giuseppe conte

CONTE EGO SUM – CHE STA FRULLANDO SOTTO LA COFANA TINTA DEL PREMIER? L'AVVOCATO DI PADRE PIO (TUTTO) SI È OFFESO PER LA CONFERENZA STAMPA DI RENZI, CHE LO HA PUNTO NELL’EGO CITANDO CASSESE (CHE LO SFERZA QUOTIDIANAMENTE SUI GIORNALI) E PARLANDO DI “PIENI POTERI” – VUOLE TRASFORMARE IL SENATO IN TEATRO PER UN FACCIA A FACCIA COME FECE CON SALVINI? PER ORA LA CRISI È CONGELATA. MA IL 20 C’È DA VOTARE LO SCOSTAMENTO DI BILANCIO…

conferenza stampa di fine anno di giuseppe conte 5

Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

Mancano una decina di minuti al Consiglio dei ministri fissato per le 20,30, e Giuseppe Conte appare disteso e deciso. Deciso ad andare in Parlamento, a non dimettersi, e a evitare di farsi trascinare in una crisi al buio da Matteo Renzi. Chi lo conosce però sa che sta trattenendo tutta l’irritazione scatenata dalle parole dal senatore di Firenze in conferenza stampa.

 

MATTEO RENZI COME UN ASSALTATORE DEL CONGRESSO USA

Come in un rosario, elenca i punti che lo hanno ferito forse in maniera insanabile. Il continuo riferimento allo stravolgimento delle forme della democrazia e delle liturgie della politica, l’accusa di aver mancato di rispetto al Parlamento, il martellamento insistente sui follower, sui reality show. Conte è esausto.

crisi di governo i tweet sulla conferenza stampa di renzi 6

 

Non ne può più di Renzi. Anche l’ultimo tentativo, di ritorno dal Quirinale, concordato con il presidente Sergio Mattarella, è fallito. Travolto dalle telecamere in strada, il capo del governo rivolge un’ultima, sfibrata preghiera a Renzi.

 

matteo renzi teresa bellanova

Offre la disponibilità per un patto di legislatura. Ma non basta. Renzi vuole una telefonata, il premier non gliela concede se non rientrerà la minaccia di ritirare le ministre di Iv. Non avviene.

 

L'EGO DI MATTEO RENZI

E ora? Si chiedono tutti: cosa farà Conte? La prima mossa è di non salire al Colle per dare le dimissioni. Vuole dilatare i tempi, non concedere a Renzi un passo indietro per un virtuale Conte Ter. Lo conferma all’apertura del Cdm, che slitta alle 22: «Le ministre di Iv mi hanno comunicato via mail le loro dimissioni, che accetto. Ho già informato il presidente Mattarella».

 

conte e casalino

Una comunicazione a cui, per il momento, non fa seguito altro. La seconda mossa del premier è di capire quanto M5S, Pd e Leu, i partiti della sua coalizione, sono disposti a seguirlo fino in fondo, al di là della batteria di dichiarazioni in cui tutti i leader e i ministri, sentenziano: non c’è alternativa a Conte.

 

Prima del Cdm, a Palazzo Chigi lo raggiungono il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il reggente del M5S Vito Crimi e altri ministri grillini. Arriva anche Dario Franceschini, per sondare le intenzioni del premier. Conte le ha già confessate poco prima, al telefono, a Goffredo Bettini, consigliere che il premier ha preso in dono dal Pd: «A questo punto non posso più sedermi al tavolo con Renzi. Il passaggio parlamentare è necessario».

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

 

A nessuno, nel governo, sfuggono le possibili, estreme conseguenze di questa decisione. Conte salirà al Colle, a chiedere di poter riferire in aula. Punterebbe a farlo all’indomani del 20 gennaio, data in cui è stato fissato il voto sullo scostamento di bilancio. Vorrebbe dire una settimana di trattative, che potrebbero anche partorire un nuovo gruppo parlamentare dei «responsabili».

 

Nel Pd non danno per scontato che non punterà subito a un voto di fiducia alle Camere. I collaboratori più stretti danno per certo che il Parlamento gli servirà come teatro per smontare pezzo dopo pezzo la requisitoria di Renzi, come fece nell’agosto del 2019 con Matteo Salvini. Solo dopo salirà di nuovo al Colle dal Capo dello Stato per tentare la strada di una nuova fiducia, molto probabilmente, con una nuova maggioranza.

goffredo bettini gianni letta giuseppe conte

 

La drammatizzazione parlamentare renderebbe ancor più doloroso lo strappo con Renzi, e soffocherebbe anche quel minimo spiraglio che il leader di Iv ha lasciato. Fosse per il capo del governo il divorzio sarebbe immediato, senza appello. Sono stati il Pd e Mattarella a spingerlo a tendere la mano per l’ultima volta, pronti a farlo ancora davanti a uno scenario di maggioranze alternative e instabili, e nella convinzione, seguendo il ragionamento di Franceschini, che Renzi si fermerà «all’ultima curva».

 

conte e casalino - Grande Fratello Chigi

Ma molto dipenderà dalle prossime ore. Il Capo dello Stato vuole il rispetto della forma e Conte gli ha garantito che non ci saranno maggioranze incollate qua e là, senza gruppi consolidati. Le manovre sono entrate nel vivo. Ai 5 Stelle la deputata di Forza Italia Renata Polverini ha detto di essere pronta, e ha confermato che altri colleghi sono in attesa al Senato, sotto la regia del fedelissimo di Silvio Berlusconi Gianni Letta, mentre Bruno Tabacci ha già dato cittadinanza, nella sua componente Centro democratico, a quattro ex grillini. Anche Giovanni Toti, leader di Cambiamo, che porta tre senatori in dote al Senato, si è detto disponibile a entrare in una maggioranza allargata. Il punto è capire se questa maggioranza regge e se al suo interno è previsto o meno Renzi. —

renzi franceschini by oshoRENZI FRANCESCHINI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...