sergio bramini e matteo salvini

CHI E’ DAVVERO SERGIO BRAMINI, L’IMPRENDITORE "FALLITO PER COLPA DELLO STATO"? UN DOCUMENTO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA METTE IN DISCUSSIONE LA RAPPRESENTAZIONE CHE MASS MEDIA, SALVINI E DI MAIO HANNO DATO DELL'IMPRENDITORE BRIANZOLO RESO CELEBRE DALLA TRASMISSIONE TELEVISIVA “LE IENE” - I DEBITI, LA CASA ALLA MOGLIE E 570MILA EURO DI STIPENDIO: ECCO L'ALTRA VERITÀ…

Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”

 

SERGIO BRAMINI E MATTEO SALVINI

Un documento del Consiglio superiore della magistratura mette in discussione la rappresentazione che mass media, i due vicepremier e le autorità locali hanno dato di Sergio Bramini, l' imprenditore brianzolo reso celebre dalla trasmissione televisiva «Le Iene» perché «fallito nonostante 4 milioni di euro mai pagati dallo Stato e sgomberato da casa».

 

Un imprenditore onesto e di successo rovinato dalle istituzioni, umiliato dai giudici e vessato dalle banche, costretto con moglie e figli a lasciare la casa in lacrime. La vicenda, raccontata in tv, con numerose e accorate dirette Facebook e in un libro («Il caso Bramini: un' ingiustizia di Stato», Rubbettino), è paradigmatica di Paese in cui lo Stato non onora i suoi debiti con i cittadini.

 

Sostenuto da Lega e M5S in campagna elettorale, la sua villetta diventa meta di pellegrinaggio di parlamentari e ministri (Di Maio e Salvini in primis), ma anche di centinaia di persone solidali. Una sottoscrizione in suo favore raccoglie 150 mila euro. Dopo la formazione del governo gialloverde, Di Maio lo chiama come consulente al ministero a 46.800 l' anno per studiare norme a tutela degli imprenditori come lui.

 

sergio bramini matteo salvini

I veri conti Ma dopo un anno di istruttoria il Csm la racconta diversamente, in un documento di 18 pagine «a tutela dell' indipendenza e del prestigio» di Simone Romito, il giudice di Monza incaricato del pignoramento della casa di Bramini, inseguito dall' inviato delle Iene per non «aver provato a dar retta alle ragioni di Sergio come nessun rappresentante dello Stato che lo ha rovinato».

 

Bramini è un imprenditore nel settore rifiuti: la Icom, società che ha fondato nel 1980, lavora per enti pubblici. Fatturato intorno a 3 milioni di euro, una dozzina di dipendenti. Racconta Bramini che dal 2005 cominciano a non pagarlo. Per mandare avanti l' azienda, pagare le tasse e non lasciare gli operai senza stipendio, s' indebita con le banche per 1 milione di euro e mette a garanzia anche la sua casa. Nel 2011, con 4,2 milioni di crediti da enti pubblici non riscossi, si arrende e porta i libri in tribunale. La banca aggredisce la casa e il giudice lo manda «in mezzo a una strada».

 

sergio bramini luigi di maio

La revocatoria Diversa la versione del Csm. I mutui bancari risalgono al 2001, prima del 2005: quindi non seguono il blocco dei pagamenti degli enti pubblici, ma lo precedono. Dopo il 2011, il curatore fallimentare avvia un' azione di responsabilità contro Bramini «per gravi condotte di aggravamento del dissesto»: gli imputa di «essersi attribuito quale amministratore, nell' ultimo periodo di vita della Icom, un compenso di 570 mila euro». La contestazione si chiude con una conciliazione: Bramini s' impegna a restituire 200 mila euro (mai versati). Il curatore aziona anche una revocatoria perché Bramini «circa un mese prima del fallimento aveva ceduto alla moglie, in sede di separazione consensuale», la casa ora pignorata (dopo lo sloggio forzato i due abitano insieme in affitto, «per risparmiare»).

