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C'È UN PAZZO CHE HA PROVATO A FARE "SQUID GAME" DAL VIVO - UN MISTERIOSO FUGGIASCO HA VARCATO IL 38ESIMO PARALLELO SCAPPANDO DALLA COREA DEL SUD VERSO QUELLA DEL NORD, FACENDO IL PERCORSO INVERSO RISPETTO A CHI DI SOLITO LASCIA LA DITTATURA DI PYONGYANG - SI TRATTA DI UN "DISERTORE AL CONTRARIO", CIOÈ UN TRANSFUGA NORDCOREANO CHE AVEVA ATTRAVERSATO IL CONFINE NEL 2020: È RIUSCITO A BEFFARE L'AREA A PIÙ ALTA CONCENTRAZIONE MILITARE DEL MONDO…

1 - SEUL, "DISERTORE AL CONTRARIO" SAREBBE TRANSFUGA NORDCOREANO

(ANSA) - La persona non identificata che nel fine settimana ha compiuto l'inconsueto attraversamento clandestino di confine dalla Corea del Sud a quella del Nord, sarebbe in realtà un transfuga nordcoreano scappato dal suo Paese oltre un anno fa e ora rientrato: lo afferma il ministero della Difesa sudcoreano.

 

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La deduzione, si legge nel comunicato, si basa sulle immagini riprese da una telecamera di sicurezza a circuito chiuso al confine, che mostrano che la persone sarebbe la stessa ripresa in un video analogo nel novembre 2020 durante il passaggio dal Nord al Sud.

 

L'immagine - fa sapere lo stato maggiore interforze di Seul - è stata ripresa sabato primo gennaio alle 21.20 ora locale da telecamere nella parte orientale della zona demilitarizzata (Dmz) che delimita al 38/mo parallelo il confine fra le due Coree.

 

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L'uomo, che era stato prima ripreso alle 18.40 mentre scavalcava le prime barriere di filo spinato a ridosso della Dmz, non notato dalle pattuglie sudcoreane, è quindi entrato in Corea del Nord alle 22.40.

 

I militari di Seul hanno aggiunto di ignorare se l'uomo sia ancora in vita o dove si trovi. "Ieri abbiamo informato la Corea del Nord a tutela della nostra gente ma non abbiamo ricevuto risposta dai nordcoreani", fa sapere - citato da Bbc - il portavoce della Difesa sudcoreana, Boo Seung-chan, aggiungendo che non sono stati notati "insoliti movimenti dei militari" di Pyongyang. La Corea del Nord non ha dato notizia di alcun attraversamento notturno del confine.

 

2 - FUGGIASCO MISTERIOSO VARCA IL 38° PARALLELO ED ENTRA IN NORD COREA

Guido Santevecchi per il "Corriere della Sera"

 

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Qualcuno ha attraversato il confine tra le due Coree diretto verso il Nord, beffando la difesa sudcoreana della Demilitarized Zone (DMZ), che da settant'anni è definita l'area a più alta concentrazione di soldati, armi, trappole antiuomo e mine di tutto il mondo.

 

Il comando militare di Seul ha comunicato che un individuo non identificato è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza che coprono tutta l'area alle 18.40 dell'1 gennaio, mentre scavalcava una barriera d'accesso alla DMZ nella provincia di Gangwon, a Est del territorio sudcoreano; subito è stata mobilitata un'unità speciale di commandos per la ricerca, ma senza risultato; alle 21.20 c'è stato un contatto visivo, ma il fuggiasco è riuscito ancora a nascondersi nella boscaglia; alle 22.40 i sensori elettronici hanno rilevato che qualcuno stava superando la Military Demarcation Line, la linea che divide in due la Zona smilitarizzata, larga 4 chilometri.

 

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Ormai, chiunque fosse il clandestino, era entrato nell'area nordcoreana. Seul conclude la relazione dicendo di aver informato i militari nordcoreani, «per proteggere l'individuo», vale a dire per cercare di evitare che le guardie di frontiera dall'altra parte del 38° parallelo sparassero a vista.

 

Ma chi può essere stato così disperato o pazzo da cercare rifugio nella terra governata da Kim Jong-un? Dal 1953, quando la Guerra di Corea si fermò con un cessate il fuoco sul 38° Parallelo, circa 33 mila cittadini nordcoreani sono fuggiti dal regime oppressivo e brutale e da condizioni di vita atroci: proprio l'1 gennaio, parlando al Plenum del Partito dei lavoratori, Kim ha detto che la popolazione nordcoreana «è di fronte a una lotta tra la vita e la morte» per l'ennesima crisi alimentare.

 

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Sono i nordcoreani che «normalmente» cercano di evadere dal loro Paese, e lo fanno cercando di attraversare la frontiera con la Cina per poi affrontare un lungo viaggio tortuoso che li porta a Seul.

 

Il percorso inverso può invogliare in teoria solo un agente segreto di Pyongyang di rientro da una missione di spionaggio o di ricognizione; oppure un transfuga nordista deluso dall'esperienza al Sud; o infine qualcuno ancora illuso che la Nord Corea sia «il paradiso in terra dei lavoratori» (ma questa versione vetero-stalinista ormai è stata abbandonata anche dalla propaganda di Kim).

 

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L'unica certezza è che bisogna avere una fortissima motivazione e molto fegato per tentare di entrare clandestinamente nel territorio della Repubblica democratica popolare di Corea (il nome ufficiale del regime di Pyongyang).

 

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L'ultimo che ci aveva provato, forse, nel settembre del 2020 era sfuggito alla sorveglianza sudcoreana, ma non a quella del Nord: le guardie di frontiera lo avevano individuato, inseguito, gli avevano sparato a bruciapelo e avevano chiuso il caso dando fuoco al cadavere.

 

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Quell'episodio non è mai stato ben chiarito: secondo la versione di Seul la vittima era un funzionario ministeriale che voleva disertare, ma la famiglia ha respinto l'ipotesi immaginando che dietro ci fosse un'operazione di intelligence finita male.

 

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Quel cadavere crivellato di corpi e carbonizzato creò un'ondata di sdegno; Kim Jong-un decise di scrivere una lettera personale al presidente sudcoreano Moon Jae-in: «Un caso inatteso e sfortunato». Il corpo fu bruciato per timore del coronavirus, disse Kim. Ma non spiegò perché il civile fosse stato giustiziato sul posto.

 

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