flavio carboni

CARBONI ARDENTI – SEGRETI, OPERE E MISSIONI DI FLAVIO CARBONI, IL “GRANDE BURATTINAIO DEI MISTERI ITALIANI”: INDAGATO E IMPUTATO PER FATTI GRAVISSIMI, PER DECINE DI VOLTE, TRA MAFIA, LOGGIA P2 E POLITICA – IL RITRATTONE BY COLAPRICO: “ERA UN ‘PRINCIPE DELLE TENEBRE’. E PER CAPIRLO, BASTA RACCONTARE LA PRIMA PARTE DELLA SUA STORIA, INDISSOLUBILMENTE LEGATA ALLA TRAGEDIA DEL BANCHIERE ROBERTO CALVI…”

flavio carboni

Piero Colaprico per "la Repubblica"

 

Flavio Carboni è morto l'altro ieri a novant' anni, libero, con un'ultima condanna non ancora passata in giudicato. È stato indagato e imputato per fatti gravissimi, per decine di volte nel corso dei decenni, e lo si ricorda a Milano, aula del processo per il crac del Banco Ambrosiano.

 

Seconda metà degli anni Ottanta. Flavio Carboni, basso e scattante nel doppiopetto grigio, occhi vivissimi sotto un elaborato e cotonato parrucchino, se la ride con i giornalisti: «Meglio imputato che morto», dice. Forse non immagina di aver vergato da solo la sintesi estrema della sua intera vita da "faccendiere".

roberto calvi cadavere

 

Appellativo con cui passa alla storia del Paese, ma che realisticamente gli va stretto. Era un "principe delle tenebre". E per capirlo, basta raccontare la prima parte della sua storia, indissolubilmente legata alla tragedia del banchiere Roberto Calvi, il re del (fu) banco Ambrosiano. La memoria collettiva è come smagnetizzata, il 1982 non fu solo l'anno del Mundial. Il milanesissimo banco Ambrosiano era nato grazie all'Istituto Opere Religiose del Vaticano, lo Ior.

 

flavio carboni

Se ne servono in molti e non tutti sono clienti pii e specchiati. Anche i mafiosi di Cosa Nostra hanno messo i soldi all'Ambrosiano. E l'Ambrosiano è anche la fonte dei soldi che vanno in Svizzera, sul segretissimo conto Protezione, riconducibile al Partito socialista. Un appunto sul conto è stato trovato nella villa toscana di Licio Gelli, capo della Loggia P2. Lo stesso Calvi, legato al banchiere mafioso Michele Sindona, sta "dentro" le logiche del potere occulto.

 

michele sindona

Gelli l'ha affiliato sette anni prima e nella sua associazione segreta milita, insieme con industriali e imprenditori, generali e politici, anche Carboni. Il quale, in quel 1982, vuole recuperare da Calvi il denaro dei boss, ma un alto funzionario, Roberto Rosone, gli nega i rimborsi. E così una mattina d'aprile, mentre va al lavoro, Rosone nel pieno centro a Milano viene affiancato da una moto. Sul sedile posteriore c'è un killer, Danilo Abbruciati, detto Er Camaleonte. Una guardia giurata si accorge dell'agguato, spara a sua volta e uccide il killer. Chi l'aveva mandato?

ROBERTO CALVI

 

Forse Pippo Calò, boss di Cosa Nostra che "cura" la piazza di Roma ed è amico di Carboni? Passano altri due mesi e Roberto Calvi sparisce dall'Italia e se ne va a Londra. Dove, il giorno dopo il suicidio a Milano della sua segretaria Teresa Corrocher, viene trovato morto. Il corpo penzola sotto il Ponte dei Frati Neri. In tasca ha alcuni sassi. Sotto le scarpe, nessuna traccia di polvere.

 

flavio carboni

L'autopsia non dà risultati certi, solo recentemente viene stabilito, grazie a nuove tecniche, che è stato omicidio per strangolamento e la corda intorno al collo era simulazione. Calvi in Inghilterra s' era portato una borsa piena di documenti: chi riciclerà quella borsa facendola avere a un alto prelato? Carboni. E come finisce la complessa questione? Assolto.

 

Un aneddoto merita: quando Carboni, che tutti cercavano, viene arrestato in Svizzera, i gendarmi gli trovano in tasca un appunto. C'è scritto: «Darida: attenzione a Milano e a Sica», cioè il giudice Domenico Sica. Darida? Cioè, Clelio Darida, ministro di Grazia e Giustizia, avverte il latitante? L'indagine si arena.

 

licio gelli

Qualcuno sostiene che sul biglietto si legge "Durida", non Darida. Sarà. Da quel momento il magistrato che segue l'indagine acquista, a sua insaputa, un soprannome: sarà chiamato il "procuratore generule". Uomo di ampie relazioni, il sassarese Carboni si vantava di poter giocare a poker con il principe Carlo Caracciolo, ma più che i salotti dei nobili, dei potenti e degli imprenditori le sue rotte quotidiane s' intrecciavano spesso con altre persone difficili da inquadrare.

 

flavio carboni

Da Francesco Pazienza, agente dei servizi segreti italiani, a Umberto Ortolani, detto "baffetto", amicone di Gelli e con relazioni oltre Oceano. E va detto che prima della caduta del Muro di Berlino (1989), quando la contrapposizione Urss-Usa era tenace e letale, in un Paese strategico come il nostro crescevano, all'ombra dei partiti della Prima Repubblica, "spicciafaccende" di basso, medio e altissimo livello. Carboni, di questa schiera, può essere considerato un «numero uno».

 

Lo troveremo in tarda età implicato a vario titolo in indagini sui dossier di diffamazione dei politici; in inchieste della guardia di Finanza su come il narcotraffico si trasforma in belle case in Costa Smeralda (lui ha venduto una villa a Silvio Berlusconi, socio della loggia P2); e viene condannato in primo grado per gli affari della Loggia P3.

flavio carboni

 

Suo coimputato Denis Verdini, assolto. Lui s' è preso sei anni e mezzo in primo grado. Continuava a proclamarsi «estraneo ai fatti» e prima della Cassazione è stata la morte naturale a mettere la parola fine a una vita da imputato. Longeva e degna di un film: decisamente un noir.

licio gelliflavio carboniMICHELE SINDONA michele sindonaMichele Sindona jpegROBERTO CALVI CON LA MOGLIE CLARA ROBERTO CALVI E MOGLIE CON PAOLO VI FLAVIO CARBONIFLAVIO CARBONIPIER LUIGI BOSCHI FLAVIO CARBONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”