COSA SI PUO’ FARE PER CONTRASTARE IL CARO BOLLETTE? RISPONDE IL DOCENTE DI ECONOMIA AZIENDALE: "I DATORI DI LAVORO POSSONO DARE AI DIPENDENTI UN BONUS FINO A 600 EURO PER IL PAGAMENTO DELLE UTENZE. I LAVORATORI SI VEDONO SOLLEVATI DALLA SPESA GRAZIE A QUEL CONTRIBUTO CHE, PERALTRO, NON VIENE TASSATO. I DATORI DI LAVORO POSSONO DEDURRE INTERAMENTE IL COSTO DEL CONTRIBUTO. IL VANTAGGIO, DUNQUE, È PER ENTRAMBI” - I MUTUI? MEGLIO A TASSO VARIABILE”

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Valeria Arnaldi per leggo.it

 

Ernesto Vetrano, commercialista, docente di Economia aziendale presso l’ateneo Unicusano a Roma, come ci si può difendere dal caro-bollette?

«Sono stati varati provvedimenti per aiutare gli utenti con le spese, ma sono limitati alle cosiddette fasce protette, dunque a chi ha un reddito basso. Bisognerà attendere la prossima Finanziaria per ulteriori misure. Intanto, comunque, qualcosa si può fare, a partire dal dialogo con i datori di lavoro».

 

Cosa possono fare?

«I datori di lavoro possono usare un bonus per le bollette dei dipendenti, dando loro un contributo fino a 600 euro per il pagamento delle utenze. In questo modo, i lavoratori si vedono sollevati dalla spesa grazie a quel contributo che, peraltro, non viene tassato. I datori di lavoro possono dedurre interamente il costo del contributo. Il vantaggio, dunque, è per entrambi».

 

Tutti possono usufruire di tale bonus?

«Nei limiti dei 600 euro, tutti i lavoratori ne potranno beneficiare».

 

ernesto vetrano ernesto vetrano

Chi ha l’addebito diretto in banca, può trovarsi una brutta sorpresa sull’estratto conto. Cosa è consigliabile fare?

«La prima cosa è monitorare con attenzione le bollette che, in genere, arrivano all’utente prima che siano addebitate in banca, altrimenti si rischia di vedere il contro prosciugato. Le bollette possono essere monitorate anche online, ma sono ancora in pochi a farlo, nel nostro Paese. In ogni caso, si può togliere l’addebito bancario e verificare se si ha diritto a qualche bonus».

 

E per quanto riguarda i mutui?

«Molti stanno chiedendo il passaggio da quelli a tasso variabile a quelli a tasso fisso, nel timore di ulteriori aumenti. In realtà non conviene. I tassi non potranno rimanere a questi livelli per i prossimi trent’anni, meglio dunque optare per quelli a tasso variabile, anche perché quelli fissi sono già alti».

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