mario draghi joe biden vladimir putin giuseppe conte

“NESSUNO NEL M5S HA VALUTATO L'IMPATTO DELLA CRISI DI GOVERNO SUI MERCATI FINANZIARI E SUGLI EQUILIBRI GEOPOLITICI. CON LA CRISI RISCHIANO DI SALTARE GLI ADEMPIMENTI DI DICEMBRE DEL PNRR” - VERDERAMI: “NEL GIRO DI POCHI GIORNI, DOPO BORIS JOHNSON, PUTIN VEDREBBE USCIRE DI SCENA ANCHE IL CAPO DEL GOVERNO ITALIANO. CHE SONO STATI I PIÙ IMPORTANTI SOSTENITORI DELLA LINEA ATLANTISTA, IN DIFESA DELL'UCRAINA. MA LA POLITICA GRILLINA SI MUOVE SU BLOCCHI INTERNAZIONALI DIVERSI - NEL PD C'È CHI CONFIDA ANCORA CHE DRAGHI SI RAVVEDA: ‘SPERIAMO CHE VENGA CHIAMATO DA WASHINGTON E DA BRUXELLES E CHE MAGARI LO CONVINCANO A RESTARE’…”

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

CONTE DRAGHI

Dopo la telefonata con Conte, Draghi non si era soffermato più di tanto a capire se il leader grillino stesse davvero lavorando per convincere in extremis i suoi a dare la fiducia al governo, o se la sua fosse solo tattica. E siccome «più delle parole valgono i comportamenti», era deciso ad attendere l'esito del voto di oggi al Senato. Se il Movimento darà seguito alla decisione di uscire dall'Aula e non voterà insieme al resto della maggioranza il decreto Aiuti, il premier salirà al Quirinale e si dimetterà, formalizzando la richiesta che aveva già annunciato a Mattarella: non essere rinviato alle Camere.

DRAGHI PUTIN GAS

 

Draghi rifiuta l'idea di gestire un «non governo», di trasformarsi nel premier di un gabinetto balneare qualsiasi, esposto negli ultimi mesi di mandato ad ulteriori agguati e nuovi ultimatum. D'altronde è consapevole di essere vissuto dalla sua maggioranza come un intralcio: «Se i partiti potessero...», ha detto l'altro giorno troncando la battuta.

GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

 

Chi lo ascoltava non ha avuto bisogno di sentire il resto della frase per intendere. Non è ancora chiaro come terminerà la legislatura, se il capo dello Stato chiederà a Draghi di restare a Palazzo Chigi per l'ordinaria amministrazione in vista delle urne. Ma per quanto il premier ritenga che le forze politiche non siano ancora pronte alle elezioni, non ha calcolato la rapidità che mostrano quando in ballo c'è la loro sopravvivenza.

 

draghi putin

Infatti i partiti hanno iniziato a guardare al dopo Draghi, mentre Draghi non si è ancora dimesso. Nel Pd già si erano tenuti dei colloqui informali, durante i quali il segretario Letta auspicava si arrivasse alle elezioni «almeno dopo il varo della Finanziaria», mentre altri teorizzavano fosse meglio «andare al voto prima, per catalizzare i consensi». Sapendo di avere poche possibilità di vincere, tentano almeno di pareggiare. Al punto che persino l'area da sempre ostile al premier sussurra che «se Draghi se la giocherà bene potrà tornare dopo le elezioni».

 

MARIO DRAGHI BORIS JOHNSON SERGIO MATTARELLA

Sull'altro versante, i dirigenti più vicini alla Meloni hanno preso a fare i conti sui collegi, mentre i leader del centrodestra - come d'incanto - dopo un anno di liti furibonde hanno uniformato il tenore delle dichiarazioni.

 

Ieri la differenza tra Salvini e Berlusconi sugli sviluppi della crisi era solo tattica. Se il Cavaliere alla Stampa aveva detto di essere favorevole a un altro governo Draghi senza M5S, è perché voleva tendere una trappola ai grillini: spingerli a rompere con il governo, lasciar credere che non avrebbero pagato dazio con le urne, per poi virare verso il voto.

CONTE DRAGHI

 

Che in fondo è la soluzione auspicata da tutte le forze della coalizione: le elezioni impediscono la nascita di un rassemblement al centro e soprattutto evitano che si avvii il confronto per la modifica del sistema di voto. Con il Rosatellum pensano di avere la vittoria (e Palazzo Chigi) già in mano. Persino nell'ala irriducibile dei Cinqustelle le urne vengono viste come il male minore, visto che «almeno qualche seggio al Senato potremo pensare di conquistarlo». E tanto basta per descrivere la disperazione di chi quattro anni fa era entrato in Parlamento al seguito della maggiore forza nazionale.

mario draghi sergio mattarella

 

D'altronde è stato questo il tenore delle discussioni tra i grillini in questi giorni. Durante le riunioni del Movimento, nessun rappresentante dell'ala oltranzista - da quel che si è venuto a sapere - ha valutato nelle sue analisi l'impatto della crisi di governo sui mercati finanziari e sugli equilibri geopolitici in questo contesto di crisi internazionale.

 

Analisi che invece sono al centro delle valutazioni nel governo, perché «nel giro di pochi giorni - dopo il capo del governo inglese - Putin vedrebbe uscire di scena anche il capo del governo italiano. Certo, Johnson e Draghi sono personalità molto diverse, ma sono stati i più importanti sostenitori della linea atlantista, in difesa dell'Ucraina dall'aggressione russa». Ma la politica grillina si muove su blocchi internazionali diversi...

 

MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE

Ed è persino complicato spiegarlo ai partner europei, che - come racconta una fonte accreditata di Palazzo Chigi - fino al pomeriggio di ieri «non si erano resi conto della gravità della situazione politica a Roma». Proprio per questo nel Pd c'è chi - maledicendo la «linea suicida del campo largo» - confida ancora che Draghi si ravveda, «speriamo che venga chiamato da Washington e da Bruxelles e che magari lo convincano a restare.

 

Perché con la crisi rischiano di saltare gli adempimenti di dicembre del Pnrr. Quanto a noi verremo additati in Europa come quelli che si erano messi con i populisti». Che Draghi cambi idea appare complicato. Eppoi i partiti hanno già iniziato a fare altri calcoli, sui candidati, sui collegi, sulla data delle elezioni. È il Palazzo che balla sulle sue macerie.

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...