salvini giorgetti

C'È ZIZZANIA IN PADANIA - GIORGETTI PREMIER AL POSTO DI SALVINI, CHE CAZZIA IL LEADER LEGHISTA PER LA SCONFITTA IN EMILIA? ''ERAVAMO IN DUE CITTÀ DIVERSE, MA QUALE INCONTRO?'', DICE MATTEO. ''NON MI ARRABBIAVO CON DI MAIO QUANDO CE N'ERA MOTIVO, FIGURIAMOCI CON LUI'', PIGOLA GIANCARLO - OVVIAMENTE NEL CENTRODESTRA (E FUORI) C'È CHI SOGNA LA FACCIA ISTITUZIONALE DEL CARROCCIO AL POSTO DEL CAPITONE

 

salvini giorgetti

Paolo Bracalini per “il Giornale

 

Ogni volta che la leadership di Salvini subisce una battuta d' arresto, come per la non vittoria in Emilia Romagna (nella Lega la davano per fatta), riprendono le quotazioni dell' eterno numero due del partito, Giancarlo Giorgetti. Settori trasversali extraleghisti guardano da sempre a lui come a un interlocutore più rassicurante e moderato rispetto a Salvini (ma era così anche con Bossi), l' uomo di collegamento ideale per una coalizione non troppo spostata sul sovranismo.

 

L' ampio spettro delle relazioni dell' ex sottosegretario, che vanno da Draghi al Quirinale (fu scelto addirittura da Napolitano come uno dei suoi «saggi»), alimentano la costruzione di retroscena che lo vogliono al centro di progetti politici, nuove maggioranze, future premiership.

 

Tanto più che Giorgetti, vista l' esperienza maturata sul campo, non fa mancare osservazioni critiche alla gestione di Salvini quando il capo ne sbaglia una. Così era successo la fine del governo gialloverde («Matteo ha sbagliato i tempi della crisi, doveva rompere prima...»), così succede anche per l' inciampo in Emilia Romagna, dove Giorgetti vede i segnali di un limite da colmare nell' azione di Salvini, «ci è mancato il voto delle città, servirà uno sforzo di visione per parlare con più efficacia a quegli elettori» più difficili da catturare con citofonate e slogan.

giorgetti maroni salvini

 

Si tratta dell' elettorato «borghese», più cittadino che extraurbano, a cui guardano anche Forza Italia e il partitino di Renzi, e che forse si troverebbe più a suo agio con un leghista alla Giorgetti piuttosto che con Salvini. E infatti dal fronte azzurro parte proprio una suggestione rivolta al numero due leghista.

 

A lanciarla è l' ex ministro Renato Brunetta, che immagina una maggioranza di governo alternativa - subordinata ad una rottura dei renziani con il M5s sulla prescrizione - fatta appunto da Lega, Forza Italia, Fdi più Italia Viva. Con quale premier? «Può essere il bravo Giorgetti» risponde Brunetta.

 

SALVINI MELONI GIORGETTI 1

Nella Lega la derubricano a «tentativo di avvelenare i pozzi» da parte degli alleati, lasciando immaginare strane manovre dietro le spalle di Salvini per alimentare divisioni interne. Anche i retroscena dei giornali su un presunto faccia a faccia in cui Giorgetti gli «rimprovera» gli errori fatti in campagna elettorale vengono smentiti seccamente («Eravamo in due città diverse, eravamo in due regioni diverse, non ci siamo visti. Cercano di seminare zizzania ma non ci riescono» scrive Salvini), anche dallo stesso vicesegretario: «Con Matteo non c' è nessun litigio. Non ho litigato neanche con Di Maio quando c' era da litigare, figuriamoci con Salvini... Ma, come si fa nei movimenti politici seri, quando ci sono le elezioni si esaminano i risultati per cercare di migliorare la prossima volta». I due si sono visti ieri a Roma per preparare la riorganizzazione della Lega con nomina di nuovi responsabili di aree tematiche.

 

matteo salvini, giancarlo giorgetti, gian marco centinaio

Sull' ipotesi di una maggioranza alternativa con Giorgetti premier nella Lega osservano che la linea di Salvini è sempre la stessa: l' unica strada è il voto. Il numero due sarebbe semmai un ottimo ministro dell' Economia in un futuro governo a trazione salviniana. Ma per arrivarci c' è di mezzo un cammino che può essere lungo e con imprevisti. D' altronde a dicembre era stato proprio Salvini a proporre un governo di salvezza nazionale, «sospendendo per un tempo breve e necessario attacchi, ostilità e polemiche, perché l' Italia viene prima degli interessi di partito». Gli aveva subito fatto eco un altro leghista, proponendo addirittura un governo Draghi sostenuto dalla Lega. Chi era? Giorgetti, of course.

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – OH, NO: VUOI VEDERE CHE ABBIAMO DI NUOVO SOPRAVVALUTATO TAJANI? PENSAVAMO CHE IL SUSSULTO SULLO IUS SCHOLAE FOSSE LO SLANCIO DI UN LEADER, PER QUANTO AL SEMOLINO, PRONTO A METTERCI LA FACCIA PER UNA BATTAGLIA DEL SUO PARTITO. E INVECE NO: NEI PALAZZI ROMANI SI MORMORA CHE DIETRO LE SUE DICHIARAZIONI (OSTILI ALLA LEGA) CI FOSSE LA ZAMPETTA DI GIORGIA MELONI, IMPEGNATA A SEMINARE ZIZZANIA NELLA LEGA DI SALVINI, ORMAI VANNACCIZZATA, CHE VEDE LO IUS SCHOLAE COME LA KRYPTONITE – UN "PIZZINO" PER GLI SCOMODI ALLEATI DEL CARROCCIO: NON TIRATE TROPPO LA CORDA - E IL "MAGO OTELMA" DI FROSINONE, TRAVESTITO DA MINISTRO, HA LANCIATO IL SASSO E POI NASCOSTO LA MANO...

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...