PRONTO CHI SPIA? - A CHI GIOVAVA IL DOSSIERAGGIO MESSO IN PIEDI DALLA SECURITY DI TAVAROLI PER SPIARE DIPENDENTI E POLITICI, CALCIATORI E DOMESTICI, GIORNALISTI E UTENTI? - L’EX PRESIDENTE TELECOM TRONCHETTI, INDAGATO E INTERROGATO, RESPINGE OGNI ACCUSA: “IO VITTIMA, DOVEVO DIFENDERMI DALL’AGENZIA KROLL” - MA PER I MAGISTRATI, IL CD INVIATO DA UN’“ANONIMA FONTE” BRASILIANA ALLA SEGRETERIA DI TRONCHETTI E CHE DOCUMENTAVA LE AGGRESSIONI DELLA KROLL, ERA SOLO UN TRUCCO…

1- TRONCHETTI INTERROGATO SUI DOSSIER TELECOM
Paolo Colonnello per "la Stampa"

I reati vanno dalla ricettazione alla corruzione internazionale. Ma ciò che intessa davvero alla Procura è cercare di rispondere al quesito originario dell'inchiesta Telecom: a chi giovava il sistema intrusivo messo in piedi dalla Security di Giuliano Tavaroli per spiare dipendenti e politici, calciatori e domestici, giornalisti e utenti? Per questo ieri è stato interrogato l'ex presidente della società di telecomunicazioni e attuale presidente di Pirelli, Marco Tronchetti Provera.

Non più come testimone, come era accaduto all'inizio delle indagini e poi durante il processo abbreviato, ma come indagato e destinatario di un invito a comparire. Iniziativa investigativa che potrebbe presto raggiungere altri personaggi che non sarebbero mai stati ascoltati durante le indagini e l'altro ex uomo di vertice dell'azienda, Carlo Buora.

La decisione di iscrivere sul registro degli indagati Tronchetti è stata presa dai pm Alfredo Robledo e Nicola Piacente dopo una rilettura dell'intera inchiesta, partita alla fine del 2005, alla luce della sentenza con la quale il giudice Mariolina Panasiti rispedì gli atti in Procura dopo aver assolto proprio Tavaroli e il responsabile del Tiger team (gli hacker in forza a Telecom) Fabio Ghioni dall'accusa di essersi appropriati dei 34 milioni fatturati e pagati sia da Pirelli che da Telecom a vari investigatori privati.

Con quella decisione il gup Panasiti indicò chiaramente che le iniziative di dossieraggio «non potevano essere ricondotte ad iniziative esclusive e autonome» del solo Tavaroli o di una Security improvvisamente impazzita ma dovevano essere state eseguite «sulla scorta di un interesse aziendale, talora dell'interesse pressoché esclusivo del presidente e delle due società di Tronchetti Provera».

Secondo la Procura dunque, Tronchetti in questa nuova veste deve rispondere di ricettazione per i file rubati a un agente della Kroll (società d'investigazioni privata americana) in Brasile dagli uomini del «Tiger Team» (una divisione della Security); di hackeraggio per le intrusioni informatiche in decine di computer per la formazione dei dossier illegali, infine di corruzione internazionale per 26 milioni di euro pagati da Telecom al consulente e mediatore brasiliano Naji Nahas.

Tronchetti ieri, «doverosamente e opportunamente sentito per chiarimenti», come ha scritto in una nota il suo avvocato Roberto Rampioni, ha respinto ogni accusa. E anzi ha contrattaccato spiegando di essere stato vittima delle attività della Kroll e di essersi dunque dovuto difendere. Per quanto riguarda invece i soldi dati a Nahas, Tronchetti avrebbe chiarito che all'epoca dei fatti, 2003, non vi erano provvedimenti dell'autorità regolatori brasiliana da modificare e che comunque non vennero mai modificati a favore di Telecom.

