
CARO CI COSTA IL DISIMPEGNO AMERICANO - SENZA IL SOSTEGNO DEGLI USA, L'EUROPA DOVRA' INVESTIRE NELLA DIFESA TRA I 125 E I 150 MILIARDI DI EURO IN PIU' OGNI ANNO - LA META' DEL BUDGET AGGIUNTIVO DOVRA' ESSERE DESTINATO ALLE FORZE TERRESTI (ADDESTRAMENTO TRUPPE, MUNIZIONE E NUOVI CARRI ARMATI) - LA SECONDA PRIORITA' E' LA DIFESA AEREA - POI E' NECESSARIO MIGLIORARE LE CAPACITA' DELLA MARINA MILITARE DEI PAESI E INVESTIRE NELLA CYBER-DIFESA...
Estratto dell'articolo di Fabrizio Goria per “la Stampa”
VLADIMIR PUTIN CON LA MIMETICA
Uno sforzo considerevole. Se l'alleanza atlantica riducesse o interrompesse il supporto ai Paesi Baltici, l'Europa si troverebbe di fronte a un vuoto strategico che obbligherebbe a ridefinire priorità militari, finanziarie e politiche. Estonia, Lettonia e Lituania sono considerate il punto più vulnerabile del fianco orientale dell'Alleanza: confinate con la Russia e con l'exclave di Kaliningrad, hanno collegamenti limitati con il resto del continente e dipendono in larga parte dalla presenza militare alleata.
Un ritiro degli aiuti, oggi stimati in circa 220 milioni di dollari l'anno da parte degli Stati Uniti, ridurrebbe in modo drastico la loro capacità di deterrenza. Investire per la protezione diventa una priorità per l'Ue. Secondo un rapporto congiunto del think tank Bruegel e del Kiel Institute, per mantenere un livello minimo di sicurezza senza l'ombrello statunitense l'Europa dovrebbe aumentare la propria spesa per la difesa dal 2% del Pil attuale a circa il 4%. Fra i 125 e i 250 miliardi di euro ogni anno.
GUIDO CROSETTO - DIFESA E RIARMO
La prima voce di spesa riguarderebbe le forze terrestri, a causa delle vulnerabilità del cosiddetto "corridoio di Suwalki". Servirebbero brigate aggiuntive, carri armati moderni, veicoli blindati e scorte di munizioni in grado di resistere a una potenziale offensiva rapida. Gli esperti stimano che circa il 40-50% del budget addizionale dovrebbe essere destinato a personale, addestramento e mezzi corazzati.
La seconda priorità riguarda la difesa aerea e la sorveglianza. I Paesi Baltici hanno già investito in radar e missili antiaerei, ma la scala è insufficiente. [...] Un 20-25% della spesa aggiuntiva dovrebbe essere dedicato a queste capacità, spiegano gli analisti del Rand.
TRUMP E PUTIN SOLDATI DELLO STESSO ESERCITO - TWEET DI GIUSEPPE DI PIAZZA
Il fronte marittimo del Baltico richiede nuove risorse. La regione è cruciale per le rotte commerciali e per l'accesso navale russo. Una riduzione del sostegno Nato costringerebbe i Paesi europei a rafforzare flotte di pattugliatori, unità antisommergibili, sonar e sistemi anti-miniera. Le stime di Rand parlano di un 10-15% del budget da riservare alla dimensione marittima.
Un'altra voce centrale è la cyber-difesa. Gli attacchi informatici e le operazioni ibride costituiscono il preludio a crisi convenzionali. Proteggere reti energetiche, sistemi governativi, comunicazioni militari e logistiche è considerato essenziale, come ricorda Chainalysis. I governi dovrebbero investire tra il 10 e il 20% della spesa aggiuntiva in programmi di sicurezza digitale, intelligence condivisa e protezione delle infrastrutture critiche. Si tratta di capacità meno visibili, ma decisive per mantenere la resilienza complessiva.
roma, manifestazione contro il riarmo europeo 20
L'Ue sta cercando di predisporre strumenti finanziari per sostenere la spesa. La Commissione ha proposto il programma Safe, che prevede fino a 150 miliardi di euro in prestiti dedicati a difesa, mobilità, resilienza e spazio. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l'Alto rappresentante per la politica estera Kaja Kallas hanno scritto ai leader europei che «il divario da colmare, dopo anni di sottoinvestimento, è grande». Il nodo resta politico. [...]
Un ritiro del sostegno Nato ai Paesi Baltici non rappresenterebbe soltanto un problema militare. Sarebbe un segnale politico che metterebbe alla prova la coesione europea e la credibilità della deterrenza collettiva. Senza l'impegno diretto di Washington, il peso della difesa ricadrebbe sulle capitali europee, costrette a trasformare in tempi rapidi nuove risorse in capacità operative. [...]
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