donald trump ursula von der leyen usa ue dazi

PER PLACARE TRUMP SIAMO COSTRETTI A COMPRARE MERCI MADE IN USA – L’EUROPA STUDIA LA "CONTROMOSSA" AI POSSIBILI DAZI AMERICANI: COMPRARE PIÙ ARMI, AUTO E GAS STATUNITENSI. PIÙ CHE UNA RISPOSTA MUSCOLARE, SOMIGLIA A UNA RESA, CHE CESTINEREBBE SEDUTA STANTE L’AMBIZIOSO PIANO DRAGHI E TUTTE LE CHIACCHERE SUL RENDERE L’EUROPA PIÙ COESA E FORTE DI FRONTE ALLE SFIDE ESTERNE - LA DETASSAZIONE ALLE AZIENDE ESTERE AL 15%, ANNUNCIATA A DAVOS DAL TYCOON RISCHIA DI DESERTIFICARE ANCORA DI PIÙ IL CONTINENTE…

 

1. FONTI UE, 'DA WASHINGTON SEGNALI POSITIVI, INTESE POSSIBILI'

DONALD TRUMP CONTRO L EUROPA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

(ANSA) -  "E' un fatto della vita che tra i 27 Paesi dell'Ue ci sono relazioni diverse con gli Stati Uniti, ma la posizione dell'alto rappresentante è quella di trovare unità tra noi: i segnali che stiamo ricevendo da Washington è che si può raggiungere un'intesa sulla maggior parte delle questioni". Lo afferma un alto funzionario europeo alla vigilia del Consiglio Affari Esteri, dove i 27 ministri avranno uno scambio sulla relazione transatlantica nel formato ristretto.

 

2. IL PIANO DI VON DER LEYEN: COMPRARE ARMI, AUTO E GAS PER CONVINCERE TRUMP (E EVITARE I DAZI ALL’UE)

Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/economia/2025/01/24/news/von_der_leyen_reazioni_ue_trump_davos-423957912/

 

URSULA VON DER LEYEN AL WORLD ECONOMIC FORUM DI DAVOS

Sui dazi si può trovare un compromesso perché l’Unione europea ingaggerà la guerra commerciale con gli Usa solo se costretta. Gli annunci vulcanici di Donald Trump stanno spaventando il Vecchio continente. L’ennesimo affondo compiuto dal presidente americano dal palcoscenico di Davos secondo cui l’Europa “tratta molto male” gli States mettono a soqquadro l’abitudinario understatement di Bruxelles.

 

La Commissione sta allora tentando di mettere in piedi una mediazione che possa evitare il decadimento delle relazioni transatlantiche. Un negoziato basato sull’unico argomento compreso dal tycoon: i soldi. Sul piatto […] ci sono tre settori merceologici: auto, armi e gas.

 

ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia

L’idea […] è […] di predisporre un piano che renda più facilmente importabili nell’Unione le vetture statunitensi o prodotte negli Stati Uniti. […]

 

L’altro capitolo […]  riguarda l’industria delle armi. È chiaro che si tratta di un settore inevitabilmente in crescita vista l’attuale situazione internazionale. In realtà fino all’anno scorso oltre il 60 per cento di tutti gli ordini per la Difesa sono stati commissionati a industrie a Stelle e strisce. Ma a Palazzo Berlaymont sono convinti che ci può essere uno spazio ulteriore, in termini assoluti, di incrementare questo tipo di importazioni.

 

Il terzo punto è il gas. Sebbene negli ultimi due anni l’acquisto di Ngl americano sia cresciuto esponenzialmente per sostituire il metano russo, la Casa Bianca ritiene che si possa fare di più.

 

giorgia meloni ursula von der leyen vertice italia africa

Per capirci: la quantità di gas liquido Usa esportato nell’Unione è passata da poco più di 8 miliardi di metri cubi a 56 miliardi. Solo la Norvegia ne vende di più all’Ue. Ma quello che non va giù a Trump è che tra i primi acquirenti non c’è la Germania.

 

Nella classifica dei ‘migliori’ compratori figurano: Francia, Spagna, Olanda, Belgio e Italia. Sul tavolo quindi viene messa l’opzione di comprarne di più, in primo luogo coinvolgendo maggiormente Berlino. Solo se tutto questo non sarà sufficiente, allora l’Ue risponderà con i ‘contro-dazi’ che sono stati già predisposti parallelamente al tentativo di mediazione.

