partiti feste berlusconi veltroni schlein salvini

"SONO UN COMPAGNO COME VOI" - QUELLA VOLTA CHE BERLUSCONI ANDO' ALLA FESTA DELL'UNITA' AD ARCORE - SONO LONTANI QUEI TEMPI: DAL PD ALLA LEGA, ORA, IN PIENO BIPOLARISMO AUTOREFERENZIALE, I PARTITI FESTEGGIANO DA SOLI - FA ECCEZIONE FRATELLI D’ITALIA, CHE PER ATREJU,  A DICEMBRE, PARE INTENZIONATA A MANTENERE LA TRADIZIONE DEGLI INVITI AGLI AVVERSARI. MA IL PD E’ ORIENTATO A NON PARTECIPARE – IL DIALOGO DI LUCIANO VIOLANTE SUI RAGAZZI DI SALÒ, VELTRONI AD ATREJU E IL CONFRONTO BERTINOTTI-FINI…

 

Estratto dell'articolo di Roberto Gressi per il “Corriere della Sera”

 

salvini festa lega

Eccolo qui, l’eterno ritorno del nemico. Il tempo dell’avversario, quello con il quale si duella e ci si confronta, ci si sfida e ci si rispetta, pare ridotto al lumicino

 

 

I l confronto, anche quando c’è, sempre più di rado, si traduce in un gioco di furbizie, teso più a scoprire il fianco dei rivali che a cercare una via di compromesso. È il nuovo corso del bipolarismo autoreferenziale, pressato anche dalle prossime elezioni europee, che rifiuta anche perfino l’ipotesi del dialogo, quello attraverso il quale, pur mantenendo le proprie idee guida, si esce tutti almeno un po’ cambiati, visto che gli schieramenti sono almeno due, anzi di più, ma il Paese, con i suoi problemi, è uno solo. Il nuovo clima si riflette anche sulle feste di partito. È così per la festa nazionale dell’Unità di Bologna, aperta alle opposizioni e non al centrodestra, vale per Pontida, dove gli oratori saranno esclusivamente leghisti.

 

Fa eccezione Fratelli d’Italia, che non ha ancora un programma definito visto che l’appuntamento di Atreju si svolgerà a dicembre, ma che pare intenzionata a mantenere la tradizione degli inviti agli avversari, con il rischio però, il Pd non lo esclude, di sentirsi rispondere «no, grazie». Eppure, non fu sempre così.

berlusconi veltroni festa unita

 

(…)

 

 

È la fine degli anni Settanta e si comincia con un autoinvito. Un giovane Silvio Berlusconi esce dalla villa di Arcore con la scusa di andare a protestare per la musica troppo alta della locale festa dell’Unità. Resterà lì per due ore a fare l’affabulatore, fino addirittura a dire che «Vedete, miei cari, sono un compagno anch’io, come voi, però riformista, dovreste imparare da Craxi».

 

Non sarà la sola volta. Siamo nel 2007, Berlusconi lascia l’ultimo congresso della Quercia, dopo la relazione di Piero Fassino, quasi commosso. Lo hanno pure applaudito. E si sbilancia pure a gigioneggiare: «Se questo è il futuro Partito democratico, al 95 per cento sarei pronto a iscrivermi anch’io…». Allerta spoiler: alla fine non si iscriverà.

 

schlein festa unita

A una Festa dell’Unità Berlusconi c’era già stato, nel 1995, su invito di Massimo D’Alema. Lungo discorso, anche spigoloso. Ricorda Gianni Cuperlo: «Per far respirare la platea fu buttato in pista un operaio metalmeccanico, Salvatore Buglio, che parlava a fatica tra i brusii, ma fu bravissimo. Si interruppe e disse: sono un operaio, non uno spot». La frase gli valse un’ovazione e la popolarità, e poi anche una candidatura al Parlamento.

 

Ma Alleanza nazionale non fu da meno. Una giovanissima Giorgia Meloni portò sul palco di Atreju il presidente della Camera Fausto Bertinotti a discutere con il segretario del partito Gianfranco Fini. Parlarono di capitalismo e globalizzazione, si scontrarono sulle droghe leggere, Bertinotti condannò i carri armati a Budapest e a Praga e l’intera ideologia sovietica, ma difese Fidel Castro. Giorgia lo sfidò poi a dire «ramarro» con la sua erre blesa e lui declinò, perché, raccontò, già alle elementari aveva avuto una maestra che per «guarirlo» lo faceva parlare con dei sassolini in bocca.

d alema montanelli

 

Soprattutto poi Meloni si augurò che nel futuro confronti come quello, tra leader così diversi, potessero diventare la quotidianità della politica. Walter Veltroni fu il primo a portare Fini a una festa dell’Unità, della quale era direttore, lo ha ricordato su Sette a Cesare Zapperi: «Confrontarsi tra schieramenti avversari con rispetto e nel comune obiettivo di lavorare per il bene del Paese è un’ambizione che dovrebbe essere recuperata e rilanciata». Nel 1994 su quel palco salì perfino Indro Montanelli, direttore della Voce e reduce dai suoi scontri con Silvio Berlusconi. Fu talmente investito dalle ovazioni della platea che fu costretto a ricorrere all’ironia per schermirsi: «Basta applausi, ve lo chiedo per legittima difesa».

 

 

 

 

 

 

 

SCHLEIN SUONA LA CHITARRA a castiglione del lago

Certo, sulle varie partecipazioni non è mancato il sarcasmo. Per tutti un tweet di Pietrangelo Buttafuoco: «Applausi per Roberto Fico alla Festa dell’Unità. Attenzione. Per Gianfranco Fini erano sempre ovazioni. E poi finì come finì». Ci fu il dialogo di Luciano Violante sui ragazzi di Salò, Renato Schifani ospite del Pd da presidente del Senato, ancora Veltroni ad Atreju, a presentare un libro di Antonio Padellaro su Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer, su quel palco salì anche Marco Minniti, per parlare di immigrazione, e quindi Enrico Letta, che a sua volta aprì la Festa dell’Unità a Renato Brunetta e Giancarlo Giorgetti, ministri di Mario Draghi, a Maria Elena Boschi e a Giuseppe Conte. Aveva invitato anche Galeazzo Bignami di FdI, ma la comparsa di una foto di lui a una festa di addio al celibato vestito da nazista fece ovviamente saltare tutto.

bertinotti finiSCHLEIN SUONA LA CHITARRA a castiglione del lagoSCHLEIN a castiglione del lagobertinotti fini festa atreju

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?