renzi boschi fetish bdsm

VISCO INFERNO, IL RETROSCENA – RENZI SAPEVA BENISSIMO CHE LA MOZIONE SCRITTA A QUATTRO MANI CON MARIA ETRURIA BOSCHI NON AVREBBE FERMATO VISCO – GENTILONI, UN PUPAZZO IN MANO ALLA BOSCHI - GLI ARTICOLI DEL CORRIERE SU BANCA ETRURIA E IL NODO DELL'AUDIZIONE DI DRAGHI

Occhio di Lince per Lettera43

 

MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI VICINI VICINI

Ci sono molti retroscena non svelati e un paio di punti non chiariti nella vicenda Pd-Bankitalia, esplosa con la mozione dem, firmata dalla deputata renzian-boschiana Silvia Fregolent ma scritta a quattro mani da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, fatta con l’obiettivo di sbarrare la strada alla riconferma del governatore Ignazio Visco.

 

Ma prima di raccontarveli, gli uni e gli altri, vediamo l’epilogo che la questione potrà avere: il premier Paolo Gentiloni darà retta al segretario del suo partito o reciderà una volta per tutte il cordone ombelicale che li lega, dando retta al presidente Sergio Mattarella, fermamente deciso a riconfermare Visco e furiosamente incazzato con Matteino?

 

boschi e gentiloni

E di conseguenza il governatore salta o viene rinominato? A caldo si era sparsa la voce che Visco, amareggiato ma soprattutto preoccupato di finire ulteriormente nel tritacarne azionato da chi ha intenzione di fare della sua eventuale permanenza in via Nazionale un argomento hard della campagna elettorale, fosse fermamente intenzionato a lasciare. Così non è.

 

VISCO VERSO LA RICONFERMA. Confortato dal Colle – sia per le parole pubbliche spese a caldo da Mattarella, sia soprattutto per quelle private – l’algido ma coriaceo Visco ha deciso di sgombrare il campo da questa supposizione con un “io ci sono”. Dunque, a questo punto non rimane che la volontà di coloro che hanno la responsabilità formale (Gentiloni, Mattarella, il consiglio superiore di Bankitalia) e informale (Mario Draghi) di decidere.

 

abbraccio tra maria elena boschi e matteo renzi

E considerato il modo di esporsi da parte del Capo dello Stato, addirittura inusuale per le sue abitudini, c’è da scommettere che la riconferma ci sarà. Anzi, a questo punto l’incertezza riguarda solo i tempi: subito, per restituire a caldo a Renzi lo schiaffo, o tra qualche giorno (deadline il 31 ottobre), per far sbollire un poco la cosa?

 

In fondo, Renzino ha tolto a tutti le castagne dal fuoco nel day after: l’importante è che rimanga agli atti che il Pd non si assume alcuna responsabilità sulla conferma di Visco, ha fatto sapere ai suoi facendo in modo che il verbo fosse ripreso dalle agenzie. Come dire: sapevo benissimo che la mozione non avrebbe fermato Visco, ma così ho piantato una bandiera che mi servirà per fottere voti ai grillini, che oggi è la cosa che mi importa di più perché da questo dipende il mio futuro politico.

 

VISCO E DRAGHI 05

In realtà le cose non stanno proprio così. Renzi il tentativo di far fuori Visco lo ha fatto sul serio, e fino in fondo. Non mi riferisco solo ai mesi scorsi, quando – come il vostro Occhio di Lince vi ha puntualmente raccontato – ha bussato a molte porte vendendo come se fossero spazzole la poltrona del governatore. No, parlo della settimana scorsa, quando la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio ha intimato al suo presidente di togliere dall’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì 13 ottobre il tema Bankitalia.

