paul marcinkus michele sindona licio gelli agostino casaroli roberto calvi

LE OMBRE DELLO “IOR” – DAL PRESUNTO RUOLO NEL RAPIMENTO DI EMANUELA ORLANDI DI MONSIGNOR PAUL MARCINKUS (SEGRETARIO DELLO “IOR” TRA IL ’69 E ‘70) AL CRAC DEL BANCO AMBROSIANO E LA MORTE DI ROBERTO CALVI, E ANCORA LO SCANDALO DELLA “P2” DI LICIO GELLI E L'UCCISIONE DI MICHELE SINDONA - ANDREATTA ACCUSÒ IL VATICANO PER IL FALLIMENTO DELLA BANCA E CHIESE DI PAGARE 1.159 MILIONI DI DOLLARI ALLA CHIESA METTENDO IN IMBARAZZO IL SEGRETARIO DI STATO AGOSTINO CASAROLI. MARCINKUS RESPINSE LE ACCUSE MA LA CHIESA ALLA FINE PAGÒ 250 MILIONI ALL’ITALIA - IL LIBRO DI FRANCESCO ANFOSSI...

Estratto dell’articolo di Agostino Giovagnoli per “Avvenire”

 

IOR - FRANCESCO ANFOSSI

Nel volume “Ior”, edito da Ares, Francesco Anfossi firma un’articolata indagine sull’istituto vaticano basata anche su documenti inediti Il ruolo di Marcinkus e i suoi rapporti con Sindona e Calvi La prefazione è dello storico Giovagnoli

 

Quando si parla di Ior si pensa soprattutto alle vicende che più lo hanno esposto all’attenzione mediatica, negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso o più recentemente. Ma questo singolare istituto finanziario ha una lunga storia: fondato nel 1942, ha raccolto in realtà un’eredità che affonda le sue radici negli ultimi decenni dell’Ottocento. Con efficace stile giornalistico Francesco Anfossi ne racconta le vicende, intrecciando con vivacità il racconto degli eventi e le leggende che ne accompagnano il ricordo, gli scandali presunti e quelli veri. […]

 

La comparsa di monsignor Paul Marcinkus ai vertici dello Ior aprì invece un’altra stagione, molto più turbolenta. Il prelato americano «è stato persino accusato di aver ordito l’assassinio di Giovanni Paolo I e di essere coinvolto nel rapimento di Emanuela Orlandi».

MARCINKUS

 

La strada dello Ior si intrecciò anzitutto con quella di Michele Sindona, di cui questo libro tratta ampiamente. Ma è soprattutto ai rapporti con Roberto Calvi e con il Banco Ambrosiano che Francesco Anfossi dedica la sua attenzione, utilizzando una documentazione inedita conservata nelle carte del cardinale Agostino Casaroli.

 

La vicenda del Banco Ambrosiano si concluse tragicamente con il suicidio della segretaria di Calvi e la morte a Londra dello stesso banchiere, che venne trovato impiccato a un’impalcatura sotto il Blackfriars Bridge. Fu una vicenda oscura, in cui entrarono – nota Anfossi – Licio Gelli e la loggia P2, Umberto Ortolani, Francesco Pazienza e Flavio Carboni.

 

Si trattò della «più grave deviazione di un’importante istituzione bancaria rispetto alle regole della professione verificatasi in un grande Paese industriale in questi ultimi quarant’anni», disse allora il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta.

 

marcinkus andreotti ratzinger

Questi divenne uno dei principali protagonisti degli sviluppi che ne seguirono, tra cui uno scontro inedito tra lo Stato italiano e la Santa Sede.

 

Il ministro democristiano, infatti, prese nettamente posizione contro quest’ultima e affermò che esisteva una corresponsabilità dello Ior nella mala gestione della più importante banca privata italiana, chiedendo al Vaticano di pagare l’ingente cifra di 1.159 milioni di dollari. Tutto ciò mise in seria difficoltà la Santa Sede e Casaroli avviò un’approfondita indagine interna per chiarire che cosa fosse effettivamente avvenuto.

 

[…] Marcinkus respinse le accuse, spiegando che l’Istituto aveva concesso alcune “lettere di patrocinio” a Calvi per frenare ulteriori debiti e ulteriori finanziamenti alle società. Invece Calvi aveva utilizzato tali lettere per scopi ben diversi, tradendo la fiducia di Marcinkus. Il nome dell’Istituto «era stato utilizzato per la realizzazione di un progetto occulto, che all’insaputa dell’Istituto stesso collegava ad un unico fine operazioni che, se considerate singolarmente, avevano l’apparenza di essere regolari e normali» (...).

ROBERTO CALVI

 

Casaroli, però, non si accontentò dell’autodifesa di Marcinkus e accettò di creare una commissione mista italo-vaticana. Per tutta la prima metà del 1983, all’interno della Santa Sede si svolse un’approfondita discussione.

 

Venne anche effettuata una missione per visitare le sedi delle società collegate all’Ambrosiano a Lima, nelle Bahamas, in Nicaragua e per parlare con i diretti interessati, esaminare i bilanci, capire gli intrecci della rete che aveva fatto capo a Calvi.

