draghi italia nord sud

SI FA PRESTO A DIRE “FARE GLI INTERESSI DEL PAESE”. IL NORD E IL SUD SONO TROPPO LONTANI, HANNO BISOGNO DI INTERVENTI DIVERSI E SPESSO IN CONFLITTO - IL CONTE-DUE AVEVA IL BARICENTRO NEL CENTRO-SUD, IL GOVERNO DRAGHI E’ A TRAZIONE SETTENTRIONALE E DOVRA’ DECIDERE COME IMPIEGARE LE RISORSE EUROPEE, QUALI PROGETTI FINANZIARE, CON CONSEGUENZE RADICALI PER I DIVERSI TERRITORI - SE BUONA PARTE DI QUELLE RISORSE FINIRÀ AL NORD, CHI TERRÀ A FRENO LE TENSIONI SOCIALI MERIDIONALI? E QUANDO CI SARANNO LE ELEZIONI, CHI CATTURERÀ PIÙ CONSENSI NELL'IMMENSO BACINO ELETTORALE DEL SUD?

Angelo Panebianco per il “Corriere della Sera”

 

GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI

Come capita spesso, anche nel corso di questa crisi di governo pochi commenti hanno dato sufficiente rilievo a un aspetto da cui in Italia non si dovrebbe mai prescindere: il peso della divisione fra il Nord e il Sud, la capacità che essa ha sempre avuto, e ha tuttora, di condizionare le vicende politiche nazionali. Il passaggio dal Conte 2 a Draghi non implica solo cambiamenti nel personale di governo e un allargamento della maggioranza parlamentare. Comporta anche, almeno potenzialmente, uno slittamento geografico.

 

mara carfagna

Il Conte 2 (a differenza del Conte 1) era un governo con un baricentro fortemente spostato verso il Centro-Sud. La composizione della maggioranza che sosterrà Mario Draghi, con l'ingresso di Forza Italia ma soprattutto della Lega, nonché la stessa composizione dell'esecutivo, sono tali da indicare che un riequilibrio geografico è in atto. Non sono affatto segnali insignificanti l'opposizione di Fratelli d'Italia e la scissione potenziale entro i 5 Stelle.

 

Poiché il primo è un partito in crescita ma con insediamento e possibilità di espansione soprattutto nel Centro e nel Mezzogiorno, e il secondo è un gruppo in declino verosimilmente destinato a mantenere qualche residua posizione elettorale proprio nel Sud. C'è un problema immediato, che riguarda le scelte del governo Draghi, e c'è un problema di più lungo termine che riguarda l'evoluzione della divisione Nord/Sud.

 

sergio mattarella e mario draghi

Il governo Draghi dovrà fare, molto presto, scelte delicate (ad alta infiammabilità politica): come impiegare le risorse europee, quali progetti finanziare e con quali conseguenze per i diversi ambiti territoriali? Se si tratterà soprattutto di ridare slancio al sistema produttivo, fonte della ricchezza nazionale, buona parte di quelle risorse finirà per essere indirizzata verso le aree (produttive) del Nord. Ma difficilmente ciò potrà avvenire senza tensioni e resistenze.

 

Anche perché, naturalmente, è tutto il Paese, da un capo all'altro della Penisola, ad avere sofferto i pesanti effetti economici della pandemia. Draghi e i suoi ministri dovranno cercare un equilibrio difficile da realizzare e ancor più da mantenere fra esigenze diverse e contrapposte. In queste condizioni, ancorchè titolare di un ministero senza portafoglio, la neo-ministra per il Sud, Mara Carfagna (Forza Italia), si trova ad occupare una posizione strategica, svolgerà, plausibilmente, un ruolo rilevante.

 

GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

Ma c'è anche un problema più di fondo. Ci sono ombre che si proiettano ben al di là dell'orizzonte del governo Draghi. Da quali forze, e con quali idee, il Sud sarà politicamente rappresentato? Chi, quando ci saranno le elezioni nazionali, catturerà più consensi nell'Italia meridionale?

 

Quali forze si imporranno (ammesso che ce ne sia qualcuna in grado di farlo) come elettoralmente egemoni nel Sud? Bisogna soprattutto tenere a mente una circostanza: le spinte centrifughe, ossia la tendenza alla divaricazione e al reciproco allontanamento fra Nord e Sud, sono state tenute a bada solo quando un partito nazionale è riuscito a rappresentarli entrambi. È stata questa la chiave del lungo predominio democristiano dalla nascita della Repubblica fino ai primi anni Novanta dello scorso secolo.

berlusconi salvini renzi

 

Così come del successo di Forza Italia e del berlusconismo. Proprio come la Dc, anche Forza Italia nella sua fase di maggior successo era in grado di rappresentare tanto la Lombardia e il Friuli-Venezia Giulia quanto la Sicilia e la Campania, ampie parti del Nord e ampie parti del Sud. Matteo Renzi quando diventò premier, a sua volta, immaginò di fare del Pd il «partito della nazione» (ugualmente forte nelle diverse aree del Paese). Ma senza riuscirci .

 

Da ultimo, c'è stato il tentativo di Matteo Salvini di trasformare la Lega (già Lega Nord) in un movimento nazionale in grado di intercettare, con uguale capacità di attrazione, elettori settentrionali e meridionali. Tentativo almeno in parte riuscito come indica il fatto che la Lega resta stabilmente primo partito nei sondaggi. Ma è anche chiaro che, se non è soltanto tattica, la riconversione leghista di questi giorni (il neo-europeismo di Salvini) cambia di nuovo il quadro.

 

MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE

Sembra proprio che il vecchio insediamento leghista, quello della Lega Nord, delle aree produttive settentrionali, abbia ripreso il sopravvento. Aggiungiamo infine che anche nel Pd potrebbero esserci fra un po' di tempo cambiamenti rilevanti. Tra le ipotesi sul tavolo c'è quella di un uomo del Nord, il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, come segretario. Tutto questo per dire che non sembra esserci all'orizzonte un partito che sia in grado di riunire sotto il suo ombrello sia il Nord che il Sud. Al momento, appare probabile che rappresentanze politiche fra loro distinte, separate, possano diventare egemoni in queste due parti del Paese.

 

LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI

Se così fosse, dovremmo aspettarci un aumento delle spinte centrifughe. Con il consueto strascico di rancori e contrapposizioni ideologico-territoriali che l'Italia periodicamente conosce fin da tempi della sua unificazione. Da ormai diversi anni il Mezzogiorno, dove pure esistono realtà produttive importanti e centri d'eccellenza, sembra essersi complessivamente rassegnato a convivere con i propri antichi vizi.

 

È ormai esaurita la spinta propulsiva esercitata in vari momenti della storia d'Italia dal movimento meridionalista, ossia da quell'insieme di forze intellettuali e imprenditoriali, politiche (in senso lato), tese a fare del Sud una società compiutamente libera e aperta, non più soffocata da statalismi e clientelismi né aggredita da poteri criminali.

 

ITALIA - LE DIFFERENZE NORD SUD

I momenti in cui quelle forze erano vive sono stati anche i più felici della storia del Mezzogiorno: élite modernizzanti in conflitto con i poteri costituiti contribuivano a farne una società dinamica. Di tutto ciò sembra essere rimasto poco o nulla. Eppure, soltanto il Sud potrà aiutare se stesso. Ad esso serve la (ri) nascita di gruppi dirigenti capaci di scommettere sul futuro, dotati di risorse e di visione. Con il compito di stipulare alleanze virtuose con il Nord (con la parte migliore del Nord) e di tirarsi dietro la società meridionale.

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…