CHE FINE HA FATTO TREMONTI? NON SI SA PIÙ NULLA DI LUI. IN REALTÀ ERA UN ROBOTTINO TELEGUIDATO, ORA SAREBBE IN RIPARAZIONE DAI TECNICI - LADY DI FERRO FINO ALLA BARA: MARGARET THATCHER PROGETTA NEI MINIMI DETTAGLI IL SUO FUNERALE - IL CONFRONTO STRIDENTE FRA LE SVARIATE DECINE DI EURO CHE SI PAGANO PER ASSISTERE A UNA CANTATA DEL JOVANOTTI E IL COMPENSO PER CHI OPERAISTICAMENTE FATICA DIETRO LE QUINTE DEL SUO SHOW. E CI LASCIA LA PELLE…

1 - MA AVETE NOTIZIA DI GIULIO TREMONTI?...
Marcello Veneziani per "il Giornale" - Non si sa più nulla di lui. Fu erroneamente imballato tra i cartoni del trasloco dal ministero? Ha mutato sesso e connotati a Casablanca? È fuggito con Marco Milanese in Patagonia? Finì in una retata in un rave party in Valtellina? Lavora sotto falso nome come cassiera in una trattoria per camionisti dell'Uzbekistan? Prese i voti e si fece suora di clausura? Fu trafugata la sua salma dall'odiato Brunetta? È andato a vivere in Padania, che non esiste e dunque è passato alla clandestinità pure lui?

Vive in un bunker hi-tech sotto la sua abitazione di Sondrio? Confeziona pacchi bomba contro Equitalia? Porta la contabilità della 'ndrangheta a Milano? Si è barricato in casa a giocare con le bambole e gli eurobond?

Studia le particelle fiscali nel laboratorio del Gran Sasso, dal cui traforo spera di sbucare in Svizzera, stando alle indicazioni di una sua ex collega? Fa la tata a casa Monti, ma il suo contratto di badante non prevede giorni di libera uscita? Sale però il sospetto che Tremonti non sia mai esistito.

E se fosse stata un'invenzione di Berlusconi per spaventare gli altri ministri, i governatori e i banchieri e per scaricare sulla sua mitica figura e la più mitica crudeltà mentale tutti i provvedimenti dolorosi e impopolari che era costretto ad assumere? Tremonti in realtà non esiste, era un robottino teleguidato, come si poteva evincere dal suo goffo incedere, i suoi gesti automatici e la sua voce metallica, chiaramente disumana. Ora sarebbe in riparazione dai tecnici.

2 - LA LADY DI FERRO E I PIANI PER L´ALDILÀ...
Enrico Franceschini per "la Repubblica" - Margaret Thatcher non smentisce la fama di "lady di ferro" neanche a 86 anni e gravemente malata. L´ex primo ministro e leader conservatrice, rivela il Sunday Times, ha predisposto piani dettagliati per il proprio funerale: si svolgerà alla cattedrale di St. Paul, avrà come colonna sonora l´inno patriottico "Land of Hope and Glory", gli invitati comprenderanno la regina, la famiglia reale, il premier in carica e quelli del passato, Mikhail Gorbaciov, che le era simpatico, e Nancy Reagan, vedova del suo "fratello" ideologico Ronald.

La bara verrà esposta nel parlamento di Westminster, dove i deputati (ma non la gente comune) potranno esprimere cordoglio. Non ci sarà, invece, un passaggio di jet militari in cielo: troppo rumoroso.

Le esequie saranno "di stato", onore riservato solo a un pugno di "commoners": Churchill, il duca di Wellington, lord Palmerston. E la sepoltura sarà nel cimitero di Royal Chelsea, dove giace suo marito Denis. Tutto deciso, dunque, tranne un particolare: la destinazione finale della Thatcher all´aldilà. Dove esiste qualcuno, supponiamo, a cui nemmeno una "lady di ferro" può dare ordini.

3 - QUANDO LA MORTE È SPETTACOLO...
Dal Blog di Riccardo Bocca (http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it/) - Ieri sera la televisione ci ha consegnato comodamente a casa un dramma che si presta - oltre al dolore - a qualche ragionamento di contorno. Ci è stato raccontato, infatti, che uno studente lavoratore ha perso la vita mentre montava il palco del concerto di Jovanotti, e che la sua paga si aggirava attorno ai cinque euro l'ora: uno schifo, una vergogna, un insulto.

Tutto questo, frullato nella scatola tv e mediatica in generale, ha generato emozioni forti e prevedibili. L'accostamento tra il fighettismo zeppolato del bravo Jovanotti e la sorte oscura del ragazzo Francesco Pinna è stato troppo stridente, troppo sintonico con lo sconforto sociale di questi anni per lasciare indifferenti. Come d'altronde il confronto fra le svariate decine di euro che si pagano per assistere a una cantata del Jova e il compenso per chi operaisticamente fatica dietro le quinte del suo show.

Ora. Premesso e ribadito il pianto che ciascuno di noi deve a Francesco, e ai suoi vent'anni finiti a Trieste, e aggiunto ancora che, stando agli organizzatori del tour di Jovanotti, la paga non era di cinque euro all'ora ma di oltre dieci (vedremo chi ha ragione...), c'è da ricordare senza troppa benevolenza ciò che siamo diventati: non da oggi, ma da tempo infinito.

Gente, intendo, che ha delegato integralmente i propri sogni ad altri, più capaci di realizzarli e presentarli in bella copia. Gente che da sempre, andando ai concerti, o anche solo sbocconcellandoli in televisione, ha visto la parata muscoloide dei lavoratori dietro le quinte, ha sempre saputo quanto fossero poco pagati, e non s'è mai turbata più di tanto una volta entrati in scena i divazzi di turno.

Esattamente come per lo sport, per i calciatori, per i ballerini e per tutto quanto richieda un back, che poi non compare in stage, si scontrano violentemente i due estremi del nostro animo e della nostra congrega sociale: da una parte i corpi e lo sforzo sottovalutato, dall'altra le talentate crisalidi che si dischiudono sotto ai riflettori.

Non abbuffiamoci, dunque, ascoltando in televisione la morte di Francesco Pinna, di lacrime postdatate e parole troppo profonde. Lamentiamoci, piuttosto, della nostra eterna disattenzione per la sostanza di ciò che viviamo, costituita -continuamente, profondamente- da mestieri sotterranei, tanto dolenti quanto indispensabili.

 

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