di maio travaglio

CADEAN LE 5 STELLE - TRAVAGLIO NELL'ULTIMO MESE E MEZZO HA AVUTO UNA SOLA STRATEGIA EDITORIALE: PROVARE A MOSTRARE UN M5S PIÙ A SINISTRA, DANDO DEL “FASCISTA E “RAZZISTA” A SALVINI. ECCO I RISULTATI - MA IL DIRETTORE DEL “FATTO” NON MOLLA: “EVIDENTEMENTE IL CONTRATTACCO AGGRESSIVO, IDENTITARIO E ANTILEGHISTA DI DI MAIO&C. IN CAMPAGNA ELETTORALE HA EVITATO GUAI PEGGIORI (SENNÒ OGGI IL M5S SAREBBE AL 15%)“ – CHE FARE? ‘’SPERARE CHE SALVINI SI LOGORI’’ (CIAO CORE)

Marco Travaglio per ''il Fatto Quotidiano''

MARCO TRAVAGLIO

 

Questo articolo è fondato sulle prime proiezioni (l' una diversa dall' altra) di mezzanotte e mezza, quando l' ultima edizione del Fatto va in stampa.

Dunque, molto probabilmente, si autodistruggerà con i dati definitivi. Ergo la prudenza e gli errori sono d' obbligo. Ma, se la tendenza fosse confermata dai risultati finali, si potrebbero trarne alcune riflessioni.

 

matteo salvini luigi di maio

Lega. Matteo Salvini è il vincitore delle Europee in Italia, anche più della sua camerata Marine Le Pen in Francia: infatti ha preso fra i 10 e i 15 punti in più rispetto alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 e, da terzo partito italiano, è diventato il primo. E, a dispetto dei sondaggi e dai primi exit poll che lo davano in frenata, non ha pagato più di tanto i numerosi errori commessi in campagna elettorale, anche se qualche mese fa era dato dai sondaggisti oltre il 35% (con punte del 37,7% e, in una rilevazione riservata, addirittura oltre il 40).

DI MAIO E TRAVAGLIO

 

La foto col mitra a Pasqua, il convegno degli ultrà catto-sessisti a Verona, il libro con Casa Pound, le sparate di estremissima destra, la demenziale campagna contro la cannabis legale, la gaffe sui migranti clandestini ridotti a capocchia da 600mila a 90mila, la difesa dell' indifendibile Siri, l' imbarazzo per la nuova Tangentopoli forzaleghista in Lombardia, gli attacchi a Conte (unico politico italiano più popolare di lui) hanno spaventato diversi elettori moderati, passati alla Meloni e al redivivo B. Ma soprattutto hanno ridestato dal letargo molti elettori di sinistra, che si sono convinti in extremis a votare Pd non tanto per dire di sì a Zingaretti, ma per dire di no a Salvini.

 

luigi di maio matteo salvini giuseppe conte

Ora, anche se le cose potevano andargli ancora meglio, ha sfondato il muro del 30% (sei anni fa era al 5) e ribaltato gli equilibri dei giallo-verdi, che restano sopra il 50%, ma con la Lega sopra il 30% com' erano prima i 5Stelle, e questi sotto il 20, com' era prima la Lega. Dunque, se resisterà alla tentazione di andare all' incasso rovesciando il governo per votare subito, farà pesare la sua primazia sull' alleato fortemente indebolito. E tenterà di imporre i suoi cavalli di battaglia, dalla Flat Tax al Tav alle norme incostituzionali del decreto Sicurezza-bis e delle autonomie regionali.

luigi di maio matteo salvini

 

5Stelle. Il 20%, decimale più o decimale meno, rappresenta il minimo storico degli ultimi sei anni, addirittura sotto le disastrose Europee 2014: una cocente sconfitta. Aggravata dall' handicap psicologico del sorpasso del Pd, che li vede retrocedere in soli 14 mesi da primo a terzo partito italiano.

 

tria di maio salvini conte

Evidentemente il contrattacco aggressivo, identitario e antileghista di Di Maio&C. in campagna elettorale ha evitato guai peggiori (sennò oggi il M5S sarebbe al 15%). Ma non è bastato a frenare la picchiata di un movimento in crisi di identità, costretto a fare l' opposizione della maggioranza di cui è pur sempre il primo azionista (i voti in Parlamento restano quelli del 2018). Soprattutto in un clima da guerra fredda aizzato dalla grande stampa sul vecchio asse destra-sinistra, fascismo-antifascismo, che ha poco fondamento nella realtà, ma ha mobilitato più gli elettori di sinistra che quelli dei 5Stelle, post-ideologici e per giunta confusi e disorientati da un movimento che salva Salvini dal processo Diciotti e subito dopo chiede i voti sulla legalità e la questione morale.

VIRGINIA RAGGI E MARCO TRAVAGLIO

 

Pd. Toccato il minimo storico del suo zoccolo duro nel 2018, con l' ultima fase del renzismo, ha dovuto fare pochissimo per recuperare qualche punto (poco più della somma dei transfughi bersaniani, dalemiani e boldriniani di LeU rientrati all' ovile): trovarsi in segretario normale, sanza infamia e sanza lode, ma educato e rassicurante, come Zingaretti. Che finora si è giovato di un unico, ma incommensurabile vantaggio: non essere Renzi e non somigliargli neanche un po'.

TRAVAGLIO DI MAIO

 

Si vedrà se, ora che guadagna voti e si conferma secondo partito (ma dietro la Lega e davanti al M5S ), vorrà contare qualcosa dialogando con l' unica forza non salviniana di peso: cioè i 5Stelle messi a dieta. O se continuerà a raccontarci le sue due favole preferite: e cioè che Lega e M5S pari sono e che è tornato il bipolarismo. Oggi come ieri, pur con equilibri diversi, l' Italia è tripolare: le destre sopra il 40 e due forze non di destra attorno al 20. Che si può fare per risparmiare all' Italia un governo Salvini-B.-Meloni? Non ci vuole uno scienziato per scoprirlo.

 

SALVINI DI MAIO SARDEGNA BY MACONDO

Governo Conte. Non aveva alternative ieri e ne ha ancor meno oggi. In questa legislatura. Forse Salvini e la Meloni speravano di spartirsi le spoglie del fu Caimano: crexcono entrambi ma FI sopravvive, sia pur dimagritissima, oltre ogni aspettativa, viste le condizioni del leader e del partito. Quindi delle due l' una: o Salvini fa saltare il banco e si presenta con la Meloni (da soli, supererebbero il fatidico 40% del Rosatellum); o lascia Conte dov' è e pretende un rimpasto e un nuovo Contratto per contare di più, almeno fino a dopo la finanziaria per evitare un nuovo boom dello spread. Sull' altro fronte, i suoi avversari devono guardarsi dall' accelerare la crisi e il voto subito. Sperare che Salvini si logori. E cercare intese parlamentari su leggi utili e popolari, per costruire un' alternativa. Sempre più difficile, sempre più doverosa.

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO INNAMORATI

Ultimi Dagoreport

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….