 

Anche i crediti vantati dalla Icom verso gli enti pubblici sono controversi. Secondo il tribunale fallimentare di Milano «non erano certi, liquidi ed esigibili, bensì tutti contestati e in buona parte insussistenti». In soldoni: tra cause perse e cessioni già effettuate, la Icom ha incassato solo 500 mila euro e nella migliore delle ipotesi vanterebbe circa 1,6 milioni di crediti, non 4,2 milioni.

sergio bramini

 

Denunce e interferenze Quello che tv e ministri mai hanno detto è che ben maggiori sono i debiti della Icom: 3,8 milioni di euro: 1,7 con il fisco; 1,1 con i fornitori, il resto con le banche. Dunque il principale creditore di Bramini (che non pagava Iva, Irpef, Irap, Tfr contributi previdenziali) è lo stesso Stato da lui additato come aguzzino. E per una cifra quasi doppia rispetto a quella, pur cospicua e ingiusta, che la Icom non ha mai incassato dalle pubbliche amministrazioni. Conclude il Csm: «È falso che la Icom sarebbe stata fatta fallire per le inadempienze di enti pubblici, che pure ci sono state e non si vuole trascurare».

 

Il Csm contesta inoltre che il giudice dell' esecuzione immobiliare abbia avuto un atteggiamento persecutorio. Ha seguito leggi e procedure standard. E in attesa della vendita della casa non avrebbe sloggiato la famiglia Bramini, se avesse consentito ai potenziali acquirenti di visionarla.

 

sergio bramini

Bramini ha avuto «atteggiamenti ostruzionistici»: mandava diffide e intimazioni «di vario genere» ai funzionari pubblici e impediva le visite. In un' intervista, Bramini ha definito la procedura di vendita «una porcata». Il custode giudiziario racconta di essere riuscito a concordare un solo appuntamento, perché Bramini lo accusava di «gravi reati».

 

Durante un accesso alla casa, lo ha «minacciato di morte prospettandogli l' utilizzo di armi legalmente detenute», poi ritirate con il porto d' armi dalla polizia. Bramini ha inoltre presentato denunce e querele contro il custode giudiziario, il giudice, il curatore fallimentare, gli ufficiali giudiziari («Vigliacchi», così erano accolti nella casa). Tutte archiviate.

 

Oltre alla «falsa rappresentazione mediatica» della vicenda, particolarmente «distorta, arbitraria e faziosa» da parte delle «Iene», il Csm attesta illegittime interferenze istituzionali. Dei parlamentari che avevano eletto domicilio nella casa di Bramini, invocando senza fondamento l' inviolabilità costituzionale «e potenziando lo sdegno dell' opinione pubblica». Del sindaco, che s' intrometteva senza alcun titolo. Del prefetto, che pressava ripetutamente questore, giudice e presidente del tribunale affinché soprassedessero allo sloggio, paventando «imprecisate problematiche di ordine pubblico», invitando Bramini nel suo ufficio e rassicurandolo per telefono su decisioni che non spettavano a lui, infine proponendo al magistrato «un irrituale incontro a tre» per intavolare una trattativa.

sergio bramini

 

Perciò il Csm, per la prima volta in cinque anni, vota una «pratica a tutela» di un magistrato: il giudice Romito di Monza «aggredito, denigrato, offeso, diffamato», stretto in una tenaglia politico-mediatica alimentata da una campagna costruita su fake news.

«Persona perbene» «Bramini non è un furbo, ma una persona perbene», replica l' avvocato Monica Pagano, che lo assiste e ha nel frattempo ottenuto dal tribunale la «procedura di sovraindebitamento» con cui spera che l' immobile venga venduto a un prezzo congruo per poter chiedere poi di liberare Bramini da qualsiasi debito.

 

sergio bramini con salvini

L' avvocato spiega che Bramini ha sempre negato «comportamenti ostruzionistici»; i crediti della Icom erano di almeno 4 milioni «ma anche se li vogliamo dimezzare a 2 milioni, comunque è una somma che se fosse stata pagata avrebbe evitato il fallimento»; i 570 mila euro di stipendio «si riferivano a sette annualità ed erano lordi». Dunque circa 80 mila euro all' anno. L' ultimo bilancio della Icom nel 2010, redatto dallo stesso Bramini e pubblicato da Altreconomia, recita: perdite operative per 1,2 milioni di euro, compenso dell' amministratore 160 mila euro. L' anno dopo è fallita.

