travaglio di maio

TRAVAGLIO DETTA LA LINEA AL M5S: “BUTTARE GIÙ IL GOVERNO COSÌ POPOLARE ALLA VIGILIA DI APPUNTAMENTI CRUCIALI COME EUROPEE E NO AL TAV, SAREBBE UN AUTOGOL. MA INSEGUIRE SALVINI SUL SUO TERRENO, LE GARE DI RUTTI, È INUTILE: QUELLA PARTITA LA VINCERÀ SEMPRE LUI. L'UNICA STRADA È LAVORARE SODO: SUL BREVE PERIODO PUÒ NON PAGARE, MA POTREBBE DARE FRUTTI SUL LUNGO, QUANDO SVANIRÀ L'INFATUAZIONE PER L'UOMO FORTE CHE PARLA TANTO E FA POCO (COME GIÀ BERLUSCONI E RENZI)”

Marco Travaglio per “il Fatto quotidiano”

 

DI MAIO E TRAVAGLIO

Fra le tante spiegazioni possibili del voto in Abruzzo, col trionfo del centrodestra e il crollo dei 5Stelle e del Pd, la più semplice ed evidente è questa: cinque anni fa Salvini non c' era, il suo partito si chiamava ancora Lega Nord e da quelle parti non si faceva proprio vedere.

 

L'uomo forte, l' uomo del momento, era l' altro Matteo, che portava il Pd al 40,8% alle Europee e trascinava D'Alfonso al 46% strappando la Regione alla destra. Ora l' uomo forte, l'uomo del momento, è Salvini, che porta la Lega da zero al 27% e quasi raddoppia i consensi in un anno (il 4 marzo scorso era al 14), in linea con i sondaggi nazionali. Il Pd ha poco da esultare: nel 2014 era primo partito al 25,5, nel 2018 era terzo col 14,3 dietro M5S e quasi alla pari di FI , ora - dopo cinque anni di governo - resta terzo ma all' 11,3, lontanissimo dalla Lega e perfino dal M5S .

TRAVAGLIO DI MAIO

 

Che col suo 19,5 appare come l'unico sconfitto solo perché Legnini è riuscito a mascherare l' ennesima débâcle dem con ben sette liste civiche o civetta. Ma ormai l'allergia dei vertici pidini all' autocritica non fa più notizia: si attendono ancora le analisi delle disfatte del 2016, del 2017 e del 2018, a parte quella renziana secondo cui non è il Pd che sbaglia, ma gli elettori.

 

I quali, infatti, continuano a sbagliare. Dalle prime reazioni alla batosta, anche i 5Stelle paiono contagiati dal virus dei facili alibi: "Voto locale", "trascurabile", "il governo non c' entra", "nulla da rimproverarci", "colpa della legge elettorale", "il Pd ha perso di più", "mantenuti i voti di cinque anni fa" e altre cazzate.

 

TRAVAGLIO DI MAIO

È vero, il voto regionale con le preferenze e le liste civetta penalizza il voto di opinione rispetto a quello controllato, clientelare, compravenduto: ma qui un bel po' di voti di opinione sono andati alla Lega. È vero, la regola dei due mandati scoraggia i candidati migliori dal giocarsi un bonus in un' elezione locale: ma era vero già in passato e nessuno ha toccato quel tabù. È vero, l' assenza di una struttura solida e radicata penalizza il M5S alle Amministrative e premia i partiti organizzati: ma anche questo è un problema antico e non si vede cosa impedisca ai 5Stelle di organizzarsi meglio, anche con scuole di politica, per darsi uno straccio di classe dirigente un po' meno casuale e improvvisata.

 

Poi c' è il giudizio della gente sugli otto mesi di governo con la Lega, che in Abruzzo ha influito in parte, ma condizionerà le Europee. Su questo Di Maio&C. dovrebbero farsi un esame di coscienza. Prendersela con la stampa che gonfia Salvini come la rana di Fedro per screditare il M5S ha poco senso: chi fa politica contro tutto e tutti non può stupirsi di avere contro tutto e tutti.

Salvini Di Maio

 

Era così anche un anno fa, eppure i 5Stelle balzarono quasi al 33%. Nell' ultimo mese prima aggiunsero un buon 5% al 27-28 fisso dei sondaggi. E fu merito della svolta governista, plasticamente raffigurata dalla presentazione all' americana della squadra di governo: tutte personalità competenti e titolate, da cui poi Di Maio pescò il premier Conte, la ministra Trenta e vari sottosegretari.

 

matteo salvini luigi di maio

Il fatto che ora Conte sia il politico più stimato dagli italiani, appaiato o addirittura davanti a Salvini, la dice lunga su ciò che deve fare il M5S per recuperare terreno: impresa non impossibile con un elettorato così liquido. Ma a patto di imboccare la strada giusta. Buttar giù il governo così popolare alla vigilia di appuntamenti cruciali come Europee, no al Tav e spin off del reddito di cittadinanza, sarebbe un autogol. Ma inseguire Salvini sul suo terreno, le gare di rutti, rincorrendo ogni sua sparata per farne una più grossa, è inutile: quella partita la vincerà sempre lui. L'unica strada è lavorare sodo e parlare poco restando fedeli ai valori originari: sul breve periodo può non pagare, ma potrebbe dare frutti sul lungo, quando svanirà l' infatuazione per l' uomo forte che parla tanto e fa poco (come già B. e Renzi).

 

conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 2

Esempio. La critica a Bankitalia è sacrosanta, viste le scandalose culpae in vigilando di Visco&C.; ma, prima di opporsi al vicedirettore Signorini e prossimamente al dg Rossi, servono alternative credibili. Nel 2005 due coraggiosi ispettori di Palazzo Koch, Giovanni Castaldi e Claudio Clemente, bocciarono l' assalto del banchiere di Lodi Gianpiero Fiorani ad Antonveneta, benedetta dal governatore Fazio e dal fronte trasversale FI-Lega-Ds che sponsorizzava le scalate parallele di Unipol a Bnl e dei furbetti Ricucci&C. al Corriere.

 

salvini di maio

Partì l'inchiesta, Fazio si dimise, ma Clemente e Castaldo, anziché premiati, furono degradati. Che aspetta il "governo del cambiamento" a fare i loro nomi per una scelta interna di forte discontinuità e trasparenza? Altro esempio. L'analisi costi-benefici dei tecnici del governo (non del M5S ) sul Tav è devastante e incompatibile con qualsiasi compromesso: va fatta conoscere all'opinione pubblica e Salvini va richiamato agli impegni presi nel Contratto di governo. Che, in caso contrario, non ha più ragione di esistere.

 

DI MAIO SALVINI

Ultimo esempio: il voto sull'autorizzazione a procedere per Salvini. In passato, di un ministro indagato per sequestro di persona, i 5Stelle avrebbero chiesto le dimissioni. Ora non possono perché hanno condiviso la sua scelta sulla nave Diciotti e la rivendicano: ma negare ai giudici il diritto-dovere di stabilire se fu lecita o illecita, specie dopo la relazione-autodenuncia di Conte, Di Maio e Toninelli, sarebbe assurdo.

 

Trasparenza, lotta agli sprechi e legge uguale per tutti sono i valori fondativi del Movimento e le ragioni del suo successo: derogare a uno solo di quei tre principi sarebbe imperdonabile. Perdere voti per restare se stessi, accontentando alcuni e scontentando altri con il reddito di cittadinanza o con altre scelte tanto doverose quanto divisive, è un onore. Il vero disonore è perdere voti per aver perso se stessi.

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