kering giovanna melandri

UNA VITA MELANDRI-NA! - PINO CORRIAS: "DA NEW YORK AL MAXXI, DA VELTRONI A PINAULT, A CONFERMA CHE LA SINISTRA CE LA SIAMO PERSA PER STRADA, ECCO IL BAGLIORE IMPRENDITORIAL-MONDANO DI GIOVANNA MELANDRI, UN TEMPO NOMENKLATURA CHIC DELL’ARMATA PDS-DS-PD, CHE SI PREPARA A ENTRARE NEL CDA DI KERING, L’IMPERO DI PINAULT, IL RE DEL LUSSO – I CORI DI CANNAVARO E COMPAGNI NEL 2006 (“FACCELA VEDE’, FACCELA TOCCA’”), GLI STRALI DI DE LAURENTIIS (“LA MELANDRI HA DISTRUTTO PRIMA IL CINEMA, POI IL CALCIO”), IL BACIO CON PIOVANI, IL BALLO SCATENATO AL BILLIONAIRE DI MALINDI E L’ETERNO RANCORE DI BRIATORE: “È LEI LA CAFONA CHE BEVE IL MIO CHAMPAGNE E POI NEGA”

Pino Corrias per Il Fatto Quotidiano - Estratti

 

giovanna melandri foto di bacco

Aconfermarci che la Destra esiste, eccome se esiste, mentre la Sinistra ce la siamo persa per strada, ecco il bagliore imprenditorial-mondano di Giovanna Melandri, un tempo nomenklatura chic dell’armata Pds-Ds-Pd, che si è appena accomodata nella sala d’attesa del prossimo consiglio di amministrazione dell’impero di Francois-Henri Pinault, il re del lusso, un bretone francese che vale 21 miliardi di dollari e che per farne altrettanti con i suoi marchi – Gucci, Bottega Veneta, Balenciaga, Saint-Laurent, eccetera – ven de pantofole con batuffoli di visone e sassi di fiume, a mille euro al paio a tutti i riccastri del pianeta, chi se ne frega della fame nel mondo.

 

Ma se il bagliore in un istante dilegua – chi se ne frega anche dei riccastri, dopo tutto – l’avventura di Giovanna (detta “la Svampita”, detta “la Melandrina”) andrebbe studiata insieme con quella di un certo Pd di comando e controllo che alla perenne sfilata della vita, indossa il potere con la leggerezza dei predestinati. Sempre adeguandosi alla stagione in corso. Con la pretesa di un diritto equivalente a un vitalizio.

il bacio tra giovanna melandri e nicola piovani

 

Quello di Giovanna, imparentata Minoli, viene da lontano, addirittura da New York, dove nacque nella bambagia di Rai Corporation, anno 1962, il babbo dirigente degli studi tv, anni di abbondanti budget con bellavita al seguito. Poi Roma a tre anni, quartiere Balduina. Con tate e scuole d’alta classe, come il prezioso liceo bilingue delle suore Mantellate Serve di Maria che all’esatto contrario la forgiò: “Ero allergica al contesto”. Ne uscì laica, combattiva e specialmente femminista. Poi l’università, facoltà di Economia, dove anche la tesi di laurea con lode sul turbocapitalismo di Ronald Reagan, la spinse in direzione ostinata e contraria.

 

enrico lucci con giovanna melandri prima del film di walter veltroni

Al “vento gelido della Reaganomics” preferì i tepori di Legambiente – “l’economia deve essere sostenibile, oppure non è” – spin gendola nel neonato Pds, dove a 29 anni si iscrisse direttamente alla sua direzione con il viatico di Walter Veltroni, suo mentore e amico d’infanzia. Sensibile anche lui alla nobile anagrafe kennediana, che sempre generò ammirazione tra i coetanei, oltre a una costante pioggerella di invidie e sarcasmi, specie nei futuri resoconti politici, quando divenne la ministra della Cultura nel primo governo D’Alema, quello della coltellata a Prodi e dei bombardamenti su Belgrado, che lei ingentilì portandosi al lavoro la figlianeonata: “Fa bene: è giovane, è mamma. Ma soprattutto è nata a New York!”.

 

giovanna melandri foto di bacco

Stessamusicaquando salì in cima al ministero dello Sport, secondo governo Prodi, anno 2006, (“Non sa niente di calcio, di ciclismo, di pallacanestro. Niente!”) prima nerissimo per via dello scandalo Calciopoli, e poi fortunatissimo per il quarto titolo mondiale della Nazionale azzurra, quella allenata da Marcello Lippi e incoronata dalla testata del francese Zidane, il soccombente. Tripudio di dirette tv con Cannavaro e Gattuso e Buffon a innalzare la Coppa e pure la Melandri, farfalla bionda in volo tra tanti muscoli accaldati, sempre al centro dei festeggiamenti, occhioni sbarrati durante i cori da spogliatoio: “Faccela sogna’, faccela vede’!” che la ministra smontò con un sorriso da antropologa tra gli scimpanzé: “Che avete capito? Si riferivano alla Coppa non a me”. E tutti a dire, va bene, come no.

 

Tantissimi gli ostili nei mondi di sua pertinenza. “La Melandri ha distrutto prima il cinema, poi il calcio”, disse l’Aurelio De Laurentiis, che ha la gentilezza dei suoi cinepanettoni con il rutto. Altrettanto ha fatto la Destralungo le sue 5 legislature in Parlamento – dal 1994 al 2012 – cavalcando gli infortuni mondani che qualche volta le caddero come vasi di gerani tra i piedi. Un clandestino bacio con Nicola Piovani, il musicista, paparazzato sul Lungotevere, come in una lenta canzone di Claudio Baglioni.

giovanna melandri foto di bacco

 

Un ballo scatenato al Billionaire di Malindi, regno cafonal di Briatore, prima fortissimamente negato (“figuriamoci se io, di sinistra, nata a New York...”), poi ammesso per colpa di un video malandrino, suscitando risate vanzinianee l’eterno rancore di Briatore (“è lei la cafona che beve il mio champagne e poi nega”) che potrebbe anche configurarsi come una medaglia. Tipo quella della Legion d’onore che diceva di avere restituito alla Francia, causa la medesima onorificenza attribuita al presidente egiziano Al-Sisi, dopo il sangue di Regeni e che invece ancora compare nel suo curriculum.

Né si quietò l’ostilità al suo incedere sempre per maschilismo mai sopito.

 

Specie quando il ministro della Cultura Ornaghi la fece planare nel 2012 sul cemento armato del Maxxi, il museo fortemente voluto a Roma proprio da Melandri ministro. 

 

giovanna melandri foto di bacco

(...)

Il più cattivo a giudicarne la nomina fu Paolo Flores d’Arcais: “La nomina è un’autentica volgarità: anche nella beneficenza bisogna avere stile”.

 

LEI IGNORÒ i sarcasmi. Badò al sodo dei denari, disse: “Abbiamo 10 milioni di budget l’anno. Cene vogliono 6 solo per accendere la luce e riscaldare”. Trovò quel che serviva dai grandi sponsor con cui aveva dimestichezza, dall’Eni a Bulgari.

 

Condusse per una dozzina d’anni la nave del Maxxi senza fare né l’ottimo, né il pessimo. Inaugurò lezioni mattiniere diYogainformandoci che si trattava “di una antichissima arte orientale”. E quando dichiarò che al museo voleva affiancare “un Hub per start up per uno smart museum”, dimostrò che in quanto a eloquio, Elly Schlein non s’è ancora inventata niente.

giovanna melandri foto di bacco (2)

 

Ora riprende il volo. Scegliendo direttamente la business class del super lusso, quella zona di interesse che si tiene al riparo dai muri straccioni del Terzo mondo.

 

E lo fa, detestando la ditta popolana di Bersani, la Merchant bank di D’Alema (“un uomo che vive di horror vacui”) sulla scia del suo ultimo mentore, il senatore saudita Matteo Renzi. “Oggi il Pd è un partito che guardo da lontano”, ammette a ciglio asciutto. Chi l’avrebbe detto?

marco morielli giovanna melandri foto di baccogiovanna melandri foto di baccogiovanna melandri foto di baccoroberto gualtieri giovanna melandri foto di baccogiovanna melandri stefano boeri foto di baccomiguel gotor giovanna melandri foto di baccocaterina caselli giovanna melandri foto di baccopierliuigi battista giovanna melandri foto di bacco (2)giovanna melandri dario nardella foto di baccogiovanna melandri myrta merlino foto di baccopinaultgiovanna melandri foto di bacco

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO