bersani piero grasso

SEMPRE UGUALI E LIBERI (DAGLI ELETTORI) - PIETRO GRASSO ALL'ATTACCO DI BERSANI, ''CHI INTENDE TORNARE ALLA SUA VECCHIA CASA POLITICA, LO FACCIA SUBITO E CI LASCI PROSEGUIRE''. AL SUO VECCHIO PARTITO NON VERSAVA MANCO LE QUOTE, QUELLO CHE HA FONDATO (LEU) È STATO RANDELLATO ALLE ELEZIONI, MA L'EX MAGISTRATO ''VUOLE ANCORA COSTRUIRE UN SOGGETTO DI SINISTRA''. DITEGLI CHE L'HA GIÀ FATTO ED È ANDATA MALE

Alessandro Giuli per ''Libero Quotidiano''

 

Pietro Grasso non ha nostalgia di casa, anche perché lui una casa politica non l' ha mai avuta. Il suo domicilio si chiama vanità. È per questo che adesso crede di poter attaccare i suoi ex compagni di disavventura con i quali aveva messo su il circo elettorale goscista di Leu, Liberi e Uguali, parenti poveri e contestatori del più ricco e degenerato Partito democratico renziano.

 

Più sinistri, ma certo non meno borghesi, peraltro. Fatto sta che l' ex presidente del Senato ha pubblicato sul sito di Leu qualcosa di simile a un manifesto per un rilancio ricostituente, sebbene suoni più che altro come una sconfessione delle recenti amicizie, in particolare quella con il buon Pier Luigi Bersani dato per rientrante nell' orbita di un Pd finalmente derenzizzato.

BERSANI PIERO GRASSO

 

«Io non ho cambiato idea: voglio contribuire a fondare un partito di sinistra, autonomo e alternativo ai partiti esistenti». Poi l' attacco: «Chi intende tornare alla sua vecchia casa politica, lo faccia al più presto e ci lasci proseguire».

 

Perché «le diverse e reiterate prese di posizione pubbliche di apertura a rassemblement più o meno popolari, legittime ma senza coordinamento alcuno con il coordinamento politico di Leu, mi hanno convinto a fare questa, vi assicuro ultima, forzatura per tutelare il progetto originario, nella speranza che serva far nascere una proposta condivisa per andare avanti, insieme, e costruire Liberi e uguali».

 

IMMAGINE SBIADITA

Al netto della sintassi letargica e della punteggiatura dadaista, Grasso si mostra impaziente, rabbuiato verso i deviazionisti inteneriti e sopra tutto sicurissimo di sé. Può permetterselo? Ovvio che no. A Pietro Grasso si possono attribuire alcune qualità (quando tace, per esempio, oppure quando sorride bonario), non però lo status del trascinatore politico né quello del fine stratega.

 

PIETRO GRASSO TRA BERSANI ED ENRICO LETTA

La sua sicilianitudine da ex magistrato di frontiera antimafia l' ha condotto parecchio in là, fino a trasformarlo nella seconda carica dello Stato proprio grazie a quel Bersani che oggi lui sbertuccia in modo aggressivo. Fu Pier Luigi, al solito autolesionista e uscito vincitore mutilato dalle elezioni nel 2013, a piazzare Grasso e Laura Boldrini alla presidenza delle Camere nella vana speranza di strappare ai grillini un accordo di legislatura. Sappiamo com' è andata a finire... Prima Enrico Letta, poi Matteo Renzi e infine Paolo Gentiloni, tra un Nazareno e una scissione in Forza Italia, si sono presi lo scranno di Palazzo Chigi affiancati dalla sussiegosa e lacrimevole coppia istituzionale.

 

ROBERTO SPERANZA - PIERO GRASSO - PIPPO CIVATI - NICOLA FRATOIANNI

Boldrini ha per lo meno trovato una collocazione ideale nel pantheon delle madonne addolorate che tutelano i migranti stranieri e le antifascisterie tardopartigiane: senti il suo nome e ti si apre un mondo terribile ma reale. Di Grasso, invece, non si ricorda una sola proposizione indimenticabile, la rottura di uno schema, un guizzo geniale o anche un silenzio gravido di conseguenze. Per non dire dei consensi mobilitati, non essendone mai pervenuti grazie a lui.

 

POCHI VOTI

Non so se Grasso abbia mai sperato per un attimo, in cuor suo, di passare dalla presidenza del Senato al Quirinale per una qualche cinica beffa del fato. In ogni caso, terminata la scorsa legislatura, ha scommesso tutto sul marchio della vecchia ditta bersaniana riverniciata d' idealismo gruppettaro (tendenza Nicola Fratoianni) ed effigiata dal principe del crepuscolo Massimo D' Alema.

 

stefano fassina paolo savona giorgio la malfa (2)

È stato concepito così, Leu, doveva erompere dal voto del 4 marzo scorso e scalare la vetta del 10%. Si è fermato al 3,4 lasciando una manciata di parlamentari nella disdicevole necessità di rifarsi una vita (il migliore di tutti è l' economista atrabiliare Stefano Fassina, ormai in quota populismo di sinistra).

 

Oggi che la vecchia malattia frazionista si sta incaricando di scindere l' ultimo atomo a sinistra del Pd, adesso che a Pietro Grasso converrebbe davvero rassegnarsi a stringere mani in qualità di miracolato emerito della Repubblica, lo ritroviamo fosco e descamisado a sfidare con imprudenza l' età della pensione.

GRASSO BOLDRINIFASSINA BERSANI

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