mario draghi silvio berlusconi

“MARIOPIO” CI PROVA, MA BERLUSCONI ABBOCCA? - LA TELEFONATA DI IERI TRA DRAGHI E IL “BANANA” È IL TENTATIVO DEL PREMIER DI RICUCIRE LO STRAPPO CON IL LEADER DI FORZA ITALIA, CHE SI È SENTITO TRASCURATO E MESSO DA PARTE. TUTTO RISALE ALLA FORMAZIONE DEL GOVERNO, QUANDO FURONO CHIAMATI BRUNETTA, GELMINI E CARFAGNA, INVISI AL DUPLEX PARA-SOVRANISTA RONZULLI-TAJANI…

draghi berlusconi

1 - QUIRINALE: GIRO (FI), DOPO CASELLATI C'È SOLO DRAGHI

(ANSA) – "Condivido ogni parola della conferenza stampa di Matteo Salvini, punteggiatura inclusa.

 

La Casellati è Presidente del Senato, di fatto è oggi la vice di Mattarella ed è una donna di grande esperienza e profilo. E la sinistra cosa fa? Rinuncia addirittura a prendere la scheda in Aula. È incredibile.

 

SILVIO BERLUSCONI IN VERSIONE UMARELL

Ma vota contro ma vota, dico io. I cittadini e le cittadine non capiranno e noi enfatizzeremo questa scelta incomprensibile contro le istituzioni e contro le donne. Poi io dico una cosa semplice: dopo Berlusconi e dopo Casellati c'è solo Draghi. Una soluzione che non trova Giorgia Meloni contraria.

 

Ogni altra soluzione, seppur legittima e nobilissima, sembra ormai compromessa e indebolita". Lo dichiara in una nota il senatore di Forza Italia Francesco Giro.

 

2 - DRAGHI-BERLUSCONI

Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

licia ronzulli antonio tajani

In quella telefonata ci potrebbe essere l'inizio di una trattativa ancora tutta da scrivere. Erano settimane che Silvio Berlusconi attendeva che Mario Draghi si decidesse a chiamarlo.

 

Di sicuro, dentro Forza Italia non hanno preso per nulla bene che il presidente del Consiglio non lo abbia fatto negli ultimi giorni, da quando il leader azzurro è ricoverato all'ospedale San Raffaelle di Milano. Ha provato a vuoto, dicono da Palazzo Chigi.

 

GELMINI CARFAGNA BRUNETTA

Non risultano telefonate, rispondono dallo staff dell'ex premier. Ricostruzioni divergenti che sono il segno di una distanza che si è scavata tra sentimenti di diffidenza, da una parte, e delusione, dall'altra.

 

Berlusconi ha l'orgoglio ferito e non ne fa mistero. Il dolore di aver dovuto rinunciare alla candidatura della vita, quella per il Quirinale, non è stato lenito dall'atteggiamento del premier nei suoi confronti.

DRAGHI BERLUSCONI

 

 

 

Il presidente di Fi ha preferito voltarsi altrove e non indicare il nome dell'ex banchiere quando una settimana fa, si è sfilato dal totoquirinale. Come non ha fatto nulla in questi giorni, nella carneficina di nomi di bandiera e schede bianche, per dargli una mano.

 

Eppure, ora Draghi in qualche modo attende un segnale e a Palazzo Chigi intravedono una possibilità. Dopo aver sentito Berlusconi, Draghi ha ricevuto il coordinatore di Fi Antonio Tajani.

 

I feedback sono buoni. Il disgelo umano e politico, atteso da un po', c'è stato. Ma non è ancora detto che alla fine Berlusconi sarà colui che, come si potrebbe aspettare il presidente del Consiglio, sbloccherà la sua elezione. Non basta una telefonata, fatta da Draghi - pare sollecitato da Giovanni Toti, almeno secondo quello che dicono dentro Fi - per sincerarsi sullo stato di salute del leader.

berlusconi tajani 12

 

Per ricucire uno strappo che per chi circonda Berlusconi è stato significativo, servono dei passi in avanti e ulteriori passaggi. Vanno addolcite diverse asperità, mentre parallelamente si lavora alle possibili staffette dei ministri azzurri. Tra Berlusconi e Draghi ci sono incomprensioni che si sommano nei mesi e risalgono, infatti, alla formazione del governo, quando l'ex presidente della Banca centrale europea optò per tre ministri in quota Fi, tutti non di ferrea osservanza berlusconiana, sicuramente slegati dalle tentazioni filo-sovraniste del cerchio magico del capo.

 

maria elisabetta alberti casellati e silvio berlusconi

A partire da Renato Brunetta, una garanzia per il capo del governo, ma inviso al fondatore di Fi. Al momento, Draghi resta in coda alla short list dei candidati benedetti da Berlusconi. Prima si valutano altre possibilità, persino l'avversario di un tempo Pier Ferdinando Casini, un nome che potrebbe riemergere nelle prossime ore. In queste indecisioni, Draghi intravede la voglia di trattare, non può fare a meno anche di notare le fratture dentro i partiti, la fragilità delle leadership, la scomposizione delle alleanze. L'elezione del presidente della Repubblica è una liturgia della democrazia piena di incertezze, perché celebrata da parlamentari ingovernabili nel segreto dell'urna.

 

matteo salvini silvio berlusconi meme by carli

Se Draghi ce la farà, «sarà eletto per contrarietà», profetizza un leader della sinistra che preferisce non rivendicare la paternità di questa efficacissima suggestione. Il premier che nessuno vorrebbe sostenere, tra i tanti grandi elettori che vivono la frustrazione dell'anonimato di un Parlamento sempre più marginale, potrebbe imporsi per un moto immobile che deriva dalla sua autorevolezza - importante per garantire la stabilità dell'Italia nei prossimi sette anni- e per la mancanza di un'alternativa altrettanto forte che non sia il bis di Sergio Mattarella.

 

MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI

La legislatura più incoerente della storia repubblicana, per numero, colore e format dei governi, si sta avvitando nel caos di queste ore in una specie di nuovo Papeete, un canovaccio in cui Matteo Salvini sembra subire il vantaggio della sua leadership, come fece nel 2019, nell'estate della crisi del governo gialloverde. Ha sondato il giudice costituzionale Sabino Cassese, si è fatto mettere in contatto con il diplomatico Giampiero Massolo, non ha escluso il capo del Dipartimento dell'informazione per la sicurezza Elisabetta Belloni, valuta l'ex ministra Paola Severino. Su questi e altri nomi il leader della Lega sperimenta le sue personali geometrie negoziali.

 

giampiero massolo 2

Draghi osserva il disfacimento quotidiano delle strategie, e offre, per quanto possibile, la propria disponibilità a discutere di scenari, senza entrare nel dettaglio del mercato delle poltrone di governo, come invece vorrebbe Salvini. Ieri, per quasi cinque ore il presidente del Consiglio si è assentato da Palazzo Chigi. Non è inverosimile pensare che abbia rivisto i leader, anche perché nelle stesse ore anche Giuseppe Conte non era rintracciabile dai collaboratori. Il presidente del M5S è un altro punto interrogativo per il premier.

 

MARIO DRAGHI E SILVIO BERLUSCONI

Nell'ottimismo delle ultime ore che si è registrato nelle stanze attigue a quella di Draghi, è più forte la convinzione che il Movimento potrebbe convergere sul nome dell'ex banchiere, se alla fine Salvini dovesse capitolare e trascinare anche l'intera Lega, come vogliono Giancarlo Giorgetti e i governatori del Nord. Il veneto Luca Zaia, che ha lavorato per azzoppare la candidatura di Casini, spera che questo possa avvenire entro oggi, al massimo domani. I presidenti delle Regioni hanno tremendamente voglia di lasciare Roma, di tornare a casa, a occuparsi di pandemia.

SILVIO BERLUSCONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)