la recessione dei paesi in deficit, rendendo "più duro il riequilibrio nella periferia ed esacerbando ulteriormente il temporaneo peggioramento del rapporto debito- Pil". Tanto più che, contemporaneamente, la Germania compensava l'austerità interna con le esportazioni. É l'accusa che, libero dagli impacci diplomatici di Bruxelles, fa, con brutale chiarezza, il Tesoro Usa.

Per tutto il corso della crisi finanziaria dell'eurozona, diceva, mercoledì, il suo periodico rapporto sulle valute, la Germania ha mantenuto un ampio avanzo: nel 2012 superiore anche a quello della Cina. "Il tasso anemico di crescita della domanda interna tedesca e la dipendenza dall'export hanno ostacolato il riequilibrio, in un momento in cui molti altri paesi dell'eurozona hanno subito una severa pressione a tagliare la domanda interna e comprimere le importazioni, per promuovere il riequilibrio".

Non è un problema solo europeo, chiarisce, a scanso di equivoci, il Tesoro americano: " il risultato netto è stato una spinta alla deflazione nell'eurozona, come per tutta l'economia mondiale".

Berlino, però, non ci sta e, in una nota ufficiale, tace sui tagli di spesa operati sul bilancio nazionale e insiste, invece, sul fatto che il governo non ci può far nulla se le industrie tedesche sono così competitive. A Bruxelles, la Commissione si guarda bene da rendere esplicite critiche al gigante tedesco, visto tuttora come «una locomotiva per l'economia dell'eurozona".

La Commissione, tuttavia, è destinata a mettere presto i piedi in un piatto da cui si terrebbe volentieri lontana. A metà novembre deve dare le pagelle ai paesi europei e alla Germania, che ha sfondato il tetto di un surplus commerciale superiore al 6 per cento del Pil, dovrebbe mostrare un cartellino giallo. Proprio come dicono gli americani.

 

 

merkel-obamaOBAMA E MICHELLE CON ANGELA MERKEL E IL MARITO FOTO LAPRESSE CHRISTINE LAGARDE FOTO MERKEL SAMARAS ENRICO LETTA E ANGELA MERKEL

Ultimi Dagoreport

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…