obama putin

IL VIAGGIO IN ITALIA E LA VISITA AL PAPA, SERVONO A PUTIN PER ROMPERE L’ASSEDIO DI OBAMA - ZAR VLAD FA AFFARI CON LA CINA E COLTIVA RAPPORTI CON PARTITI FILO-CREMLINO IN OCCIDENTE

Vincenzo Nigro per “la Repubblica”

 

Putin e il Papa lo scorso novembre Putin e il Papa lo scorso novembre

A quasi un quarto di secolo dalla fine dell’Unione Sovietica, Barack Obama ha fatto il migliore dei complimenti che potesse indirizzare a Vladimir Putin. Ha paragonato il piano di reazione alla Nato del presidente russo al sogno al tentativo di riesumare un passato fallito ma glorioso, quello della vecchia Unione Sovietica.

 

Ma la Russia di Vladimir Putin non è un fantasma che ritorna, ma un mutante che per sopravvivere ha saputo adattarsi spudoratamente ai tempi moderni. Una potenza geopolitica che, ferita e impoverita, ritrova unità popolare nella difesa del suo sistema oligarchico e ormai ha rotto l’assedio da Occidente, dirigendo la sua rotta verso il vero gigante economico e politico del mondo che verrà, la Cina del comunismo turbocapitalista.

 

INCONTRO PUTIN E BERGOGLIO INCONTRO PUTIN E BERGOGLIO

Vladimir Putin che arriva stasera in Italia per visitare l’Expo, incontrare Renzi ed essere ricevuto da Mattarella e dal Papa, continua ad essere l’uomo nero di un’Europa in crisi economica e politica. In ogni singolo Paese dell’Unione, Putin ha giocato le sue carte per rompere l’assedio di una Nato arrivata troppo vicina al giardino di casa.

 

matteo salvini for putinmatteo salvini for putin

In Ucraina l’invasione militare della Crimea e la “guerra ibrida” nel Donbass, una storia infinita in cui agli affondi militari degli “uomini in verde” di Putin seguono lunghe settimane di tregua che preparano soltanto nuove avanzate militari. Prossima fermata Mariupol.

 

Nel resto d’Europa il soft power putiniano è arrivato invece a scegliere l’abbraccio con un numero impressionante di partiti politici in grado di mettere in difficoltà le dirigenze europee più vicine a Obama e alla linea americana di contrasto politico duro con Mosca. Andare a rivedere l’elenco degli alleati o simpatizzanti politici di Putin nell’Europa “occidentale” è impressionante: il leghista Salvini e Berlusconi in Italia, il partito di destra Attack in Bulgaria, i camerati di Alba Dorata ma anche i compagni di Syriza in Grecia.

 

salvini maglietta putinsalvini maglietta putin

I fascisti di Le Pen in Francia con i “liberali” eredi di Haider in Austria. Il piccolo Partito nazionale britannico in Inghilterra con l’Ukip di Farage. C’è il Vlaams Belang in Belgio, l’Ndp in Germania, lo Jobbik in Ungheria. Apparentemente nulla di clamoroso, e invece è proprio il contrario: è clamoroso il disegno lento e discreto di creare una corona di alleanze o simpatie politiche in grado di destabilizzare, rallentare, confondere il percorso dei governi di un’Europa che è in crisi politica ed economica.

 

RENZI E PUTINRENZI E PUTIN

Il presidente russo ha reagito negli anni allo strangolamento progressivo messo in atto dagli Stati Uniti. Al centro del cappio Putin non vede soltanto la sua Russia, ma se stesso, i suoi uomini, il sistema di potere che ha costruito. Per questo, per sfuggire all’incalzare dell’Europa diventata ostile, Putin nel 2014 ha siglato quel famoso patto del gas con la Cina di Xi Jinping.

 

Fu Henry Kissinger, il cancelliere immortale, a mettere in piedi quel triangolo delle rivalità e delle alleanze fra Usa, Russia e Cina che — al culmine della guerra fredda con Mosca — permise a Washington di flirtare con un gigante comunista alle spalle della casa-madre che il comunismo lo aveva inventato. Adesso, con l’accordo da 400 miliardi firmato esattamente un anno fa, in maggio a Pechino, Putin reinventa le posizioni del triangolo, questa volta riavvicinandosi a Pechino per mettere in difficoltà Washington.

 

putin le pen putin le pen

A Mosca alcuni uomini d’affari occidentali sono rimasti sbalorditi: per quanto i russi possano mal sopportare l’umiliazione di essere costretti ad appoggiarsi agli antipatici compagni cinesi, decine di uomini d’affari, di leader delle aziende di Stato hanno fatto un passo incontrovertibile: hanno iniziato a studiare cinese, lo fanno studiare a un numero sempre maggiore di studenti universitari della federazione, assumono giovani che conoscano la lingua e la Cina.

 

Vladimir Putin che atterra in Italia, Paese che con la scusa dell’Expo gli offre la scappatoia di un po’ di ossigeno europeo, proverà a dimostrare che non è un isolato, che non è un appestato se papa Francesco lo incontrerà serenamente in Vaticano. E siccome non vuole ricostruire l’Urss ma consolidare un regime che è in grado di giocare le sue carte dalla Cina a buona parte d’Europa, troverà molti capi politici di un Paese confuso come l’Italia pronti a dargli retta, a chiedergli una mano.

 

 

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO