
TRUMP E HAMAS HANNO MESSO “BIBI” ALL’ANGOLO: NE USCIRÀ ANCHE QUESTA VOLTA? – IL “NEW YORK TIMES”: “NETANYAHU SI TROVA SCHIACCIATO SIA DALLE PREOCCUPAZIONI POLITICHE INTERNE SIA DALLA PRESSIONE GEOPOLITICA DI TRUMP, DELLE NAZIONI MUSULMANE E ARABE DEL MEDIO ORIENTE E DEI PAESI PIÙ LONTANI, CHE HANNO ACCOLTO GLI SVILUPPI DI VENERDÌ SERA COME SE LA PACE FOSSE GIÀ SCOPPIATA. SI RITROVERÀ CON TUTTO IL MONDO AD APPLAUDIRE E DOVRÀ SPIEGARE PERCHÉ È CONTRARIO” – LA STRIGLIATA DI “THE DONALD”, L’ULTRADESTRA CHE SCALPITA E L’OPPOSIZIONE PRONTA A SALVARE IL GOVERNO
LA PACE E' VICINA - VIGNETTA BY GIANNELLI
Estratto dell’articolo di G. FAS. per il “Corriere della Sera”
«Bibi si è spinto troppo oltre e Israele ha perso molto sostegno nel mondo. Ora riporterò indietro tutto quel sostegno». Così l’amico Trump, da Washington, prova a mettere fine all’idea diffusa che fra lui e Bibi, Benjamin Netanyahu, ci siano dissensi.
In un’intervista ad Axios il tycoon spiega che uno dei suoi obiettivi, con il cessate il fuoco a Gaza, è ripristinare la posizione internazionale di Israele, che resta isolato.
Ma evidentemente questo non basta agli analisti delle relazioni internazionali. Che continuano a vedere una certa distanza fra i due vecchi amici anche adesso che si sono intestati, ciascuno a modo proprio, il successo (sia pure non certo) di questo piano di pace per Gaza e tutto il Medio Oriente.
L’ultima occasione per questa lettura […] viene dalle dichiarazioni del premier israeliano subito dopo le parole di Trump sul «fermare immediatamente i bombardamenti», venerdì sera.
Hamas aveva appena dato la sua risposta, sulla liberazione degli ostaggi e sull’accordo accettato «con riserva», e un funzionario israeliano (citato dal reporter israeliano-americano Barak Ravid) ha riferito di un Bibi «rimasto sorpreso» da quella richiesta. Sorpreso perché poco prima che Trump parlasse aveva detto ai suoi consiglieri di considerare la risposta di Hamas un rifiuto.
Nelle ore successive altri funzionari (anonimi come il primo) hanno spiegato al principale quotidiano israeliano che no, non è vero che il primo ministro è stato colto di sorpresa dalla richiesta di Trump […]. «Non c’è stata alcuna sorpresa, tutto è stato coordinato fra lui e il presidente Trump che hanno parlato prima dell’annuncio».
[…] Qual è la versione più credibile? Nel video che lui ha registrato ieri sera per la stampa non fa cenno a nulla di tutto questo, non smentisce né conferma la «sorpresa» riferita nelle prime ore, né dice alcunché su telefonate fra lui e Trump prima delle dichiarazioni ufficiali sulla risposta di Hamas.
donald trump benjamin netanyahu foto lapresse.
E c’è chi vede in questo andare oltre un messaggio per i suoi alleati di governo ultranazionalisti: lasciar credere, in sostanza, che lui abbia accettato la risposta di Hamas più per seguire l’entusiasmo dichiarato di Washington che per aver creduto davvero alle intenzioni di pace del movimento islamista.
Altri ci vedono invece quello che scriveva ieri il New York Times : «Netanyahu si trova ora schiacciato sia dalle preoccupazioni politiche interne sia dalla pressione geopolitica di Trump, delle nazioni musulmane e arabe del Medio Oriente e dei Paesi più lontani, che hanno accolto gli sviluppi di venerdì sera come se la pace fosse già scoppiata».
miliziani di hamas in tiro per la cerimonia di rilascio degli ostaggi
«Si ritroverà con tutto il mondo ad applaudire e dovrà spiegare perché è contrario», ha detto al quotidiano Usa Eran Etzion, ex vice consigliere per la sicurezza nazionale israeliana. E ancora: «L’appello del presidente al ritiro immediato dell’esercito israeliano — con conseguenti negoziati tra Israele e Hamas — non poteva essere accolto con favore dal primo ministro.
Questi negoziati saranno condotti alle condizioni di un cessate il fuoco, il che è contrario al progetto di Netanyahu». Di sicuro il premier israeliano ha un problema di stabilità del suo governo.
Da tempo, ma più evidente in queste ultime settimane. L’ultranazionalista ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ieri ha scritto su X che «la decisione di fermare l’offensiva a Gaza e di condurre negoziati per la prima volta senza essere sotto attacco è un grave errore. Una ricetta sicura per il temporeggiamento di Hamas e una crescente erosione della posizione israeliana».
Il suo collega Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale, ha minacciato di lasciare il governo se «Hamas continuerà a esistere». Voci grosse ma il potere è difficile da abbandonare. E per ora una frattura vera non c’è.
benjamin netanyahu donald trump
I PUNTI DA CHIARIRE NEL PIANO DI PACE DI TRUMP - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA