IL GIALLO DI PONTE SISTO – IMEN FU UCCISA: IN UN VIDEO SI VEDE UN UOMO CHE LA PRENDE PER LE CAVIGLIE E LA BUTTA GIÙ NEL TEVERE - CON L' EX ATLETA TUNISINA QUELLA SERA C'ERA UNO STRANIERO. SI INDAGA PER OMICIDIO PREMEDITATO – GLI AMICI RIVELANO CHE VEDEVA UN CONNAZIONALE CHE HA FATTO PERDERE LE SUE TRACCE - IL GIALLO DEL TELEFONINO SCOMPARSO - VIDEO

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1 - PONTE SISTO, IMEN FU UCCISA LA SUA MORTE IN UN VIDEO

Michela Allegri e Adelaide Pierucci per “il Messaggero”

 

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L' INCHIESTA ROMA L' ha seguita, un passo dopo l' altro. A distanza. E quando lei si è appoggiata con i gomiti sul parapetto di Ponte Sisto, un po' stordita dall' alcol, più per riposarsi che per ammirare il panorama, lui l' ha afferrata alle caviglie e l' ha buttata di sotto. È un video delle telecamere di sorveglianza a immortalare l' omicidio di Imen Chatbouri, l' ex campionessa di atletica tunisina di 37 anni trovata morta all' alba del 2 maggio sulla banchina del Tevere, con il borsone della palestra vicino.

 

Un omicidio premeditato, per l' accusa. Non è caduta accidentalmente: è stata uccisa. L' ipotesi iniziale di omicidio colposo è stata subito accantonata dalla procura. Ora si cerca un uomo, probabilmente uno sbandato, che aveva passato la serata con la ragazza. A inchiodarlo, il video ricostruito dagli investigatori della Squadra Mobile con decine di spezzoni di filmati ricavati da altrettanti impianti di sorveglianza.

 

IL FILMATO È notte. Si intravede Imen, conosciuta come Misciù, uscire da un bar di piazza Venezia, assieme all' uomo, forse straniero, e poi ancora si nota la ragazza allontanarsi verso Trastevere. A fine serata Misciù cammina a passo svelto, crede di essere sola, forse si dirige verso casa, o cerca di raggiungere l' abitazione di qualche amico che la ospitava negli ultimi tempi. Invece l' uomo con cui aveva trascorso la serata la segue in lontananza. Con prudenza, per non farsi vedere. E, arrivato a Ponte Sisto, mentre la ragazza è appoggiata sul parapetto del lungotevere dei Vallati, esita un po', poi di scatto l' afferra e la butta giù.

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Un volo, fatale, di oltre venti metri.

L' assenza di segni di violenza sul corpo della vittima aveva in un primo momento spinto gli inquirenti a non escludere la caduta accidentale, anche se chi conosceva bene Imen Chatbouri sapeva bene che non sarebbe mai stata così imprudente, anche se negli ultimi tempi sembrava disorientata e spesso annebbiata dagli alcolici. Tutti quanti, comunque, avevano escluso che potesse essere preda di istinti suicidi. L' ex atleta aveva vinto da poco un tumore e aveva voglia di vivere.

 

Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Antonio Verdi, ora, procedono per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. E con gli agenti della Mobile e del Commissariato Trevi Campo Marzio stanno scandagliando gli ultimi contatti della donna, ma anche le ultime frequentazioni. Della rosa dei sospettati è uscito per ora l' ultimo fidanzato, un trentenne con cui l' ex atleta tunisina era legata da poche settimane: la fisionomia non corrisponderebbe a quella dell' individuo immortalato dalle telecamere. Ma non si esclude comunque un movente passionale.

 

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Intanto, si attendono gli esiti dell' autopsia effettuata sabato dall' anatomopatologo forense de La Sapienza Costantino Ciallella, l' esperto che ha seguito l' omicidio di Luca Varani, ma anche la maxiperizia sulla morte di Stefano Cucchi. Dall' esame istologico e tossicologico gli inquirenti si aspettano di capire anche se la vittima abbia assunto droghe o sia stata indotta ad assumerle per renderla ancora più vulnerabile.

 

I TESTIMONI Gli agenti hanno già sentito un altro straniero, un amico di Imen, forse un ex compagno, che la stava ospitando nell' ultimo periodo in un appartamento di Montespaccato dopo che la tunisina aveva lasciato la casa di piazza Pio XI. I tabulati telefonici porterebbero a lui. Gli investigatori hanno ascoltato anche i titolari del night di via Veneto, in cui la donna spesso lavorava come pr, per capire se anche la notte del primo maggio fosse stata in sala.

