KUNDERA, L’UNICO MILAN CHE BERLUSCONI NON POTRÀ MAI COMPRARESTEFANO GODANO MANDA IN LIBRERIA UN BRILLANTE RITRATTO DEL GRANDE E INACCESSIBILE SCRITTORE E LA SUA PASSIONE PER FELLINI (‘’E’ IL VERTICE DELL’ARTE MODERNA”) – “ERAVAMO INCURIOSITI DI SAPERE SE A MILAN FOSSE GIUNTA NOTIZIA DEL FENOMENO CHE SI ERA SCATENATO NELLA TELEVISIONE ITALIANA A PROPOSITO DI “L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE” PER MERITO DI ROBERTO D’AGOSTINO. SENZA AVERLO LETTO, AVEVA PER SETTIMANE RIPRESO E RILANCIATO LE TEORIE DEL KITSCH E IL LIBRO IN ITALIA AVEVA VENDUTO CENTINAIA DI MIGLIAIA DI COPIE. MILAN SI DIVERTÌ MOLTO A QUESTO RACCONTO E SI STUPÌ CHE CALASSO NON GLI AVESSE RACCONTATO NULLA...” – IL CAPITOLO “IRONIA E SATIRA” E LA ROTTURA CON SCALFARI

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IL LIBRO

Stefano Godano Stefano Godano

Kundera considerava Fellini la vetta dell’arte della seconda meta del Novecento e Fellini ricambiava definendolo il piu grande scrittore contemporaneo: si scrivevano e si stimavano. Perche non si sono mai incontrati?

 

Dopo la scomparsa di Fellini, Stefano Godano e la moglie Daniela, nipote e assistente del regista, incontrano Milan e Vera Kundera nel 2001: ne nasce una straordinaria amicizia, fatta di incontri, lettere e lunghe telefonate, di ore e ore a chiacchierare a casa Kundera e nei ristoranti di Saint-Germain.

 

Un lungo viaggio alla scoperta di Milan Kundera, uno scrittore timido e geniale che ha fatto della riservatezza il suo marchio originale. I romanzi e la fuga dalla Cecoslovacchia, l’amore per la Francia e l’insofferenza per la gauche caviar, la passione per Venezia, Capri e Roma, e per i paesi italiani, dove vince il silenzio e dove si sentono solo le campane, e i giudizi su alcuni grandi scrittori contemporanei. E poi la sua voce dolce e musicale, la timidezza e l’intransigenza... Un ritratto fedele dello scrittore, arricchito dai suoi disegni e da quelli di Fellini.

Milan Kundera Milan Kundera

 

IRONIA E SATIRA

Tratto dal libro di Stefano Godano “Kundera e Fellini – L’arte di non incontrarsi”  - Rizzoli

 

Più volte nei suoi romanzi e nei suoi saggi Kundera si è diffuso sul concetto di humor e in I testamenti traditi, citando Cervantes e Octavio Paz, conclude: “Lo humor è la grande invenzione dello spirito moderno”. Non solo, ma “lo humor è un’invenzione legata alla nascita del romanzo ed è quindi ben diverso dal riso, dalla beffa e dalla satira, è qualcosa che rende ambiguo ciò che tocca, ed è questa la chiave per coglierne l’essenza”.

federico fellini donald sutherland sul set di casanova federico fellini donald sutherland sul set di casanova

 

Kundera, sempre in I testamenti traditi, fa una netta distinzione tra satira e ironia. La satira è un’arte a tesi, certa com’è della propria verità, mette in ridicolo ciò che ha deciso di combattere. Al contrario, per Kundera il rapporto del romanziere con i suoi personaggi non è mai satirico, è ironico, e l’ironia è il fulcro di ogni romanzo.

 

Naturalmente Cervantes, Rabelais, lo stesso Ariosto sono i suoi maestri e addirittura nel saggio Il sipario dedica un intero capitolo ai cosiddetti “agelasti”, “coloro che non vivono in pace con il comico”. Kundera dice esplicitamente che ci sono persone di cui ammira l’intelligenza e l’onestà intellettuale con le quali tuttavia non si trova a suo agio, anzi li tiene a distanza proprio perché fanno parte della categoria degli “agelasti, coloro che tendono a vedere in ogni scherzo, in ogni paradosso ironico un vero e proprio sacrilegio”. Forse, in coerenza con tutto ciò la sua ironia e il suo buon umore sono straordinari.

kundera cover kundera cover

 

Eravamo incuriositi di sapere se a Milan fosse giunta notizia del fenomeno che si era scatenato nella televisione italiana a proposito di L’insostenibile leggerezza dell’essere per merito di Roberto D’Agostino. D’Agostino, intuendo in anticipo la forza narrativa e creativa del romanzo, senza averlo letto ma fidandosi della genialità del titolo, in un programma televisivo aveva per settimane intere ripreso e rilanciato le teorie del Kitsch e il libro in Italia aveva venduto centinaia di migliaia di copie. Milan si divertì molto a questo racconto e si stupì che Calasso non gli avesse raccontato nulla.

