salvini putin trump

MA SALVINI NON ERA FIGLIO DI PUTIN? - TRAVAGLIO: “NOI CHE SEGUIAMO LE LEZIONI DI GEOPOLITICA E STRATEGIA DEI GIORNALONI CI ERAVAMO ABITUATI ALL'IDEA CHE SALVINI, E PURE I 5STELLE, SIANO I CAVALLI DI TROIA DI PUTIN IN EUROPA PER SFASCIARLA IN CAMBIO DI RUBLI SONANTI. E INVECE ORA SI METTE IL PARRUCCHINO COLOR PANNOCCHIA E SI TRUMPIZZA COSÌ, DI PUNTO IN BIANCO?” - LE STOCCATE A FUBINI, MOLINARI, IACOBONI E “REPUBBLICA”

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

 

marco travaglio

Noi, che in fondo siamo gente semplice, seguiamo sempre con devota attenzione le lezioni di geopolitica e strategia dei giornaloni. E ci eravamo abituati all' idea che Salvini, e pure i 5Stelle, siano i cavalli di Troia di Putin in Europa, per sfasciarla in cambio di rubli sonanti. Ma anche di fake news ed eserciti di troll gentilmente offerti dai servizi segreti russi nelle segrete di San Pietroburgo.

 

Immaginate il nostro spaesamento quando ieri abbiamo scoperto che era tutto uno scherzo. "Salvini si piega all' agenda Trump", "Pompeo fa accettare al vicepremier l' agenda di Trump su Cina e Russia" (La Stampa), "L' amicone americano non incontra Trump, ma si offre come unico partner italiano affidabile", "Salvini a lezione da Trump: 'Noi i più vicini agli Usa'" (Repubblica), "Salvini a Washington vede Pence e Pompeo: i nostri Paesi mai così vicini" (Corriere della Sera), "Salvini porta a Trump la testa dei grillini" (il Giornale).

vladimir putin con matteo salvini

 

Ma come, quel gran figlio di Putin si mette il parrucchino color pannocchia e si trumpizza così, di punto in bianco? E i fiumi d' inchiostro versati dai nostri strateghi sulla quinta colonna dei russi per scardinare l' Europa e l' Occidente: non avranno disboscato mezza Amazzonia per niente? E i signorini grandi firme che annunciavano l' imminente sbarco dei cosacchi in Italia a bordo del Carroccio per abbeverare i cavalli alla fontana di piazza San Pietro: non ci avranno spaventati invano?

 

putin nella libreria di salvini

E i troll russi che - non contenti di aver subornato gli inglesi pro Brexit e il popolo italiano contro Renzi e pro M5S &Lega - la notte del 27 maggio 2018 avevano assaltato il Quirinale per spodestare il nostro Presidente con l' hashtag eversivo #Mattarelladimettiti in combutta con Salvini, Di Maio, la Casaleggio e l' Internazionale Sovranista?

 

Ora crollano anche quelle poche certezze e non si capisce più niente. Non è passato nemmeno un anno da quando lo scoop di Federico Fubini sul Corriere, a fine luglio, seminò il panico tra i vacanzieri in partenza per le ferie: "Così hanno attaccato il Colle. Usati anche server dall' Estonia. Indaga l' Antiterrorismo", "L'attacco al Colle via Twitter.

PUTIN SALVINI

Alcune 'firme' del Russiagate dietro i messaggi contro il capo dello Stato", "Le manovre dei russi sul web e l' attacco coordinato a Mattarella".

 

Per non parlare di quelli de La Stampa, opera dei migliori acchiappa-russi del bigoncio, da Sherlock Molinari a Hercule Riotta a Philo Iacoboni: "La questione russa in Italia. Interferenze cyber", "Fake news, si apre il fronte di Facebook: 'Interferenze russe sul voto del 4 marzo. Nel mirino un account che aveva disinformato sul referendum'".

 

matteo salvini come donald trump

E Repubblica non era certo da meno: "Dalla propaganda di Putin 1500 tweet per Lega e 5Stelle. Lo studio sulla fabbrica dei troll al servizio dell' intelligence russa. Mosca dietro il falso messaggio del figlio di Poletti e gli attacchi agli Usa", "Una pioggia sui social in arrivo da San Pietroburgo", "Il Pd nel mirino dei troll russi. Offensiva Twitter pro Lega". Citavano tutti il sito Usa Firethirtyeight, che aveva setacciato i tweet studiati dal procuratore del Russiagate, Robert Mueller.

 

salvini putin

Con particolari sconvolgenti, tipo che dal 2012 al '18 la putiniana Internet Research Agency aveva inondato l' Italia con ben 1500 fra tweet e retweet: addirittura mezzo al giorno, in un mondo che ne sforna 150 miliardi l' anno. Roba forte, in grado di spostare milioni di voti e rovesciare Mattarella in un colpo solo. Infatti - scriveva Fubini - fu proprio la sera del 27 maggio, quella del niet di Mattarella a Conte per il presunto caso Savona e l' incarico a tal Cottarelli, che "lo slogan 'Mattarelladimettiti' conobbe una diffusione esponenziale, esplosiva".

 

donald trump matteo salvini

Non perché quella sera il Quirinale aveva mandato a casa un governo della maggioranza per farne uno di minoranza, ma perché "l'operazione venne coordinata con cura" con "snodi digitali anonimi", ma dai nomi inquietanti: come "la figura chiave Elena7617349", una tipa "molto abile che a volte scrive in inglese e finge di essere americana" (ammazza che volpe), ma "altre volte però è italianissima: chiama Barack Obama 'negher'" (la cugina del Napalm51 di Crozza). Senza contare i "profili vicini alla Lega come @Lisa DaCa o ammiratori di Grillo come @taxistalobbysta". E ho detto tutto.

 

Un terrificante cyber-attacco al Colle, che Repubblica attribuì a "oltre 300 account nati in una notte", anzi a "360 troll anti-Mattarella", il Corriere a "400 profili creati nella notte", "almeno una ventina di account su Twitter" e La Stampa a ben "8 account italiani mascherati in un sistema che ha la regia in Russia".

 

TRUMP SALVINI

Il direttore Maurizio Molinari lanciò l'allarme: "un'operazione di interferenza nella vita politica italiana che segue binari paralleli: l'indebolimento della credibilità delle istituzioni della Repubblica e il sostegno alla reputazione del Cremlino Non a caso un alto responsabile dell'attuale governo" paventa "danni tali da far impallidire l'attacco terroristico all' America avvenuto l'11 settembre del 2001". Bum! Seguì inevitabile una mega-indagine del pool Antiterrorismo della Procura di Roma, con l'ausilio della Dia, la Polizia Postale, i servizi segreti e il Copasir, per vilipendio e attentato alla libertà del capo dello Stato.

 

Ora, dopo un anno di inchiesta serrata e - immaginiamo - di rogatorie a Mosca e San Pietroburgo, dovremmo essere a un passo dai mandanti e dagli esecutori materiali del complotto putinian-leghista-grillino. Ma l' unico che rischia davvero è Di Maio, rimasto imprudentemente in Italia. Putin, inferocito con quello yankee di Matteo, lo manderebbe volentieri in Siberia. Ma Salvini, anche se non distingue Washington da Philadelphia, è in America con un alibi di ferro: Trump è pronto a testimoniare che la notte del 27 maggio 2018 la passò tutta con lui.

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…