 

Gli inquirenti, tramite con l' ambasciata tunisina, hanno anche rintracciato la madre e la sorella della donna che, in Italia, dopo la fine del matrimonio con un siciliano, viveva da sola. Ormai chiuso il capitolo dello sport agonistico e delle nozze, Misciù, come ha raccontato un' amica, viveva un po' alla giornata. Sulla battigia del Tevere non sono stati ritrovati né il cellulare, né altri effetti personali. Potrebbe anche essere stata uccisa per uno sfregio, o a scopo di rapina. Le piste restano aperte.

 

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La ragazza era stata identificata con la tessera della palestra, la sua vera passione, mai archiviata del tutto. Nella sua terra, Misciù si era affermata come campionessa di Eptatlon, specialità multidisciplina dell' atletica, conquistando nel 2002 la medaglia di bronzo ai campionati africani. Era una donna forte, chi l' ha uccisa, l' ha aggredita di spalle, per scongiurare ogni reazione.

 

2 - GLI AMICI: «VEDEVA UN CONNAZIONALE CHE HA FATTO PERDERE LE SUE TRACCE» IL GIALLO DEL TELEFONINO SCOMPARSO

Alessia Marani per “il Messaggero”

 

Ne erano convinti fin dall' inizio le amiche e gli amici di Imen Chatbouri, l' ex campionessa d' atletica tunisina di 37 anni, trovata morta l' altro giovedì mattina sulla banchina del Tevere, a Ponte Sisto, ai piedi del muraglione del lungotevere dei Vallati. «Qualcuno l' ha spinta di sotto», dicevano sicuri e ancora di più lo ribadiscono adesso che una telecamera avrebbe inquadrato una persona prendere per le gambe Imen, da tutti conosciuta come Misciù, e gettarla di sotto.

 

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«Imen non aveva alcun motivo per togliersi la vita - spiegano nella comitiva di Piazza Pio XI, zona Ovest della città dove la tunisina abitava - ed aveva molta forza per cui non potevamo credere che fosse scivolata di sotto. Inoltre, frequentava spesso Ponte Sisto dove le piaceva andare a bere qualcosa. C' era sicuramente qualcuno con lei».

 

IL CONNAZIONALE Ma chi? La polizia punta i fari su un uomo, forse un amico o un ex, uno straniero, probabilmente tunisino come lei, che avrebbe fatto perdere le proprie tracce nell' ultimo periodo. «Imen aveva un gruppo di amici connazionali con cui si vedeva spesso, in particolare era legata a una coppia e a un uomo che non vediamo più in giro», spiega uno dei frequentatori di un bar di zona, quello dove Imen amava sedersi e chiacchierare con gli amici di quartiere. Anche il telefono della vittima sarebbe sparito nel nulla. Nulla, però, viene lasciato al caso.

 

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La polizia sta ascoltando anche i datori di lavoro della donna, i proprietari di una palestra sull' Aurelia e i gestori di almeno due night, uno a Corso Vittorio e l' altro in via Veneto, la strada della Dolce Vita, dove Misciù spesso lavorava come pierre tirando fino all' alba. Che Imen non si fosse suicidata lo ha dichiarato anche la sorella, dalla Tunisia. E racconta Pam, la sua ex coinquilina prima che Imen lasciasse l' Aurelio per trasferirsi a Montespaccato: «Imen aveva combattuto tanto nella vita - dice - prima per separasi dall' ex marito italiano che era un violento, poi per superare ben due tumori al seno. Ultimamente era contenta anche perché aveva avuto il via libera dall' Inps per ricevere il reddito di cittadinanza e così risolvere anche i suoi problemi economici».

 

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«AVEVA LOTTATO TANTO» Imen non aveva avuto sconti, dunque, nella vita. E dopo l' arrivo in Italia e la separazione, i guai erano aumentati. La donna ha iniziato a bere, «e quando beveva troppo - dicono gli ex vicini di casa - diventava violenta e aggressiva. Diceva che non aveva nulla da perdere e una volta entrò nel bar dei siciliani in piazza e puntò il coltello in faccia a un suo amico. La denuncia venne ritirata. Però tutti le volevamo comunque bene e non meritava una fine del genere. Che si faccia davvero giustizia».

 

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