“CHI È CHE COMANDA ADESSO? QUELLI DI PRIMA NON PIU’, IL RE E’ CADUTO DAL TRONO” – IL CREPUSCOLO DEL CLAN SPADA SPACCATO AL SUO INTERNO, GLI UOMINI DI SENESE E I BOSS DELLA CAMORRA VOGLIONO PRENDERSI IL CONTROLLO DI OSTIA – SI CONTINUA A SPACCIARE SUI TERRAZZI E NEI GARAGE BUNKER. ANCHE I SUDAMERICANI ADESSO CHIEDONO PIU’ SPAZIO - L'INCUBO DEI RESIDENTI E' QUELLO DI UN'ALTRA GUERRA...

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Mirko Polisano per “il Messaggero”

 

michele senese michele senese

«Guardalo, quello è uno dei traditori, è passato con i nuovi». I nomi da queste parti sono ancora un tabù, ma certi valori nel gergo della mala non cambiano. Chi si sceglie un altro padrone resta un infame, una spia e tutto il quartiere lo deve sapere.

 

Lo sa perfino l'anziano che gioca a carte, mascherina in volto, all'angolo della strada mentre indica la vedetta che a piazza Gasparri, feudo - ex oramai - dei clan Spada e Fasciani guarda chi entra e chi esce e lancia il segnale quando si avvicinano le «guardie», come ancora le continuano a chiamare da queste parti. I nuovi, invece, sono i napoletani, i boss della Camorra che vogliono prendersi il «controllo» di Ostia.

 

Elementi di spicco vicini ai clan di Casal di Principe, cognati di «pezzi da novanta» come Michele Senese detto O' Pazzo oppure legati per vincoli di parentela direttamente a Raffaele Cutolo. È il caso dei Costagliola che a pochi chilometri da qui, ad Acilia, hanno il loro quartier generale mentre le loro mire espansionistiche puntano al mare. Nessuno vuol parlare quando si tratta di pistole e agguati, soprattutto all'indomani dell'operazione dei carabinieri che ha portato all'arresto dei responsabili della gambizzazione di Paolo Ascani, cognato di Roberto Spada. «Chi comanda adesso? - ripete la domanda un pensionato, avvicinato all'uscita del supermercato - Quelli di prima non più. Il re è caduto dal trono».

 

senese carminati senese carminati

Scontato quanto vero il riferimento agli Spada e l'allusione alla famosa serie tv. I messaggi in codice hanno sempre il loro effetto. Lasciano intendere e non dicono e non hanno l'effetto collaterale di essere scambiati per «infami». Il regno, questo di piazza Gasparri, è quello di Carmine Romoletto e di Roberto che dopo la testata ha destabilizzato ogni equilibrio. «Quelli faranno la fine della banda (la Magliana, ndr) finiranno col farsi fuori a vicenda», ammette a mezza bocca un altro anziano.

 

spada spada

Anche le carte della Procura evidenziano una spaccatura interna al clan Spada. La vittima dell'agguato, Paolo Ascani, conosceva bene i suoi sicari. «Er ciccione ha tirato proprio a ammazzamme - dice Ascani in un'intercettazione ambientale - e mo ho saputo che lui ha lavorato quattro, cinque anni con mi cognato (verosimilmente Roberto Spada)». «Qui invece - ribatte l'amico di Ascani - invece de rompe il c..lo a chi non conoscemo, se lo rompemo tra di noi...».

 

«La nostra paura è ripiombare nell'incubo degli spari - dice M.M., casalinga - il timore è che possa aprirsi una nuova stagione di fuoco. Io sono qui dagli anni'80 qui sono cresciuti i miei figli ed eravamo considerati il Bronx, come è successo fino a poco tempo fa. Poi i continui controlli ci hanno dato maggiore sicurezza ma ora vedo che si è ritornati a sparare, sotto le nostre finestre, davanti alle nostre case».

 

LO SCENARIO

Piazza Gasparri è ancora il fortino della droga che si spaccia sui terrazzi dei condomini comunali, nelle mansarde delle case popolari e nei garage bunker dove la criminalità nasconde armi e refurtiva. Ad ogni angolo ci sono le vedette. Nei cortili di quello che si può considerare un vero e proprio discount degli stupefacenti si trovano gli spacciatori: ragazzi più grandi, 20-25 anni al massimo, che dispongono di quantità immense di cocaina. Qui la droga non solo è un affare di camorra.

 

palestra roberto spada palestra roberto spada

Nei bassi - negozi del Comune trasformati in abitazioni di fortuna - vivono le famiglie sudamericane: i cileni che da manovalanza dei clan pretendono ora di comandare la piazza, senza fare i conti con gli eredi dei vecchi che vogliono aggrapparsi a un certo potere e ai nuovi che ora hanno messo gli occhi su Ostia. Dai balconi arrugginiti per la salsedine, qualcuno si affaccia. Il mare è così vicino e qui si vede davvero: «Quello non se lo potrà portare via mai nessuno».

 

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