renzi19

RENZI? TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO – LO STATO NON PAGA LE IMPRESE E L’EUROPA APRE PROCEDURA D’INFRAZIONE, LA VENDITA DELLE AUTO BLU È UN FLOP E IL TAGLIO DEGLI STIPENDI DI CAMERA E SENATO UN BLUFF: RENZI PROMETTE E GLI ITALIANI PAGANO

Maurizio Belpietro per "Libero Quotidiano"

 

Matteo Renzi Matteo Renzi

Renzi non paga e l’Europa lo multa, ma a dover metter mano al portafogli per versare la sanzione alla fine saranno gli italiani. Sono passati cento giorni dall’insediamento del governo, quando nell’aula del Senato il presidente del Consiglio promise di saldare tutti i debiti della Pubblica amministrazione. Ricordate? Il premier parlò di sblocco totale di tutti i debiti che lo Stato aveva accumulato nei confronti degli imprenditori e, nel timore di non essere stato capito, si fermò e ribadì: «Non parziale, ripeto: sblocco totale». Impegno ripetuto un paio di settimane dopo, quando si presentò di fronte ai giornalisti per la famosa conferenza stampa delle slide.

 

Quella riferita ai debiti si intitolava «E io pago (finalmente)». Anche in quell’occasione il capo del governo assicurò lo sblocco immediato dei pagamenti della Pubblica amministrazione, che nel dettaglio erano stimati in 60 miliardi. Si potrebbe continuare, elencando in quante altre occasioni il presidente del ha giurato che avrebbe aperto i cordoni della borsa per dare alle imprese ciò che le imprese attendono da tempo.

 

MATTEO RENZI A PORTA A PORTA MATTEO RENZI A PORTA A PORTA

L’unica cosa che non si può fare è però dire quando questi debiti sono stati saldati, perché, nonostante le promesse e malgrado i solleciti, lo Stato non ha ancor messo mano al portafogli. L’ultima volta che il premier è tornato sull’argomento, da immediata che era, la data per la liquidazione dei debiti slittò al 21 settembre, giorno di San Matteo, ma è assai probabile che neanche quella scadenza venga rispettata e l’atteso appuntamento scivoli ancora un po’ più in là, magari ad ottobre.

 

Così, mentre esorta le banche a finanziare le aziende rinunciando a farlo lui stesso con il denaro che alle aziende è dovuto, Renzi ieri si è beccato l’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Europa. Ad avviare la pratica è stato formalmente il commissario all’Industria, cioè l’italiano Antonio Tajani, ma certo non si può accusare - come il governo invece pare avere intenzione di fare - l’esponente politico di Forza Italia di scarso amor patrio.

 

I commissari è vero che firmano le lettere di richiamo, ma sono i parametri a imporre l’obbligo di dare inizio alla contestazione e gli uffici competenti a predisporre i documenti. Bruxelles non è Roma, dove a seconda della convenienza politica si chiude un occhio. E poi diciamoci la verità: erano mesi che la Commissione avvisava l’Italia spronandola a far presto e a rispettare i tempi.

Marianna Madia Marianna Madia

 

Ma il capo del governo, impegnato nella sua personale campagna elettorale, ha fatto orecchie da mercante, pensando che poi tutto si sarebbe aggiustato per il meglio, come si usa fare nella capitale. E invece no: dato che i debiti continuano a non essere pagati e che in media lo Stato accumula un ritardo di 210 giorni, contro i 30-60 degli altri Paesi, ora l’Europa minaccia multe pesanti.

 

Che per i contribuenti, oltre al danno sarebbero una beffa, in quanto per non aver ottenuto la liquidazione di ciò che è dovuto sarebbero costretti a pagare le sanzioni di Bruxelles. Insomma, cornuti e mazziati. Tuttavia, i debiti della Pubblica amministrazione non sono l’unico buco nell’acqua di Renzi. Spiace dirlo, ma molte delle promesse del presidente del Consiglio si rivelano quel che sospettavamo, cioè splendidi slogan elettorali, ai quali però non seguono i fatti. Un altro esempio? Prendete la vendita delle auto blu.

