zingaretti

VOTO, NON VOTO O SOLO IL VUOTO DI ZINGA? TITOLO DI “REPUBBLICA”: "ULTIMATUM DI ZINGARETTI AVANTI CON CONTE O VOTO” - SULLA “STAMPA” SI LEGGE: “ZINGARETTI, SI’ AL CONTE TER, NO AL VOTO”- GRANDE E’ LA CONFUSIONE NEI GIORNALI DEL GRUPPO “GEDI”. MA QUAL E’ LA POSIZIONE DEL SEGRETARIO DEL PD? AH SAPERLO... (IN OGNI CASO PUO' DIRE: IO L'AVEVO DETTO...)

Giovanna Vitale per repubblica.it

 

ZINGARETTI REPUBBLICA

Non c' è alternativa a questo governo. O Renzi e Conte smettono di litigare, si siedono allo stesso tavolo e cominciano a ragionare su ciò di cui «l' Italia ha più bisogno: sconfiggere il virus e un solido progetto di sviluppo», oppure sarà il Pd a fischiare il finale di partita. Sebbene l' apertura dei seggi, in una fase tanto drammatica, è l' ultima cosa che servirebbe al Paese. Altre opzioni non sono tuttavia contemplate. Né governi tecnici, che al centrosinistra non hanno mai portato bene: vedi alla voce Monti. Né a maggioranza variabile, sostenuti cioè da fantomatici gruppi di responsabili, la cui esistenza resta peraltro da verificare.

 

Men che mai di unità nazionale, ossia allargati alla destra di Salvini.

Sollecitato dall' ala riformista del Pd (qualche ministro di peso e un bel gruppo di parlamentari) a prendere una posizione chiara dopo giorni trascorsi a bordo ring, «a braccia conserte», Nicola Zingaretti esce dall' angolo, indossa la divisa dell' arbitro e detta le regole di ingaggio. Invitando i due contendenti ad adeguarsi - dandosi una calmata il leader di Italia viva; accelerando sul patto di legislatura il premier - se vogliono davvero evitare il voto.

 

Un «rischio concreto, reale, che noi non abbiamo mai temuto », ribadisce il segretario nel corso della Direzione convocata per fortificare la trincea scavata dal Nazareno per combattere la battaglia della salvezza giallorossa. Anche se «dentro una pandemia tragica», ammette per la prima volta il leader dem, «provocare elezioni anticipate sarebbe un errore imperdonabile».

 

Una vistosa correzione di rotta rispetto allo spauracchio - «alle urne, alle urne» - sventolato dai suoi come deterrente alla spallata renziana. E però un' opzione che rimane in campo perché, come storia repubblicana insegna, «il logoramento dei rapporti politici già in passato ha portato a un' evoluzione incontrollabile». Ovvero alla fine prematura della legislatura.

 

Che potrebbe ripetersi, esattamente uguale, qualora dovessero prevalere «avventurismi distruttivi», da un lato, «pigrizia nell' azione di governo», dall' altro.

NICOLA ZINGARETTI

Due posture che Renzi e Conte devono abbandonare al più presto, «per il bene dell' Italia», insieme a tutto ciò che è stato: «Richieste ultimative, prepotenze o pretese unilaterali che impediscono un' autentica collaborazione» e «la ripartenza» dell' attuale esecutivo.

 

Il solo possibile, per Zingaretti.

Non tanto per cieca fiducia nell' avvocato pugliese, comunque l' unico punto di equilibrio di una maggioranza eterogenea e instabile, quanto per la consapevolezza che il disastro in cui è precipitato il Paese non si presta a giochi di palazzo.

 

NICOLA ZINGARETTI

«Nessuno sottovaluti la rabbia delle persone», avverte.

È tempo di «responsabilità, non di barricate», lancia l' appello il segretario, indicando quella che al Nazareno hanno ribattezzato Terza Via: né con Renzi, tornato a vestire i panni del Rottamatore che invece di ricostruire distrugge, ma nemmeno con l' immobilismo di Conte, terrorizzato dalla crisi e incapace di prendere una qualunque iniziativa per uscire dal gorgo di ripicche e incomprensioni che hanno avvitato il governo in una spirale da a cui adesso è complicato uscire. «Bisogna procedere e accelerare », incalza Zingaretti.

 

NICOLA ZINGARETTI

Fissando un cronoprogramma che non prevede altre perdite di tempo. «Si vada avanti col confronto sul Recovery: non vedo ostacoli insormontabili che impediscano l' arrivo a un progetto serio, condiviso e coraggioso». E nel frattempo il premier si dia da fare per formulare «una proposta di patto di legislatura: necessità condivisa con tutti gli alleati per dare nuovo slancio al governo». Solo così sarà possibile evitare la caduta e il ritorno alle urne. Su questo il leader dem è netto.

 

«Esiste una strada diversa?» si chiede. «Un altro governo, confuso, trasformista, trasversale, tecnico? Nulla di buono porterebbe all' Italia. Oppure proclamare il nostro fallimento per aprire le porte ad improbabili ritorni della destra nazionalista? ». La sua risposta è no.

