1. SORPRESA PASQUALINA NELL’UOVO DI RE GIORGIO: È NATO IL GOVERNO MONTI-GRILLO! 2. COSÌ IL CAPATAZ DEL MOVIMENTO 5 PIPPE ANNUNCIA LA LIETA NOVELLA DI UN GOVERNO MONTI “AD LIBITUM” (Sì, PROPRIO QUEL MONTI LIQUIDATO IERI COME “ESATTORE DELLA MERKEL”): “IL PRESIDENTE NAPOLITANO HA CONFERMATO IERI LE NOSTRE POSIZIONI SU PARLAMENTO E GOVERNO. AL MOMENTO È LA MIGLIOR SOLUZIONE POSSIBILE IN UN PAESE CHE HA VISTO PARLAMENTI SVUOTATI DI OGNI AUTORITÀ E SIGNIFICATO'’ 3.PERCHE’ LA “PROROGATIO DEL CATIO” VOLUTA DA RE GIORGIO CONVIENE A TUTTI, SOPRATTUTTO A GRILLO & CASALEGGIO (SQUADRA DI INCAPACI CHE FA RIMPIANGERE L’EPOCA RUSTICA DELLA LEGA, DIFFICOLTÀ DI COMUNICAZIONE, PROGRAMMA VAGO ECC.)

1. PERCHE' LA "PROROGATIO DEL CATIO" VOLUTA DA RE GIORGIO CONVIENE A TUTTI, SOPRATTUTTO A GRILLO & CASALEGGIO (SQUADRA DI INCAPACI CHE FA RIMPIANGERE L'EPOCA RUSTICA DELLA LEGA, DIFFICOLTÀ DI COMUNICAZIONE, PROGRAMMA VAGO ECC.)
di Stefano Feltri per Il Fatto

Sorpresa: il nuovo governo non ci sarà. E quello di Mario Monti, ormai un esecutivo-zombie, un po' morto ma non del tutto, durerà almeno fino a maggio. Ma più probabilmente fino a luglio, o addirittura a ottobre, chissà.

Il 15 aprile si comincia a scegliere il nuovo capo dello Stato. Che dovrebbe insediarsi dal 15 maggio. A quel punto il mister (o Mrs) X che sarà al Quirinale, riceverà Monti. Il premier rimetterà il mandato - di nuovo - e il capo dello Stato dovrà decidere che fare. Potrà nominare un "governo del Presidente" che abbia come programma quello minimo elaborato - si spera - dai saggi che Giorgio Napolitano ha indicato oggi. Oppure dovrà rassegnarsi a sciogliere le Camere. E i tecnici di Monti rimarranno nel frattempo ancora in carica per gli affari correnti, attraversando così tre legislature.

Sembra un disastro? In realtà questo scenario va bene a tutti. Vediamo perché.

1- Silvio Berlusconi. Si presenta come uomo di Stato, è lui il vero "responsabile" che è pronto a far nascere ogni governo, era disposto a votare perfino Bersani. Nel caos attuale, può presentarsi come l'usato sicuro, deludente, certo, ma sempre meglio dei pasticcioni apparsi in seguito alla sua dipartita (tanto gli italiani hanno memoria breve, non si ricordano già più il Bunga Bunga e ildefault imminente).

In questa fase di negoziato permanente, il Cavaliere sa di essere un interlocutore per tutti, uno dei pochi punti fermi. E quindi, spera, le Procure non oseranno chiedere il suo arresto, i giudici saranno più miti, il Pd abbandonerà ogni intransigenza e archivierà sia il proposito di renderlo ineleggibile che quello di fare una vera legge sul conflitto di interessi.

2- Beppe Grillo. La sua è stata una profezia che si è auto-avverata: alla fine ci sarà la grande coalizione, o almeno questo è il tentativo, tra Pd e Pdl. Non per colpa della malasorte o per un disegno preciso del Pd, quanto per esclusiva responsabilità di Grillo. Il leader del Movimento a 5 stelle ha boicottato sia l'ipotesi di un accordo politico con i democratici perché, legittimamente, non poteva accordarsi con un avversario politico diretto come Pier Luigi Bersani. Ma ha affossato anche l'ipotesi del "governo dei migliori", quello che sarebbe stato guidato da un Rodotà o Zagrebelsky e che avrebbe realizzato una buona parte del programma a Cinque Stelle.