 

 

3. ADESSO L’UE RISCHIA L’ESODO DELLE AZIENDE

Estratto dell’articolo di Gabriele Rosana per “il Messaggero”

 

DONALD TRUMP VS URSULA VON DER LEYEN - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK

[…] La reazione promessa da Trump, con l'invito alle aziende globali a produrre negli Usa in cambio di una fiscalità di vantaggio (o pena dazi) è un'offensiva da manuale della concorrenza sleale, e ha una portata tale che per l'Ue assume i contorni di una precisa minaccia: la desertificazione industriale di un Vecchio continente che dalla padella della crescita anemica ostaggio del caro-energia finirebbe dritto nella brace della recessione.

 

Ancora a sera, nei palazzi delle istituzioni di Bruxelles le reazioni ufficiali non si allontanavano dalle bocche semi-cucite che in questi giorni si sono attenute al mantra del dialogo con Washington, pur se con «la fermezza necessaria a difendere gli interessi dell'Ue».

 

«Keep calm and carry on», alza le spalle un diplomatico rievocando un vecchio meme in voga sui social network: «Manteniamo la calma e guardiamo avanti». Eppure stavolta l'Ue rischia di vedere messi in discussione i pilastri su cui si regge l'imperfetta costruzione europea.

 

donald trump in videocollegamento con davos

[…] Visto da Bruxelles […] l'intervento in videocollegamento di Trump al World Economic Forum di Davos affossa senza troppe cerimonie gli obiettivi dell'agenda Draghi, il maxi-ricettario di riforme e investimenti pubblici e privati - almeno 800 miliardi di euro in più ogni anno, il doppio del Piano Marshall - indispensabile «per evitare una lenta agonia» (il copyright è dell'autore) che tutta Bruxelles venera da quasi cinque mesi come un vangelo, ma che non è stata finora tradotta in alcuna misura concreta. Di più, la competizione ad armi impari sognata dal tycoon e la migrazione fuori dall'Ue di quegli stessi investimenti privati è la contro-agenda Draghi in piena regola.

 

Oltre la sostanza, poi, c'è una questione di metodo. L'attendismo Ue irrita ancora di più se confrontato con il decisionismo con cui Trump ha firmato una sfilza di ordini esecutivi immediatamente applicabili, il giorno dell'insediamento.

 

LA MEME COIN DI DONALD TRUMP

La Commissione, invece, nicchia, anche se mercoledì si appresta ad alzare il volo sulla sua "Bussola della Competitività", il primo vero piano del nuovo mandato, ma non (ancora) un pacchetto normativo.

 

[…] Tre i filoni su cui si concentrerà: colmare il divario nell'innovazione, con nuovo impulso al risparmio privato (300 miliardi di euro ogni anno, per inciso, vanno proprio negli Usa, attratti dai migliori rendimenti), insistere sulla decarbonizzazione e sulle tecnologie pulite come volano di sviluppo, e infine diversificare le filiere.

 

Ferma nel sostegno ai mercati aperti in un mondo che torna al protezionismo, dopo il trattato di libero scambio con il blocco sudamericano del Mercosur, Bruxelles punta a creare opportunità per il proprio export nel resto del pianeta, dall'India al Messico fino alla Malesia.

 

GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN

Ma sullo sfondo c'è l'allarme pragmatico dell'altro Donald, il premier polacco Tusk, che dal podio della presidenza di turno del Consiglio ha invitato a «una revisione critica delle nostre normative, compreso il "Green Deal"», se in un mondo che abbandona le cautele climatiche finiscono per frenare anziché spronare la competitività.

 

La Commissione promette semplificazione, non deregulation: l'automotive - il comparto che più esporta negli Usa, con Germania e Italia in testa - sarà il primo banco di prova, con allo studio lo stop alle multe per chi non taglia abbastanza le emissioni e la creazione di incentivi pubblici europei per l'elettrico.

Ursula von der leyen – Recep Tayyip Erdogandonald trump in videocollegamento con davos ursula von der leyen votazione al parlamento europeo sui commissari URSULA VON DER LEYEN - FOTO LAPRESSEdonald trump in videocollegamento con davos 2donald trump in videocollegamento con davos 1IL GIURAMENTO DI DONALD TRUMP NELLE MANI DI ZORRO - MEME BY VUKIC

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...