 

IGNAZIO VISCO E MARIO DRAGHI

Cosa che è puntualmente avvenuta, come pure in quello svoltosi nella mattinata di lunedì 16, tanto che nel primo pomeriggio Gentiloni sente il bisogno di dichiarare ai giornalisti: «Non se ne è assolutamente parlato». Ma, allora, se Gentiloni, già d’accordo con Mattarella, intendeva procedere ma ha soprasseduto dopo l’intemerata di Maria Elena e le telefonate di fuoco di Renzi – che tra l’altro ha l’abitudine di rivolgersi al presidente del Consiglio alzando la voce e alterandosi – che bisogno aveva il duo Renzi-Boschi di far presentare alla deputata dal cognome che si presta a giochi di parole la famosa mozione anti-Visco? Qui entra in gioco un altro elemento: la doppietta di articoli usciti sul Corriere della Sera a doppia firma, Federico Fubini e Fiorenza Sarzanini, l’11 e il 17 ottobre, nei quali si parla di Banca Etruria.

RENZI VISCO

 

ALLARME IN CASA RENZI-BOSCHI. Il primo articolo era una notizia: il liquidatore della banca aretina Giuseppe Santoni ha citato davanti al tribunale civile di Roma gli ex amministratori dell’istituto, chiamati in giudizio per risarcire i danni causati dalla loro cattiva gestione per una cifra che supera i 400 milioni; tra questi l’ex vicepresidente Pierluigi Boschi, padre del sottosegretario Maria Elena.

 

mattarella visco

Il secondo era un ricamo, che si faceva leggere soprattutto per un disegno in cui per alcuni tra i più noti di quelli citati in giudizio venivano indicati i beni che rischiano un sequestro cautelativo (che finora non si è verificato). Ed è stato proprio questo secondo articolo che ha fatto scattare l’allarme in casa Renzi-Boschi. Intanto perché è stato considerato come un segno di volontaria persecuzione. E poi perché quella inedita doppia firma reiterata li ha spinti a domandarsi come mai articoli di cronaca giudiziaria portavano la firma, oltre che della solita Sarzanini, anche del vicedirettore (seppure ad personam) ed editorialista di grandi temi economici e strategici Fubini. Il quale, notoriamente, intrattiene buone relazioni sia con i vertici della Banca d’Italia che con quelli della Bce.

ignazio visco e moglie

 

Non sarà forse che hanno caldeggiato l’impegno giornalistico su Etruria? Non so cosa Renzi abbia risposto a questa domanda, ma non è difficile immaginare, visti i suoi rapporti sia con Visco che con Draghi, che un dietrologo come lui abbia pensato al peggio. Ed ecco che qui scatta l’interrogazione. Sia chiaro, il testo, seppure piuttosto confuso, non può essere stato steso in mezz’ora, e dunque doveva esserci già qualcosa di pronto. Ma la decisione di far partire il siluro è certo che è avvenuta la mattina di martedì 17 dopo la lettura del Corriere.

 

Qualcuno che ne sa più di me osserva: a parte che non ce lo vedo Visco nella parte del tramatore, ma perché in via Nazionale o a Francoforte avrebbero dovuto mettere benzina sul fuoco proprio alla vigilia della decisione sul governatore e mentre si avviano i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche? In effetti la domanda è pertinente. E fin qui non ha una risposta certa.

 

VISCO MATTARELLA1

IL NODO DELL'AUDIZIONE DI DRAGHI. La risposta, quindi, si può solo ipotizzare. Partendo da un presupposto: che fino a pochi giorni fa la riconferma di Visco era scontata, e anche oggi viene confermata, e dunque non è inerente a questo tema il siluro giornalistico sul caso Etruria; mentre molta più ansia genera la commissione d’inchiesta, e forse è a quella che occorre guardare.

 

In particolare, mi si dice, Draghi o chi per lui avrebbe informalmente fatto sapere a chi di dovere non solo che non gradirebbe essere audito, ma che ci sarebbero ragioni giuridiche valide perché la cosa possa ritenersi quantomeno inappropriata se non addirittura fuori dalle regole. Sembra infatti che taluni giuristi sostengano la tesi che, sulla base della normativa europea, la funzione di presidente della Bce possa essere considerata equivalente a quella di un capo di Stato, e che in Italia il presidente della Repubblica non è tenuto a rispondere a una commissione che ha le stesse prerogative della magistratura inquirente.

VISCO

 

Non so cari e affezionati lettori se la tesi sia fondata, e se Pierferdinando Casini ne terrà conto o meno nel decidere chi dovrà essere sentito, ma so che il navigato presidente della commissione sa benissimo che tutti i capi di Stato chiamati ugualmente da alcune commissioni parlamentari si sono sempre resi disponibili. E questo potrebbe essergli sufficiente per giudicare plausibile chiamare il presidente della Bce, lasciando poi a lui l’onere di scegliere se sottrarsi o stare al gioco.

 

ignazio visco piercarlo padoan

Vedete, Casini si muove tra due spinte ed esigenze contrapposte: da un lato curare i suoi rapporti politici (ed elettorali) con il Pd di Renzi, e non è un caso che abbia subito accettato il suggerimento del renziano Matteo Orfini di cominciare le indagini dalle due venete, caso che Matteino e i suoi suppongono gli possa dare agio di poter attaccare la Banca d’Italia per via delle presunte coperture che avrebbe dato a Zonin; dall’altro, curare con estrema attenzione i rapporti, fin qui eccellenti, con Mattarella e continuare ad accreditare il suo profilo di uomo delle istituzioni, anche in vista di futuri incarichi. Difficile contemperare le due cose? Vero. Ma l’uomo è democristianamente abile, non sottovalutatelo.

 

VISCO DRAGHI

FARI SUL LAVORO DELLA COMMISSIONE. Ho divagato? No, perché la conclusione della vicenda Bankitalia – che ha spinto taluni a ricordare il caso Baffi e il ruolo che in quella circostanza ebbe Andreotti, paragonando Renzi al Divo Giulio (facendo un dispetto alla sua memoria, aggiungo io) – è strettamente interconnessa al lavoro che farà la commissione, e come questa si orienterà su Draghi. Un po’ di retroscena ve li ho svelati, sui punti oscuri ci sto lavorando. A presto, cari e affezionati lettori.

Ultimi Dagoreport

giulio berruti maria elena boschi

L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO FELICE, ALLIETATO DI SGUARDI ADORANTI SOTTO I FLASH DI “CHI”. L’INTRECCIO È CONTINUATO PER CINQUE ANNI TRA QUADRETTI FAMILIARI LIALESCHI PIENI DI BUONA VOLONTÀ MA SEMPRE PIÙ CARICHI DI TENSIONI. SAPPIAMO CHE NON C'È PIÙ GRANDE DOLORE, A PARTE I CALCOLI RENALI, DI UN AMORE FALLITO. QUINDI, ANNUNCIAMO COL DOVUTO RISPETTO, CHE È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SULLA COPPIA BOSCHI E BERRUTI. BUONA FORTUNA A TUTTI...

conte appendino taverna bettini fassino roberto fico lorusso

INVECE DI COMPORTARSI DA "LADY MACBETH DEI MURAZZI", QUALCHE ANIMA PIA RICORDI A CHIARA APPENDINO CHE DIVENTÒ SINDACA DI TORINO GRAZIE NON SOLO AI GRILLONZI MA SOPRATTUTTO ANCHE AI TANTI VOTI DEL CENTRODESTRA CHE, DETESTANDO FASSINO, VOTARONO LA SPILUNGONA - QUELLA MIRACOLATA DELLA APPENDINO SI DEVE SCIACQUARE LA BOCCA PRIMA DI PARLARE DI GOFFREDO BETTINI COME “IL MALE DEL M5S” PERCHÉ, COME DICE CONTE, MERITEREBBE “UN MONUMENTO”– LO SCAZZO CON LA TAVERNA CHE LE HA RICORDATO COME SE FOSSERO STATE IN VIGORE LE REGOLE DI GRILLO “LEI NON AVREBBE AVUTO CARICHE…”

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...