Ora Grillo è nella condizione che sperava: opposizione pura, anti-sistema, contro tutti, senza sfumature. Da lì spera di aumentare ancora i consensi, sempre che le gaffe e l'inadeguatezza manifestata finora dai suoi parlamentari, a cominciare dai capigruppo, non portino a una rapida disillusione degli elettori. Adesso il Movimento è sicuro che praticamente tutto il suo programma rimarrà su carta e che non si verificheranno più situazioni tipo quella che ha spinto alcuni deputati grillini a votare Pietro Grasso alla presidenza della Camera. Una vittoria tattica, al prezzo di una sconfitta strategica.

3- Mario Monti. Il premier in carica non ha più niente da perdere. Non si ricandiderà mai, il suo partito è nato morto, dopo un risultato elettorale pessimo. Al momento è fuori dalla corsa per il Quirinale. Quindi a lui va benissimo rimanere in carica e gestire il complesso avvio del "semestre europeo", cioè definire di raccordo con Bruxelles il bilancio dell'Italia per il 2014. Rimane in carica, ri-legittimato dal Quirinale dopo che il ministro degli Esteri Giulio Terzi, probabilmente per ambizioni personali, si è dimesso per il caso marò creando un danno di immagine notevole.

Il Professore è anche ministro degli Esteri ad interim, cosa che gli assicura il massimo della visibilità internazionale in questa fase. Può recuperare il suo ruolo di garante della politica italiana davanti a mercati e partner internazionali. Potrebbe guadagnarsi una riconferma nel prossimo governo, magari guidare lui un eventuale esecutivo del presidente (scelto dal prossimo capo dello Stato) o avere la presidenza delConsiglio europeo nel 2014.

4- Pier Luigi Bersani. Politicamente è morto. Ma poteva andare perfino peggio. Se Napolitano avesse provato subito con un governo del presidente, magari con un nome interessante, il Pd avrebbe potuto spaccarsi. Una parte a sostegno del governo, un'altra col segretario. Adesso Bersani guadagna tempo: può cercare di gestire la successione alla segreteria del Pd, tutelando il suo gruppo dirigente di fedelissimi (da sempre una priorità per Bersani).

Ha anche la possibilità di accompagnare Renzi alla candidatura a premier o alla segreteria, evitando lacerazioni nel partito. Cosa che aiuterà il Pd a restare compatto ma ridurrà di molto l'appeal del rottamatore. Formalmente è ancora il premier incaricato, ma le probabilità che al termine del lavoro dei saggi e dopo il voto al Colle riesca davvero a diventare presidente del Consiglio sono molto vicine allo zero.

5- Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze temeva di bruciarsi in questa fase di transizione. Si è solo un po' strinato, il suo nome è circolato troppo. Comunque sia, ora è considerato il salvatore (del Pd, del Paese, della democrazia...). E non solo dagli elettori del Pd. Potrebbe vincere per acclamazione, anche oltre i suoi meriti. Il protrarsi del vuoto di potere è la condizione ideale per rafforzare la presa sul partito e chiarirsi le idee sulla strategia da seguire per arrivare a palazzo Chigi senza ripetere gli stessi errori di Grillo (squadra non all'altezza, difficoltà di comunicazione, programma vago ecc.).

2. IL PARLAMENTO E I BADANTI DELLA DEMOCRAZIA
www.beppegrillo.it

Il presidente Napolitano ha confermato ieri le nostre posizioni su Parlamento e Governo. In sostanza ha affermato che un governo (mai sfiduciato...) è in carica, sebbene limitato agli affari correnti, e sta operando in collaborazione con il Parlamento, anzi solo previo consenso del Parlamento.

Ad esempio la Commissione speciale sta esaminando un provvedimento legislativo di carattere economico per sbloccare pagamenti alle aziende per 40 miliardi di euro con il contributo di tutte le forze politiche, tra cui il M5S, come espressione del Parlamento e non, come è avvenuto negli ultimi anni, attraverso atti di imperio del Governo con ripetuti decreti.

In questa fase, infatti, per poter emettere un decreto di urgenza fuori dagli affari ordinari, il Governo deve chiedere l'autorizzazione al Parlamento. Al momento è la miglior soluzione possibile in un Paese che ha visto una serie di Governi che hanno imposto le loro politiche a Parlamenti svuotati di ogni autorità e significato, anche grazie al Porcellum che ha trasformato i parlamentari in "nominati", in yes men.

E' necessario ridare al Parlamento la sua centralità. Per farlo è urgente l'istituzione delle Commissioni per l'esame delle proposte di legge. Le Commissioni a più di un mese dal voto non sono ancora state istituite, il risultato è un rallentamento dell'attività legislativa che potrebbe occuparsi da subito di temi come la nuova legge elettorale, il conflitto di interessi, il reddito di cittadinanza, la legge anti corruzione, l'abolizione dell'IRAP.

Chi si oppone alle Commissioni? E perché? Il M5S da settimane sta proponendo la loro formazione immediata nell'indifferenza dei partiti e delle Istituzioni. Il Paese non ha bisogno di fantomatici negoziatori o facilitatori del calibro di Violante, il gran maestro dell'inciucio, tanto per citarne uno, che operano come gruppi di saggi, non ha bisogno di "badanti della democrazia", ma di far funzionare meglio il Parlamento e alla svelta.

3. GRILLO: 'NO A BADANTI'. PD E PDL, SAGGI NON RISOLUTIVI
Ansa.it

''Al momento è la miglior soluzione possibile in un Paese che ha visto Parlamenti svuotati di ogni autorità e significato''. Cosi' il sito di Beppe Grillo commenta la soluzione individuata ieri da Napolitano che, secondo il post non firmato, puo' in qualche modo rispondere alla necessita' di ''ridare al Parlamento la sua centralità''. Per farlo, pero' ''e' urgente istituire le Commissioni'' perche' ''il Paese ha bisogno di un parlamento funzionante'' e non di ''fantomatici negoziatori'' o di "badanti della democrazia".

"Il presidente Napolitano - si legge sul blog del leader a Cinque Stelle - ha confermato ieri le nostre posizioni su Parlamento e Governo. In sostanza ha affermato che un governo (mai sfiduciato...) è in carica, sebbene limitato agli affari correnti, e sta operando in collaborazione con il Parlamento, anzi solo previo consenso del Parlamento".

CICCHITTO: DA SAGGI SUBITO PROGRAMMA E PRESTO NUOVO GOVERNO - "L'operazione dei saggi adottata dal Presidente Napolitano ha un senso di coerenza con il nostro ordinamento generale, se nello spazio di sette-dieci giorni massimo gli esperti ci danno la traccia di un programma condivisibile dalle forze politiche impegnate nella governabilitàche danno sbocco ad essa impegnandosi a dar vita ad un nuovo governo che in tempi ragionevoli ma rapidi deve avere la fiducia del Parlamento". Lo sostiene Fabrizio Cicchitto (Pdl) in una nota.

FRANCESCHINI, SAGGI? UTILI MA NON RISOLUTIVI - I cosiddetti 'saggi' individuati ieri da Napolitano per uscire dall'impasse politica "sono una soluzione utile, che può aiutare, ma che non può essere sostitutiva del luogo in cui certe decisioni si devono prendere, ovvero il Parlamento". Lo ha affermato a "In Mezz'ora" su Rai Tre Dario Franceschini del Pd aggiungendo che "non mi pare siano una soluzione risolutiva".

BRUNETTA, SAGGI? NON CREDO RISOLVERANNO PROBLEMA - "Il prolungarsi della crisi politica, apertasi con le dimissioni del governo Monti l'8 dicembre 2012, mette a rischio gli interessi dell'Italia. Le elezioni hanno indicato l'accordo fra Pdl e Pd come unico governo possibile. A questo non si è giunti per esplicito rifiuto di Pierluigi Bersani e per silente acquiescenza del resto del suo partito".

Lo afferma in una nota il presidente dei deputati del Pdl, Renato Brunetta. "Ora - prosegue Brunetta - il presidente della Repubblica prova a prendere altro tempo, chiedendo a dieci soggetti di indicare un programma e un percorso. Tale iniziativa, credo non cambierà i dati del problema. E, del resto, occorre rimediare a un grave guasto costituzionale: il governo in carica per il disbrigo degli affari correnti non ha mai ricevuto la fiducia, in questa legislatura. E', a tutti gli effetti, un non governo. Era ragionevole - conclude - tale condizione durasse il tempo necessario per superare la crisi. Non lo è che si protragga oltre".

RENZI, FASE DIFFICILE SI CHIUDERA' SE LAVORIAMO CON IMPEGNO - "La cosa importante è che l'Italia recuperi fiducia, entusiasmo e orgoglio di essere quello che l'Italia è, cioé una grande nazione. Sono momenti difficili, talmente delicati; credo che se ciascuno di noi farà il proprio mestiere per bene con grande impegno e grinta, allora anche questa fase difficile si chiuderà". Lo ha detto il sindaco di Firenze Matteo Renzi, stamani, in occasione delle manifestazioni per il tradizionale "scoppio del carro" in piazza del Duomo.

OLIVERO: 'SAGGI' STRADA CHE COSTRINGE A RIFORME - La scelta del comitato "é saggia e lungimirante e costringe la politica a misurarsi con la realtà concreta" e con la necessità delle riforme. Lo afferma il coordinatore di Scelta Civica, Andrea Olivero, secondo il quale i 'saggi' "possono indicare o circoscrivere terreni di possibili intese, a quel punto tutti saranno messi di fronte alle proprie responsabilità ".

MELONI, CON SAGGI STESSI ERRORI FATTI CON TECNICI - "Con tutto il rispetto per il presidente Napolitano, di cui non metto in dubbio la buona fede, stiamo ripercorrendo gli stessi errori che hanno consentito la nascita del governo Monti". E' quando dichiara Giorgia Meloni, deputato e fondatore di Fratelli d'Italia. "L'idea che pochi tecnici non eletti da nessuno o pochi politici con idee contrapposte, possano offrire soluzioni all'Italia senza ricorrere a dei compromessi al ribasso su ogni tematica - osserva Meloni - è un'utopia che abbiamo già pagato a caro prezzo nel corso dell'ultimo anno. E così, nel frattempo che alcuni illustri accademici, tutti uomini e con almeno mezzo secolo di vita, disquisiranno amabilmente intorno ai problemi della nazione, l'Italia continuerà a soffrire sotto un governo Monti 'ad libitum'. Della serie: fine pena mai".

ALEMANNO: SAGGI GRANDE INTUIZIONE,SPERO LAVORO RIESCA - "Mi sembra una grande intuizione. speriamo che dal lavoro di questi saggi venga un territorio d'intesa, una base d'intesa, che ci permetta finalmente di sbloccare la situazione delle riforme istituzionali e di dare una spinta per la fuoriuscita dalla crisi economica. Mi auguro sinceramente che questo esperimento di Napolitano abbia un risultato positivo". Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno commentando le scelte del Capo dello Stato a margine dell'inaugurazione di un tempio buddista a Roma.

SANTANCHE': SANCITA SCONFITTA PD, DOPO SAGGI VOTO - La scelta di Napolitano del comitato di saggi suona "come la sconfitta di Bersani, dei 'giovani turchi' e di quanti dicevano 'mai col Pdl, mai con Berlusconi'. Tutti smentiti". Lo afferma in un'intervista alla Stampa Daniela Santanché sottolineando che "vince la tesi su cui abbiamo insistito dal primo giorno: sbaglia chi rifiuta di unire le forze, di concentrarsi sulle urgenze dell'Italia, sui problemi della gente".

Bersani, aggiunge, "viene consegnato al passato. E' il sesto leader Ds-Pds-Pd messo fuori gioco da Berlusconi in 19 anni. E con lui la sua linea, che non gli ha permesso di indossare la maglia della Nazionale e della responsabilità. Che ha trasformato la crisi politica in una questione personale".

 

 

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