Ma la crisi è in altre mani: non è stato lui a innescarla. E non sarà lui, da solo, a poterla risolvere.

 

ZINGARETTI LA STAMPA

 

ZINGARETTI

 

Carlo Bertini per la Stampa

 

 «Qui rischia di finire male, ma sarebbe un errore madornale e una follia arrivare alle urne», si agita sulla sedia Nicola Zingaretti mentre riunisce i suoi più stretti collaboratori dopo il suo giro di telefonate mattutine. Il Richelieu del Pd, alias Goffredo Bettini, lo ha appena aggiornato sullo stato dell' arte: uno stallo totale, le trattative con Renzi sono interrotte.

 

Come sempre accade nei momenti topici, il Pd è percorso da scosse in profondità e il segretario deve compattare le fila: la linea non può essere «o Conte o il voto», perché rischia di aprire una faglia.

 

ANDREA ORLANDO NICOLA ZINGARETTI

I gruppi Pd contro il voto I gruppi parlamentari hanno recapitato al vertice del partito un messaggio forte in forma di ordine del giorno interno: niente elezioni. Firmato da decine di deputati.

 

Ecco perché Zingaretti calca i toni quando esorta Conte «a trovare il livello più alto possibile di sintesi». Invito che di fatto non rafforza certo il premier nella partita a scacchi con Renzi. Basata sulla minaccia delle elezioni o di un governo con i responsabili: bocciato anch' esso dai dem. Vero è che il Pd stoppa Renzi, con un «basta ultimatum», ma mentre il leader parla in Direzione, chi lo ascolta si compiace che «ha sgombrato il campo dall' idea che un pezzo del partito sarebbe così pronto a votare, tanto da non trattare con Iv».

 

Zingaretti dunque scuote Conte. Come a dire, muoviti. Ecco la spinta: «Sarebbe importante che il Presidente Conte, sulla base dei contributi delle diverse componenti della maggioranza, prenda un' iniziativa per arrivare a una proposta di patto di legislatura, per dare nuovo slancio al Governo».

di maio zingaretti conte

 

Ma ormai al Nazareno dilaga il pessimismo, la paura dei veti e controveti. I più dialoganti con Renzi, i capigruppo Delrio e Marcucci, interpretano gli umori della base contraria alle elezioni. Malgrado ciò, non portano buone notizie: falliscono i tentativi di «fare sedere ad un tavolo Matteo» e Marcucci riferisce a Zingaretti i «segnali di guerra».

Insomma la nave è incagliata, c' è poco fondale per avere margini di manovra. Il redde rationem in consiglio dei ministri è previsto per mercoledì, quando le due ministre Iv potrebbero mollare: a quel punto - sperano i Dem - «Conte si potrebbe dimettere, per poi ottenere dal Colle un incarico a formare un nuovo governo. E' in quel frangente che si aggiusterebbero le trattative».

 

marcucci zingaretti

Stop a Renzi, no larghe intese Ma Conte non si fida. «Fai la prima mossa tu, perché ogni giorno che passa concedi un vantaggio a Renzi», lo incitano i big del Pd. Zingaretti lo blinda nel suo sermone in Direzione, come l' unico punto di equilibrio; e perché «un altro governo, confuso, trasformista, trasversale, tecnico, non porterebbe nulla di buono all' Italia». No dunque ad altri scenari cui starebbe lavorando Renzi. Quindi no un governo istituzionale, con la destra e un altro premier, nessuna sponda al rottamatore.

 

Ma in viva voce, nella call della Direzione dem, il premier è spronato a fare presto, perché la pazienza dei mediatori è finita. «Anche il Pd, con il suo 20% nei sondaggi, si è scocciato di fare da portavoce, nello scontro con Conte, a uno che ha il 2%...è anche una questione di dignità ormai», sintetizza un dirigente romano.

 

zingaretti di maio

Sordina sulle nuove poltrone La sottile linea rossa aperta in questi giorni sul Recovery fund sta per chiudersi in serata. Matteo Renzi professa «calma e gesso» con i suoi colonnelli, avvertendo che ci vorranno giorni per chiudere la partita. Anche nelle sue guarnigioni c' è pessimismo. «Perché questi vogliono rompere, ormai è chiaro, anche se non hanno i numeri in Senato», prevede Ettore Rosato. Fatto sta che a dimostrazione che i canali di dialogo si sono ghiacciati, la lotta alle poltrone è più in sordina. E questo è un pessimo segnale, a dispetto dell' etichetta.

 

zingaretti

Renzi fa una guerra di logoramento, convinto che «ogni giorno che passa strappa una cosa a quell' altro», dice chi ci parla, tanto che al vertice i suoi alzano la posta. A questo punto, ben sapendo che Conte attenderà pure lui, «per non dare alibi a Renzi e poter dire di avergli lasciato tutto il tempo necessario», il quadrumvirato che regge le sorti del Pd, Zingaretti, Bettini, Orlando e Franceschini, comincia a perdere le speranze.

zingaretti gualtieri

 

Ultimi Dagoreport

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…