renzi mattarella napo

1 TRAGEDIA DI UN BULLETTO RIDICOLO. SCATTATA LA CORSA AL NECROLOGIO PER MATTEUCCIO - 2. RENZI: ORMAI E’ UN TIRO AL PICCIONE ED IL PICCIONE SONO IO - 3 DAL NAZARENO: QUANTE SONO LE DIVISIONI DI RENZI? – 4. NON NE HA AZZECCATA UNA, ED ORA LE SUE MANDRAKE A BRUXELLES CI COSTERANNO CARO – 5. HA RINCOGLIONITO GLI ITALIANI DI BUGIE, MA GLI ELETTORI HANNO MEMORIA DI ELEFANTE E GAMBE DI LEPRE

 

DAGONOTA

 

RENZI CELLULARERENZI CELLULARE

Tragedia di un Bulletto ridicolo. Scatta la corsa al necrologio per Matteuccio. I renziani dicono che per lui “ora servirebbe la camicia di forza”. Carlo Calenda si candida apertamente per il dopo. E da Bruxelles bocciano la sua politica economica, zeppa di bonus e mance, senza appello. Le sue “mandrakate” a Bruxelles ora ci costeranno caro.

 

Lo stesso Ducetto (scrive Repubblica) si rende conto dell’aria cambiata (ed in peggio). “E’ un tiro al piccione. Ed il piccione sono io”. Al punto che a Montecitorio c’è chi fa il verso a Stalin. Baffone si domandava: quante sono le divisioni del Papa? Ora tutti a chiedersi: quanti sono, realmente, gli uomini di Renzi dentro il Pd?

RENZI RENZI

 

E pensare che a Matteuccio sarebbe bastato poco per capire in quale cul de sac si andava ad infilare… Se avesse studiato un po’ la storia avrebbe scoperto che l’Italia è piena di tanti “9 settembre”. E che la fedeltà non è proprio una caratteristica intrinseca alla classe politica.

 

MATTEO RENZI, BULLO DEL BAGNO MARIA ELENAMATTEO RENZI, BULLO DEL BAGNO MARIA ELENA

Come questo disgraziato sito scrive da mesi, il Ducetto rischia la solitudine. Un rischio che sta diventando giorno dopo giorno sempre più palpabile. Anche perché, non ne ha azzeccata una. Luigi Einaudi lo diceva per i risparmiatori, ma vale anche per gli elettori: hanno la memoria di elefante e le gambe di lepre.

 

Ma la storia non dev’essere stata a scuola la materia preferita del Ducetto. E le scorciatoie in Politica vanno bene nel breve periodo, poi – come le bugie – escono allo scoperto. E di bugie, Renzi sembra essere un esperto. Tant’è che ormai nessuno gli crede più.

 

renzi lascia palazzo chigirenzi lascia palazzo chigi

In fin dei conti, un futuro lo può ancora avere: papà Tiziano è un esperto di outlet. In quel settore gli sconti sono la norma. In Politica, meno. C’è il rischio che, attirata l’attenzione per il tono di voce alto, poi qualcuno ascolti anche quel che dici. E, di solito, chi parla a voce alta o è sordo, oppure ha poco da dire. Come i bulli.

 

 

 

 

TIZIANO E MATTEO RENZITIZIANO E MATTEO RENZI

 

Goffredo De Marchis per la Repubblica

 

«È un tiro al piccione. Il piccione sono io», dice Matteo Renzi agli amici nel giorno in cui è sembrato più solo dal 4 dicembre. Per rompere l’assedio il segretario del Pd ha telefonato all’ultimo dei padri nobili del centrosinistra ad averlo messo nel mirino: Giorgio Napolitano. Era un mese che non si sentivano. Ieri mattina l’ex capo dello Stato si è scagliato contro il voto a giugno secondo lui dettato dal «calcolo tattico di qualcuno». Praticamente ha fatto nome e cognome. Renzi non ha chiamato per litigare, ma per esprimergli solidarietà dopo le offese di Matteo Salvini. Eppoi, certo, ha spiegato al presidente emerito la sua posizione.

 

 

RENZI FONZIE _bigRENZI FONZIE _big

Una posizione che fatica a farsi strada in Parlamento e viene osteggiata da altri leader di quello che fu l’Ulivo, non a caso evocato da Pier Luigi Bersani in un’intervista all’Huffington. Da Romano Prodi a Bersani, sempre più prossimo alla scissione, da Massimo D’Alema, che ha già tratto il dado, a Enrico Letta, silente ma critico. D’Alema fondatore dell’Ulivo è una definizione che fa sempre arrabbiare Renzi, (semmai lo considera l’affondatore del progetto), ma è un fatto che quel gruppo dirigente, con il suo carico di storia (glorie ed errori compresi), lo ha isolato. Ha rotto con lui in maniera definitiva. Per Renzi però non ci sono ragioni politiche in questo strappo. Vogliono buttarlo fuori, è il pensiero del segretario. Punto.

 

enzo lattuca pdenzo lattuca pd

Altri segnali non sono buoni, come la rivolta dei parlamentari del Pd, di tutte le razze e correnti, dopo l’uscita renziana sui vitalizi. Persino gli amici più cari, a Montecitorio, invocano, scherzando, «la camicia di forza», descrivono «la scarsa lucidità» del leader. E se si parla di soldi, allora altri insinuano che Renzi voglia correre al voto per avere finalmente lo stipendio da parlamentare. «Parliamo di vil denaro? - dice Enzo Lattuca, giovanissimo deputato Pd -. Negli ultimi 4 anni, io ho versato al partito 125 mila euro. Matteo quanti?».

 

È sempre più evidente che Renzi non può giocarsi il tutto per tutto da solo. Deve avere delle sponde, non può spaccare tutto, è obbligato a salvare il salvabile. Infatti ora dice: «Cercherò di coinvolgere tutto il partito nel percorso. Parlerò con tutti. Mi dispiace che passi l’idea che io voglia andare alle urne per forza. Non è così. Non me l’ha mica ordinato il dottore».

RENZI CIVATI FASSINA BERSANIRENZI CIVATI FASSINA BERSANI

 

La sua linea però non è cambiata, la frenata riguarda gli equilibri esplosi del Partito democratico, non i buoni motivi per andare a votare a giugno. O meglio, il buon motivo perchè Renzi lo ha ridotto a uno, il più convincente secondo lui, quello fondamentale. C’è una legge di bilancio difficile da varare a settembre, è l’analisi del segretario, «miliardi e miliardi delle clausole di salvaguardia da gestire». Questa legge perciò la deve scrivere e votare un governo forte, legittimato dalle urne, che abbia 5 anni di lavoro davanti. Messa così, diventa una questione di buonsenso e di rispetto verso gli elettori e non la paura di pagare un prezzo salatissimo nel febbraio del 2018 dopo una finanziaria varata comunque da un governo del Pd, il governo Gentiloni.

 

renzi nella sede pd del nazarenorenzi nella sede pd del nazareno

Prima della direzione del 13 febbraio, Renzi proverà a spiegare la linea ai big del Pd e con lui lo faranno i fedelissimi. Ieri per esempio alla Camera ci ha provato Graziano Delrio discutendo invano con Bruno Tabacci. Il congresso non è invece una soluzione, non serve a pacificare il Pd, è il pensiero di Renzi. «Non lo hanno voluto loro, quelli della minoranza. È pazzesco come faccia fatica a emergere questa semplice verità. Lo hanno chiesto invece quando la Consulta ha confermato i capilista bloccati...».

 

Come dire: quando ci sono stati i posti in ballo, si sono svegliati. Per sedersi al tavolo delle candidature. Però qualcosa deve cambiare nella natura renziana. Ormai è evidente anche a Largo del Nazareno. E non basta fare accordi con la Lega e con Grillo, il quale poi cambia idea sui capilista. Renzi giura di essersi convinto. Ma al patto con Salvini e M5s non rinuncia.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…