dozier

"LE BRIGATE ROSSE MI FACEVANO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO. RISPOSI CHE NON AVREI MAI DETTO NULLA SUI SEGRETI DELLA NATO” – PARLA IL GENERALE AMERICANO JAMES DOZIER RAPITO DA UN COMMANDO BR GUIDATO DA ANTONIO SAVASTA NEL 1982 E LIBERATO DA UN BLITZ DEI NOCS – “I MIEI RAPITORI LI HO RIVISTI SOLO AL PROCESSO DI VERONA DEL 1982. HO FATTO LA MIA DEPOSIZIONE. POI MI HANNO SUGGERITO DI ANDARMENE. E COSÌ FECI" – E POI RACCONTA QUEL NO A REAGAN... - LIBRO+VIDEO

Alberto Simoni per "la Stampa"

 

james dozier

È la mattina del 28 gennaio 1982 quando le teste di cuoio arrivano in via Pindemonte 2 a Padova con un piccolo furgone verde. Hanno pistole e fucili d'assalto M-12. Alle 11,25 sono davanti alla porta di un appartamento di una anonima palazzina. La sfondano con un colpo secco. In una tenda montata in una stanza c'è da 42 giorni un generale americano ostaggio di un commando di cinque persone delle Brigate Rosse guidato dal poi pentito Antonio Savasta: quell'uomo è James Lee Dozier, classe 1931, generale di brigata della Nato.

 

Il 17 dicembre un commando era entrato nella sua casa di Verona spacciandosi per idraulici: dopo aver immobilizzato la moglie legandola a un calorifero, avevano preso Dozier e, caricatolo nel bagagliaio di una macchina, lo avevano condotto a Padova. Il generale resterà per sei settimane nello stesso covo, legato a un lettino di ferro sotto una tenda da campeggio con le cuffie e musica ad altissimo volume.

james dozier 4

 

Sempre così fino al blitz del team del comandante dei Nocs Edoardo Perna durato 50 secondi. Dozier oggi ha 90 anni, la sua memoria è viva, i ricordi di quei 42 giorni densi di dettagli. Risponde al telefono dalla sua casa in Florida, seduto - racconta - davanti al "kidnapping corner", l'angolo in cui ha raccolto foto e ricordi di quell'esperienza e libri sui Nocs. Descrive lo scatto con i presidenti Reagan e Pertini e quello con Perna. Simboli di una fulminea parentesi di vita che Dozier ha custodito e che ora - insieme alle altre pieghe dell'esistenza - è diventata un libro, "Finding my Pole Star".

 

Generale Dozier, ha rifiutato contratti importanti per un libro subito dopo la sua liberazione, perché farlo adesso?

reagan dozier 11

«Voglio lasciare una testimonianza ai giovani. Dopo il congedo nel 1985, ho intrapreso una carriera nel business dell'agricoltura: mi alzavo all'alba e lavoravo molto. Ma adesso che sono pensionato, ho deciso di scriverlo. Mi ha aiutato mia sorella che ha tenuto le foto e i ricordi dell'infanzia ad Arcadia e poi ho attinto alla mia memoria».

 

Sono passati 40 anni dal rapimento. Ha mai avuto incubi?

«Mai, fortunatamente. Sono stato capace di parlarne di continuo seguendo i suggerimenti degli psicologi. Tirare fuori le cose è il modo migliore per superare i traumi».

 

C'è qualcosa che le resta conficcato in testa? Un suono, un odore, una voce che la riporta all'appartamento di Padova?

«Si, i tentativi di Di Lenardo (uno dei carcerieri, ndr) di farmi il lavaggio del cervello». Come faceva?

ANTONIO SAVASTA

«Ogni giorno veniva nella tenda, mi parlava delle Br, mi dava cose da leggere che io gettavo via. "Scordatelo", gli dicevo. Tornava ancora. Con un dizionario italiano e traducevamo parola per parola. Gli dissi che non avrei mai detto nulla sui segreti della Nato».

 

Non si arresero però

«Tentarono di spiegarmi chi erano, in cosa credevano e cosa volevamo le Brigate Rosse. Alla fine Di Lenardo mi disse: "Se non riusciamo a portarti dalla nostra magari riusciamo a farti diventare neutrale».

 

james dozier 2

Del blitz cosa le resta in mente?

«La rapidità, la pistola di una guardia puntata su di me. Era molto strano, non avevo mai visto armi lì. Improvvisamente la guardia venne disarmata. Poi la figura di un uomo che si spinge nella tenda. Temevo fosse una resa dei conti fra bande delle Br che si contendevano la preda, io. Invece quell'uomo si tolse il cappuccio, disse che era un poliziotto. Erano a venuti a prendermi e dovevamo andare via subito perché temevano che l'appartamento potesse saltare in aria. In un attimo ero seduto sul sedile posteriore di una macchina della polizia in mezzo al traffico di Padova. E andavamo veloci, schivando le altre macchine. Ci manca solo un incidente, pensai».

 

EDOARDO PERNA NOCS

La fine dell'incubo le diede la forza di dire di no al presidente Usa. Dove trovò il coraggio? «No no. Ho imparato a mie spese che al presidente degli Stati Uniti non dici mai di no anche se ti sembra di averlo detto (ride)».

 

Come andò allora il no-diventato-Sissignore?

«Un'ora dopo il rilascio, Reagan chiamò. Ero alla base di Ederle, Vicenza. Mi chiese come stavo e mi disse: "Crede di poter venire a Washington la prossima settimana per il National Prayer Breakfast? "Signore - risposi- sono stato via per sei settimane, devo recuperare il lavoro arretrato". Riattaccò».

 

dozier pertini

Però ci andò e ci sono le foto dell'allora vicepresidente Bush che l'accoglie all'aeroporto di Washington

«Dieci minuti dopo, telefonò il capo dello staff dello Stato maggiore: "Torna a Washington. Subito". Insomma, il mio no al presidente non è stato proprio efficace».

 

Si ricorda la prima cosa che disse a sua moglie?

«"Ciao cara, bello vederti". Ma sto tirando a indovinare, non ricordo» (grassa risata).

 

Dopo l'incontro con Reagan tornò in Italia, ma vi restò poco. Perché?

«I miei superiori ritenevano fosse meglio chiudere l'esperienza per ragioni di sicurezza. Allora si approfittò di una cena di Stato per il rimpatrio senza clamori: Pertini andava a Washington, anch' io fui invitato alla Casa Bianca. Non sono più rientrato in Italia».

 

dozier l arena

Da militare intende

«Certo, da militare, perché sono venuto spesso e ogni volta incontro i miei salvatori. Ora purtroppo a causa del Covid ho saltato gli ultimi anni, l'ultimo volo in Italia risale al 2018. Spero di poter tornare presto e ringraziare ancora il comandante Perna e tutti coloro che mi hanno salvato».

 

Ha mai più visto o sentito i suoi rapitori?

«Solo al processo di Verona del 1982. Erano nelle celle degli imputati. Ho fatto la mia deposizione. Poi mi hanno suggerito di andarmene. E così feci. So che qualcuno è diventato dottore, qualcun altro si è pentito e si è rifatto una vita».

 

La leadership è uno dei temi dei tanti interventi pubblici che tiene. Cosa dice ai giovani?

«Che oggi ci sono troppi follower e pochi leader».

dozier 77dozier coverDOZIERdozier 15

Ultimi Dagoreport

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…