 

roberto calasso roberto calasso

Una delle prime parole che abbiamo sentito sulla bocca di Milan, ripetuta poi continuamente, è stato il riferimento ironico alla “gauche caviar”, la “sinistra al caviale”, quella che si nasconde ancora dietro le ideologie, sposa le sofisticate tendenze estremiste ma non disdegna poi la bella vita, i bei ristoranti, le spiagge covi di intellettuali, disprezza “Le Monde” e “la Repubblica” ma non ne può fare a meno, si rifugia nella diversità a ogni costo per poi ricadere nel più ottuso conformismo.

 

Milan Kundera Milan Kundera

Il rapporto di Kundera con “la Repubblica” è stato altalenante. Attraverso Jean Daniel, il prestigioso fondatore e direttore di “Le Nouvel Observateur”, Milan aveva incontrato Scalfari a Parigi e poi ancora durante un loro viaggio a Porto Santo Stefano, dove erano stati ospiti all’Hotel Il Pellicano. Dall’incontro con Scalfari era nata una collaborazione con il quotidiano, tre-quattro articoli l’anno.

 

fellini disegni fellini disegni

Kundera in tutti i nostri incontri non rinunciava mai a chiederci il nostro pensiero su Scalfari e “la Repubblica” e un giudizio su Calasso e Adelphi. Naturalmente noi non potevamo non sottolineare il prestigio e la capacità giornalistica e politica di Scalfari, che tra l’altro aveva ben conosciuto Fellini, anche perché la figlia Enrica, fotografa, viveva nello stesso palazzo di Federico in via Margutta. Kundera sembrava condividere questo giudizio, anche se poi non lo incontrò più; qualcosa si inceppò dopo un lungo articolo del giornalista che polemizzava e trovava inspiegabile l’amore di Kundera per Curzio Malaparte.

 

Dago Arbore - Quelli della notte Dago Arbore - Quelli della notte

In uno dei primi incontri con Milan e Vera, era novembre del 2002, fummo portati in un ristorante basco in Rue du Cherche-Midi, dove per ore e ore parlammo dell’Italia, dell’America, di Fellini, di Picasso e di Bach e della loro straordinaria libertà espressiva e artistica nella vecchiaia – la libertà della “vieillesse” (tema che sarà sviluppato in Il sipario) –, del Romanticismo, del rapporto tra poesia e romanzo, del fatto che Kundera non amava più andare al cinema e a teatro, dove guardava sempre l’orologio aspettando la fine. “Vorrei sempre avere un orologio luminoso quando sono al cinema e a teatro...”.

 

scalfari – a sentimental journey scalfari – a sentimental journey

All’improvviso, mentre si parlava di altro, Kundera ci chiese secco e perentorio (non vi era stato alcun accenno al tema né quel giorno né negli incontri precedenti) cosa pensavamo di Curzio Malaparte, e noi rispondemmo senza esitazione che lo adoravamo, un po’ timorosi – dobbiamo ammettere – di un punto di vista contrapposto. Vera allora ci prese le mani e aggiunse: “È il nostro uomo”, manifestando il suo entusiasmo per lo scrittore toscano.

 

Nel saggio del 2009 Un incontro l’ultimo capitolo è totalmente dedicato a Curzio Malaparte e soprattutto ai suoi due romanzi Kaputt e La pelle, che sono esaltati da Kundera come due opere fondamentali della letteratura del Novecento, soprattutto per la struttura della forma letteraria, nuova e originale, e per il distacco da ogni forma di testimonianza storica, letteraria, giornalistica e politica.

 

curzio malaparte curzio malaparte

Questa apologia di Malaparte, come vedremo in seguito più diffusamente, non piacque a Scalfari, che in un lungo articolo, pur mantenendo la grande stima per Kundera romanziere, lo distingueva dal Kundera saggista, prendendo nettamente le distanze dal giudizio entusiastico su Malaparte, definito dal direttore di “la Repubblica” un voltagabbana narcisista, più concentrato su se stesso che altro.

 

Kundera non fece mai cenno nei nostri incontri a questo commento di Scalfari, ci chiedeva sempre un nostro giudizio su “la Repubblica”, ma di fatto la sua collaborazione si diradò lentamente fino a esaurirsi. Sarà ripresa solo nel novembre 2019 in occasione dell’uscita del Dizionario intimo di Federico Fellini, quando acconsentì a pubblicare in anteprima sul quotidiano la sua prefazione al libro e “la Repubblica” gli diede larghissimo risalto dalla prima pagina alle pagine interne.

 

milan kundera milan kundera

Comunque, la curiosità e le domande sull’Italia rimanevano sempre al centro dei nostri incontri. Il suo amore per i piccoli paesi italiani, per la cucina e per il carattere degli italiani stessi era irrefrenabile. Ma qui, proprio ricordando la sua ironia che sempre nascondeva la sua verità, non possiamo non riportare una battuta che faceva sempre quando ci incontravamo: “In Italia mi dovevo trasferire, è più accogliente, più umana, le persone sono più simpatiche”.

 

Noi ribattevamo che la Francia aveva fatto in modo di  farlo diventare Kundera, e questo in Italia sarebbe stato più difficile. Allora concludeva: “Forse dovevo venire prima in Francia, ma dopo qualche anno in Italia sarei stato meglio”. Si scherzava, si giocava, ma forse Milan diceva la sua verità.

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