 

Con un colpo pubblicitario da artista della comunicazione, il premier annunciò in tv che le vetture sarebbero state vendute online e nei giorni seguenti l’ufficio stampa di Palazzo Chigi si prodigò per diffondere la notizia che le auto erano state vendute a prezzi vantaggiosissimi. Pur di porre le terga su sedili un tempo occupati da ministri ed esponenti della Casta la rete aveva offerto migliaia di euro oltre i valori d’asta.

 

Giuliano Poletti Giuliano Poletti

Peccato che alla prova dei fatti l’incanto via internet si è rivelato un bluff, non solo perché la maggioranza dei veicoli è rimasta invenduta, ma anche perché alcuni degli acquirenti non erano in grado di pagare. Sta di fatto che - come ha ricostruito Panorama - su 151 auto blu da vendere entro l’estate, solo 22 hanno trovato davvero un compratore. Le altre per ora sono invendute, comprese le famose Maserati in dotazione al ministero della Difesa quando c’era Ignazio La Russa.

 

LA RUSSA BARBA LA RUSSA BARBA

Costretto ai saldi pur di cedere le quattroruote in eccesso, Palazzo Chigi ha messo in rete le Alfa 156 rosse dei vigili del fuoco a 200 euro l’una e se neanche così riuscisse a trovare compratori, il governo rischierebbe di dover pagare perché qualcuno le porti via. Da ultimo arriva notizia di un’altra promessa mancata. Ricordate il tetto agli stipendi imposto a tutti i dipendenti pubblici? Camera e Senato hanno già trovato il modo di aggirarlo.

 

Siccome 240 mila euro lordi sono stati giudicati pochi, a Montecitorio e Palazzo Madama i funzionari non potranno guadagnare di più, ma al netto dei contributi e dell’indennità di funzione. Come dire che alla fine gli alti papaveri del Parlamento porteranno a casa lo stesso stipendio che avevano prima, però espresso al netto e non più al lordo. In pratica, il taglio agli stipendi è stato uno scherzo dei soliti Amici miei. E agli italiani tocca pagare il conto: per le finte vendite, per il finto taglio agli stipendi e per i ritardi veri dello Stato.

MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

Ultimi Dagoreport

donald trump tulsi gabbard vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVONO LE AGENZIE DI SPIONAGGIO A TRUMP E PUTIN? - ANZICHÉ PROTEGGERE LA SICUREZZA DELLO STATO, ANTICIPANDO RISCHI E CRISI, OGGI LA MISSIONE DI CIA E FBI IN AMERICA E DI FSB, SVR, GRU IN RUSSIA, È DI REPRIMERE IL DISSENSO CONFERMANDO IL POTERE - CIRO SBAILÒ: ‘’PER LA PRIMA VOLTA, IL VERTICE POLITICO NON SI LIMITA A INDIRIZZARE: PUNTA A SVUOTARE LA FUNZIONE DELL’INTELLIGENCE, RIDUCENDOLA A UNA MACCHINA DI STABILIZZAZIONE POLITICA AD USO PERSONALE...’’

ali larijani khamenei vladimir putin xi jinping

A TEHERAN QUALCOSA STA CAMBIANDO – SI NOTANO CURIOSI MOVIMENTI NEL SISTEMA DI POTERE IRANIANO: MENTRE RICOMPAIONO VECCHI VOLPONI COME ALI LARIJANI, STA NASCENDO UN NUOVO CENTRO DECISIONALE NON UFFICIALE, A GUIDARE LE MOSSE PIÙ DELICATE DEL REGIME. I PASDARAN PERDONO QUOTA (LA LORO STRATEGIA È FALLITA DI FRONTE ALL’ANNIENTAMENTO DI HEZBOLLAH, HAMAS E ASSAD), AVANZA UN “CONSIGLIO OMBRA” DI TRANSIZIONE, CON IL CONSENSO DI KHAMENEI – “L’ASSE DEL MALE” CON RUSSIA E CINA PROSPERA: TEHERAN HA BISOGNO DELLE ARMI DI PUTIN E DEI SOLDI DI XI JINPING. ALLA FACCIA DI TRUMP, CHE VOLEVA RIAPRIRE IL NEGOZIATO SUL NUCLEARE…

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…