Ultimi Dagoreport

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...

troisi papa leone carocci monda

CIAK! LA MESSA È FINITA: ANDATE IN PACE AL CINEMA "TROISI", COSÌ FATE FELICI IL SUO DOMINUS VALERIO CAROCCI E QUEL DISOCCUPATO A CACCIA DELLA BIENNALE VENEZIANA, ANTONIO MONDA - MENTRE LA SETTIMA ARTE IN ITALIA, SOTTO IL DOMINIO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI, STA VIVENDO UNA DELLE SUE FASI PIÙ COMATOSE, TRA SALE VUOTE E “SINISTRI” TAGLI AL TAX-CREDIT DEL MINISTRO GIULI-VO, PAPA LEONE XIV RUGGISCE IN FAVORE DELLE SALE CINEMATOGRAFICHE (MA DA QUANDO IN QUA IL PONTEFICE SI OCCUPA DI RIEMPIRE LE SALE, ANZICHÉ PREOCCUPARSI DI RIEMPIRE LE CHIESE?) - L'UNICO CINEMA CHE BENEFICIA DELLA GLORIA DI PREVOST È IL "TROISI", GESTITO DA CAROCCI CHE, IN DUPLEX CON ANTONIO MONDA, HA CONVINTO IL CARDINALE JOSE' TOLENTINO DE MENDONÇA NELLA DIVINA MISSIONE DI ORGANIZZARE AL CINEMA "TROISI" NOVE INCONTRI CON REGISTI E ATTORI INTERNAZIONALI, SOTTO IL PATROCINIO DEL SANTA SEDE - GRATIS? MANCO PER NIENTE. PER ACCEDERE ALLA SALA BISOGNERÀ SBORSARE 8 EURO. E COSÌ SIA - CAROCCI E LA NOTA STAMPA DEL "PICCOLO AMERICA" CHE RILANCIA LE PAROLE DEL PAPA...

pier silvio marina berlusconi marta fascina arcore

FLASH! - COL PRETESTO DI DARE UNA RIVERNICIATINA A VILLA SAN MARTINO (CHE HA SPESE DI MANUTENZIONE E SERVITU’ DI 220 MILA EURO ALL’ANNO), MARINA & PIER SILVIO SONO FINALMENTE RIUSCITI A FAR SLOGGIARE MARTA FASCINA E IL SUO PAPA’ ORAZIO, CHE NON L’ABBANDONA MAI, DALLA REGGIA DI ARCORE - ORA LA VEDOVA MORGANATICA E’ CONFINATA IN UNA DÉPENDANCE DEL VILLONE DI 130 METRI QUADRATI, DOVE PROBABILMENTE ALLA FINE RESTERÀ IMPEGNATISSIMA A CONTARE I 100 MILIONI DI EREDITA’ OTTENUTI DALLA BUONANIMA DI PAPI SILVIO…

ignazio la russa sergio mattarella

FLASH! – PER SOSTENERE I FRATELLINI D’ITALIA CIRIELLI E SANGIULIANO ALLE REGIONALI CAMPANE, SI È SCOMODATO PERSINO IL PRESIDENTE DEL SENATO, IGNAZIO LA RUSSA – CHE LA SECONDA CARICA DELLO STATO FACCIA CAMPAGNA ELETTORALE, FOTTENDOSENE DEL SUO RUOLO ISTITUZIONALE,  NON AVRÀ FATTO PIACERE PER NULLA A SERGIO MATTARELLA – D’ALTRONDE, IL PRESIDENTE LEGHISTA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, LORENZO FONTANA, NON CI PENSA ASSOLUTAMENTE DI SCAPICOLLARSI IN VENETO A SUPPORTO DEL CANDIDATO DEL CARROCCIO, ALBERTO STEFANI…