T'ADORIAM, GIORGIO DIVINO! - SE LA VECCHIA GUARDIA PD NON SI ALLINEA AL GOVERNO NAPOLITANO-LETTA, SCIOGLIE LE CAMERE E LI MANDA SUBITO A CASA

Franco Bechis per "Libero"

Nell`aprile 1996, quando Romano Prodi per la prima volta vinse le elezioni politiche con il suo Ulivo, fu invitato in Rai a ‘'Mixer''. Il conduttore, Giovanni Minoli che per anni era stato il cantore ufficiale dei socialisti, lo presentò così: «Il buon professore, il manager, il politico, l`uomo delle speranze on the road e dell`Antitrust, del liberalismo temperato e del federalismo fiscale.

L`antidivo per eccellenza, il leader che alle tele-risse preferisce le tele-riflessioni. Il sorriso è rassicurante, bonario e sereno. A tratti frutto di turbamento, spesso il risultato di un ragionamento. Gli occhi, roteanti e morbidi, parlano con le pupille, dialogano con le sopracciglia, comunicano con il cristallino. Le mani, più che gesticolare, dicono...».

Milioni di uomini e donne nel giorno di San Valentino non sono stati capaci di vette simili nei confronti della persona di cui erano innamorati. Per ritrovare il modello Minoli sarebbe stato necessario attendere ben tre lustri. Solo nel novembre 2011 un fiume di melassa simile e perfino più travolgente avrebbe accompagnato l`arrivo a palazzo Chigi di Mario Monti e naturalmente anche la scelta del burattinaio che lì lo aveva portato.

Giorgio Napolitano a quell`epoca del loden e dell`unica virtù d`Italia cantata su stampa e tv (la «sobrietà») deve avere lasciato anima e cuore. Deve averlo ferito quel vaso di miele che dopo mesi si è spezzato, seguendo i ritmi e le acidità di una lunga campagna elettorale. È stata certo la struggente nostalgia per quei bei tempi in cui il timbro minoliano era divenuto pensiero unico dell`Italia mediatica a spingerlo ieri a un passo inconsueto per un garante della Repubblica.

Dopo avere affidato l`incarico da premier a Enrico Letta e spiegato in diretta tv i contenuti di quel mandato che non avrebbe alternative, Napolitano si è improvvisamente rivolto ai giornalisti e forse ancora di più ai loro editori: «Confido», ha detto, «che tutti cooperino, anche i mezzi di informazione per creare il clima di massima distensione piuttosto che vecchie tensioni».

Appello inutile, perché il giovane Letta non era ancora stato impalmato ufficialmente dal presidente della Repubblica, che già sui siti Internet dei principali mezzi di informazioni circolavano video e peana sulla nuova sobrietà "responsabile" del giovane politico che all`appuntamento con la storia era arrivato alla guida della sua berlina privata.

Giuliano Ferrara, che in queste occasioni mette in un angolo l`anticonformismo che lo ha reso celebre, si era già sdilinquito come all`apparire del magico loden, twittando: «Se foste vicini di casa di E. Letta e vi fosse capitato di vedere con che dolcezza accompagna le sue creature all`asilo, votereste la fiducia».

Insomma, un po` di anomalia c`era nell`appello di Napolitano alla concordia delle firme, ma non è il caso di lanciare grida alla libertà di stampa soffocata o per lo meno messa in autorevole imbarazzo: quella libertà era già svolazzante sulle vaporose nubi del deliquio per il potente di turno. Più che della stampa - bisogna rassegnarsi comunque a qualche se non isola, almeno aiuola libera - il presidente della Repubblica dovrebbe preoccuparsi di quei 945 parlamentari che gli è sembrato avere ormai in pugno dopo le nerbate fatte sibilare sulla loro pelle a Montecitorio il giorno del giuramento.

Napolitano è convinto di avere in ostaggio tutto il Pd al solo fare frusciare alle loro orecchie il potere appena riconquistato di sciogliere le Camere, mandare tutti a casa e probabilmente riconsegnare la sinistra al destino di minorità con cui per decenni ha convissuto. Altro potere, non meno efficace, pensa di avere il Capo dello Stato con Silvio Berlusconi e il Pdl: o mi obbedite, o se tradite il patto di sangue sottoscritto il giorno della ri-elezione, mi dimetterò ributtandovi nella Geenna in cui sarete preda ora dei Rodotà ora dei Prodi.

Dopo qualche sussulto iniziale, né l`uno né l`altro schieramento sembrano vivere come grande incubo le minacce del presidente. C`è chi pensa che alle elezioni con Matteo Renzi alla guida avrebbe destino più fausto di quello ora capitato, chi ritiene un gran bluff la minaccia di levare il disturbo, conoscendo le radici di quella passione alla poltronissima a cui pochi sono davvero immuni.

Non è la stampa dunque la preoccupazione che può agitare le notti del Colle: quella in gran parte scodinzolerà. Attento ai colleghi, invece caro Re Giorgio II: sarà nelle loro fauci che la melassa potrà trasformarsi in fiele...

 

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