
“SULLA LEGGE ELETTORALE LO SCONTRO SI ANNUNCIA SANGUINOSO: GIORGIA MELONI SA CHE IL 'SÌ' DEGLI ALLEATI NON È SCONTATO E IL 'NO' DELL'OPPOSIZIONE ALTRETTANTO” - SORGI: “LA TRATTATIVA SUL PROPORZIONALE CON PREMIO DI MAGGIORANZA È APERTA E NESSUNO È IN GRADO DI PREVEDERE COME ANDRÀ A FINIRE. C'È SOLO UNA CERTEZZA, BASATA SUI PRECEDENTI: DA BERLUSCONI IN POI, OGNI VOLTA CHE UN PREMIER HA VOLUTO CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE A SUO VANTAGGIO, LE NUOVE REGOLE GLI SI SONO RITORTE CONTRO…”
Marcello Sorgi per "la Stampa" - Estratti
antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
Adesso che Meloni l'ha confermato, nell'intervista tv a Bruno Vespa, la nuova legge elettorale è entrata tra gli obiettivi del governo, anche se la premier sa bene che il "sì" degli alleati non è scontato e il "no" dell'opposizione altrettanto, con uno scontro parlamentare di fine legislatura che s'annuncia assai sanguinoso.
L'obiettivo di Meloni è impiantare anche sul piano nazionale un sistema simile a quello usato nelle regioni: proporzionale con un premio di maggioranza che consente, con il superamento di una soglia concordata (40, 42, 45 per cento secondo i casi), di ottenere appunto i numeri sufficienti per governare.
La cancellazione dei collegi che fin qui ha garantito al centrosinistra un solido insediamento al Centro-sud verrebbe meno.
L'obbligo per tutti i componenti della coalizione di presentarsi con il nome della premier candidata a succedere a se stessa, e non con quello del proprio leader, limiterebbe le possibilità di espansione per i singoli partiti, specie nel centrodestra dove la consistenza di Fratelli d'Italia da sola è superiore alla somma degli alleati.
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Si dirà: ma c'è stata un'epoca recente in cui la competizione con i nomi di "Prodi presidente" e "Berlusconi presidente" sulle schede elettorali aveva realizzato di fatto la riforma che oggi si vorrebbe introdurre per legge. Non è vero. A quei tempi la quota di collegi e la suddivisione prima del voto in "certi", "contendibili" e a perdere faceva sì che gli esiti della trattativa preelettorale tra gli alleati riuscisse a prefigurare in larghissima parte chi sarebbe stato eletto e chi no.
antonio tajani matteo salvini giorgia meloni
Con la proposta attuale, sia pure lasciando le liste in mano ai vertici dei partiti, l'incertezza crescerebbe.
Così che si può dire che Meloni, dopo tante voci che circolavano da troppo tempo, ha gettato il sasso nello stagno per vedere le conseguenze. La trattativa è aperta e nessuno è in grado di prevedere come andrà a finire. C'è solo una certezza, basata sui precedenti: da Berlusconi in poi, ogni volta che un premier ha voluto cambiare la legge elettorale a suo vantaggio, le nuove regole gli si sono ritorte contro.
matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani 2
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