 

Marcinkus

Il 17 agosto i tre membri vaticani della commissione mista, Pellegrino Capaldo, presidente del Banco di Roma, monsignor Renato Dardozzi, brillante ingegnere divenuto sacerdote in età adulta, e l’avvocato Agostino Gambino, già difensore della Banca Privata di Sindona, inviarono al Segretario di Stato un promemoria, informandolo che difficilmente si sarebbe giunti «ad un univoco consenso nell’accertamento della verità».

 

Ma prefigurarono notevoli danni d’immagine per la Santa Sede a causa di quella vicenda e sollecitarono Casaroli a un componimento amichevole della questione. Il segretario di Stato accolse questi suggerimenti e, nonostante il parere contrario di molti cardinali, si convinse che fosse necessario trattare con lo Stato italiano pur senza ammettere responsabilità dell’Istituto. Nello stesso mese di agosto 1983 si svolse a Castelgandolfo una riunione alla presenza del Papa, Giovanni Paolo II. A parte Marcinkus, tutti i partecipanti si espressero per l’indennizzo proposto da Casaroli e il Papa approvò la decisione.

 

ROBERTO CALVI E MOGLIE CON PAOLO VI

Nell’autunno successivo, la Commissione presentò un documento finale con le differenti conclusioni dei sei commissari: due dei tre esperti italiani concludevano per una responsabilità da parte dello Ior, mentre il terzo non espresse un giudizio altrettanto netto; i tre consulenti vaticani espressero invece una posizione favorevole allo Ior.

 

Ma ormai la decisione era già stata presa. La questione Ambrosiano-Ior venne chiusa il 25 maggio del 1984, a Ginevra, quando le parti stabilirono di addivenire a un accordo «in uno spirito di reciproca conciliazione e collaborazione».

 

Lo Ior si impegnò a pagare 250 milioni di dollari, non a titolo di risarcimento ma coatto di «contributo volontario». Benché conclusa con un accordo, la vicenda segnò una sorta di spartiacque nelle relazioni tra Santa Sede e Stato italiano, influenzando molto anche le vicende successive delle finanze vaticane.

michele sindona

 

La documentazione utilizzata da Anfossi spinge a ritenere che le responsabilità dello Ior fossero meno evidenti di come le aveva ritenute Andreatta presentando la banca vaticana come “un socio di fatto” dell’Ambrosiano (...).

 

La vicenda ebbe uno strascico giudiziario nel 1987 quando i giudici istruttori di Milano spiccarono un mandato di cattura contro Marcinkus, Mennini e Pellegrino De Strobel accusati di concorso in bancarotta fraudolenta nel crac dell’Ambrosiano.

 

La Segreteria di Stato chiese al cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, di informarsi discretamente sulle ragioni di quella decisione. Martini riferì senza commenti che per i giudici era un “atto obbligato” e riportò i dubbi di tanti circa l’opportunità che «persone colpite da mandato di cattura [continuassero a occupare] i loro posti di responsabilità, col rischio di una prossima condanna per imputazioni gravissime» e lamentò che non fossero già state sostituite in precedenza (...).

MICHELE SINDONA

 

Probabilmente Casaroli non fu del tutto insensibile alle argomentazioni di Martini, ma gestì in modo soft il cambiamento ai vertici dello Ior. Li “congelò”, infatti, nel timore che un avvicendamento brusco sarebbe stato interpretato come un’implicita ammissione di responsabilità.

 

Ma contemporaneamente fece passare le leve del comando a una Commissione di cardinali e a un Consiglio di Sovrintendenza di laici competenti, preparando così una successione che avrebbe sancito la fine dell’epoca dei prelati alla sua guida. […]

 

agostino casaroli

I “forzieri” della Chiesa sono generalmente sovradimensionati, perché intorno alle “ricchezze del Papa” tendono sempre a svilupparsi molte fantasie e leggende. Sovradimensionato appare spesso anche il carattere “criminale” di molte azioni compiute da uomini che hanno gestito le finanze della Santa Sede.

 

Non va ovviamente escluso che ci sia stato tra di loro chi ha effettivamente avuto comportamenti criminali. Ma spesso ci si trova davanti ad altri problemi. Il caso del Banco Ambrosiano è eloquente: non sembra che Marcinkus partecipasse davvero alle trame criminali di Calvi e non è impossibile che la sua fiducia sia stata tradita dal “padrone” dell’Ambrosiano (...) Il caso Marcinkus suscita però altri comportamenti anch’essi molto gravi. Fidarsi di personaggi inaffidabili come Sindona o Calvi è stato un errore che chi amministra i soldi della Chiesa non può permettersi.

 

Anche la pervicacia di Marcinkus nell’escludere qualunque sua responsabilità, anche involontaria, non depone a suo favore. L’allora presidente dello Ior ha comunque esposto la Santa Sede e più in generale la Chiesa cattolica a pericoli molto grandi e ne ha danneggiato fortemente la credibilità, come sottolineava il cardinale Martini […]

 

Beniamino Andreatta

Negli ultimi decenni si è cercato di ovviare alle difficoltà che venivano così a crearsi attraverso una sorta di “normalizzazione” delle finanze vaticane, uniformandole il più possibile a standard internazionali. È una tendenza comprensibile, che rischia però di sacrificare le peculiari finalità di tali finanze. […]

MICHELE SINDONA

Ultimi Dagoreport

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…