2- TRONCHETTI DAI PM: NESSUN ILLECITO - GIALLO SULLA PROVENIENZA DI UN COMPACT DISC CONTRO L'AGENZIA KROLL...
Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

Non un vero anonimo, ma un trucco: non un cd davvero inviato per posta alla segreteria dell'ignaro presidente di Telecom da una anonima «fonte» brasiliana di Giuliano Tavaroli in grado di documentare le aggressioni dell'agenzia Kroll alla Telecom, ma la finzione ideata dalla Security di Tavaroli e condivisa da Tronchetti Provera per far sì che in realtà l'auto-invio di un materiale rubato fosse mascherato sotto la finta veste di anonimo, e potesse così essere speso e veicolato all'autorità giudiziaria italiana in chiave anti-Kroll senza che ne risultasse la provenienza furtiva.

E' questa la convinzione sottostante l'accusa di ricettazione mossa dalla Procura di Milano a Marco Tronchetti Provera nelle 15 pagine dell'invito a comparire per il quale il presidente di Pirelli ed ex di Telecom è stato ieri interrogato come indagato anche sulle altre due ipotesi di reato indicate dai pm Robledo e Piacente: concorso in tutte le altre intrusioni informatiche già imputate alla Security nel processo principale, e corruzione internazionale in Brasile per i 26 milioni di euro in «consulenze» al controverso mediatore Naji Nahas.

E' da tempo noto che, nel pieno della guerra tra l'azienda di Tronchetti e i rivali brasiliani coadiuvati dall'agenzia investigativa Kroll, nel 2004 gli uomini di Tavaroli con una spettacolare operazione di hackeraggio informatico carpirono al computer di un agente della Kroll nell'albergo Sofitel di Rio de Janeiro una miniera di informazioni: comprese le prove degli attacchi parimenti illeciti che Kroll aveva sferrato in precedenza a Telecom, subito riversate da Telecom in denunce alla magistratura in Italia e in Brasile (che produrranno arresti di uomini Kroll, scuse agli italiani da parte della multinazionale controllante Kroll, e quotazioni alle stelle di Tavaroli in azienda).

Sul punto, sia negli anni scorsi sia ieri Tronchetti ha dichiarato ai pm di essere stato sempre ignaro della provenienza illecita del cd che Tavaroli gli aveva preannunciato sarebbe arrivato via anonimo per posta da parte di una sua «fonte» lecita. Ma ora, in base a una nuova testimonianza in azienda, la Procura ritiene di poter contestare che in realtà la spedizione anonima del cd sarebbe stata una messinscena di cui Tronchetti sarebbe stato consapevole. E quindi consapevole anche del presupposto, cioè dell'illiceità dell'attacco informatico che aveva propiziato il cd e che il trucco della spedizione anonima doveva servire a celare (di qui l'ipotesi di ricettazione).

In una nota, il difensore Roberto Rampioni riferisce che Tronchetti «è stato doverosamente ed opportunamente sentito per chiarimenti» dai pm. E aggiunge che, sull'ipotesi di tangenti in Brasile per «presunti interventi illeciti nel 2003 finalizzati a modificare provvedimenti dell'autorità regolatoria brasiliana, il Presidente ha chiarito che all'epoca tali provvedimenti non erano stati neppure adottati, mai comunque di favore per Telecom Italia.

Quanto alle notizie di stampa» (in realtà pagina 156 della sentenza della giudice Panasiti circa il fatto che «sul c.d. "conto del Presidente" risultano in atti gravare importi per 26 milioni di euro nel periodo 2002/2006 corrisposti a Naji Nahas»), Rampioni ripete che «il fantomatico "conto del Presidente" non è mai esistito» e «si trattava di un centro di costo dove venivano registrati i contratti di interesse strategico per l'azienda».

 

TELECOM tronchetti tavaroli dall Espressocarlo buora lap2Alfredo RobledoFabio Ghioni

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