SINISTRATI ALL’ASSALTO DI INGROIA! - SPUNTA UNA NOTA DELL’UFFICIO COMUNICAZIONE DEL PD DIRAMATA IN TUTTA ITALIA: BISOGNA ATTACCARE “RIVOLUZIONE CIVILE” - “INGROIA, ORLANDO E I LORO ALLEATI IN SICILIA, CAMPANIA E LOMBARDIA RISCHIANO DI NON ARRIVARE ALL’8%” - INGROIA E DE MAGISTRIS PROTAGONISTI DI “UNA SPECIE DI OPERAZIONE SANTORO CHE HA TRADITO ANNI DI ANTIBERLUSCONISMO” - E ANCHE FASSINA SLURPEGGIA MONTI…

Wanda Marra per "il Fatto Quotidiano"

Si chiama "La nota del mattino" e ogni giorno viene mandata allo staff del segretario, all'ufficio stampa, a chi si occupa di comunicazione, a qualche deputato e magari ad alcuni giornalisti amici: è la versione del Pd del Mattinale del Pdl, il fascicolo by Bonaiuti con cui da tempo immemorabile Silvio Berlusconi detta la linea ai suoi. In casa democratica la tradizione è più recente, ma ormai consolidata. Inutile dire che in campagna elettorale stabilire una linea precisa a cui tutti - dirigenti e candidati - debbono attenersi è di vitale importanza.

D'altra parte, in queste settimane i Democratici sono allineati in maniera del tutto inconsueta. Nessuna dichiarazione fuori fuoco, nessuna delle loro abituali guerre aperte. Persino Stefano Fassina ieri sceglieva un'intervista a Libero per chiarire che il Pd governerà con Monti, anche in caso di vittoria al Senato. Proprio lui, il responsabile economico che ha attaccato frontalmente il Professore e che una volta le interviste le faceva per dire che il suo partito doveva togliergli il sostegno.

Se per caso qualcuno aveva ancora dei dubbi sulle reali intenzioni di Bersani, può toglierseli: comunque vadano le elezioni, il patto è assicurato. "Questa stagione lo richiede", per dirla con l'ex ribelle Fassina. I nemici, quelli veri, sono altri. Ingroia e Santoro, in testa. Prendiamo il numero della nota mattutina di martedì 15 gennaio. Dopo dotte considerazioni sull'economia e un paio di commenti su Monti che sbugiarda Berlusconi e il processo Ruby che va avanti, ecco il clou.

Il terzo paragrafo istruisce: "I sondaggi, quelli veri, mostrano la verità. La strada è irta di ostacoli, ma il Pd e il centrosinistra, se ben lavorano, vincono". E poi, il dato dell'Ipr Marketing, che dà il Pd al 31% nazionale e, soprattutto, vincente in tutte le regioni in bilico al Senato.
Il vero messaggio arriva alla fine: "Il Pd non chiede desistenze, ma riflessioni di responsabilità: Ingroia e Di Pietro rischiano di imitare Santoro e di fare un regalo alla destra". Eccoli, individuati, i cattivi da abbattere. Ma il Pd non ha nessuna intenzione di ammettere paure e debolezze. O di proporre patti, dove in politica un patto significa evidentemente chiedere qualcosa, pronti a dare qualcosa in cambio.

"Il Pd non ha proposto desistenze. Ha proposto a Ingroia, Orlando e ai loro alleati una riflessione: in Sicilia, Campania e Lombardia rischiano di non arrivare all'8%. Di conseguenza rischiano di non eleggere nessuno, ma di togliere voti al centrosinistra e di favorire così i disegni di Berlusconi (e di Monti e di Casini)". Poco importa che Roberto D'Alimonte in un'analisi per il Sole 24 ore abbia evidenziato che in bilico per Palazzo Madama non ci sono solo Lombardia e Sicilia, ma anche la Campania, dove gli arancioni sono stimati non sotto l'8, ma intorno all'11%.

E favorendo a Napoli la vittoria di Berlusconi potrebbero impedire al centrosinistra di governare da solo. Effettivamente una cattiveria per il Pd. Ingroia e i suoi dovrebbero farsi indietro in nome della responsabilità che i Democratici vanno propugnando verso tutto e verso tutti. Nell'ottica di una sorta di diritto unico a presentarsi alle elezioni, come hanno sottolineato molti commentatori negli ultimi giorni. D'altra parte, come dimenticare le parole di D'Alema su Monti, la cui candidatura sarebbe stata addirittura "moralmente" discutibile? Posizione che peraltro il Pd ha dovuto abbandonare, davanti alla realtà.

La "nota del mattino" accostava Ingroia e De Magistris a "una specie di operazione Santoro che per avere un po' di audience ha tradito anni di antiberlusconismo facendo uno straordinario favore a Berlusconi". Martedì sera il sondaggio di Ballarò mostrava come secondo il 37% degli interpellati Berlusconi dopo la trasmissione di Santoro ha dimostrato solo di essere bravo in tv, mentre per il 13% ha dimostrato di avere centralità politica e per un altro 13 ha genericamente ricompattato il suo elettorato. Nello stesso sondaggio il Pdl è al 17,4%: un punto in più rispetto all'ultima rilevazione, che si spiega con la massiccia presenza tv di Berlusconi.

Ma Bersani la sua campagna l'ha impostata dall'inizio: toni bassi, poche apparizioni tv, veleno limitato e niente colpi ad effetto. In questo momento appare schiacciato tra il Berlusconi rischiatutto, nel ruolo di simpatico combattente e il gelido Monti, nel ruolo di cattivissimo superbo. Ma continua a stare fermo. Ieri ha scelto la colonna sonora: l'Inno di Gianna Nannini, canzone d'amore (e di nostalgia). Non certo di battaglia.

 

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